Petrolio in calo, ecco cosa ha annunciato l'Opec+ e perché i prezzi del greggio flettono

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Vengono confermati diversi tagli produttivi fino al 2025, ma in pratica emerge anche che il cartello allargato non tiene più l'eccesso di capacità produttiva e comincerà da ottobre a immettere nuovi barili sul mercato. Dettagli confusi e contraddizioni minano ulteriormente la credibilità degli impegni presi e il mercato vende

Petrolio in calo, ecco cosa ha annunciato l'Opec+ e perché i prezzi del greggio flettono

Per una sorta di eterogenesi dei fini l’annuncio dettagliato di domenica scorsa da parte dell’Opec+ di estendere i tagli produttivi fino alla fine del dicembre 2025 ha avuto l’effetto di scatenare forti vendite sul greggio nei mercati internazionali nei due giorni successivi.

Ancora in queste ore il prezzo del Future sul Brent con scadenza ad agosto segna un calo dell’1,43% a 77 dollari al barile, il che significa una flessione di oltre il 5,37% sulla chiusura di venerdì scorso, prima dell’annuncio dell’Opec+

Anche il WTI mostra forti vendite: il future con scadenza a luglio segna un calo dell’1,78% a 72,7 dollari, quasi il 5,8% in meno del closing di venerdì scorso.

Ma per capire cosa succede occorre scendere un po’ nel dettaglio.

Petrolio, cosa ha deciso l’Opec+

Il meeting dell’Opec+ tenuto a Riad domenica 2 giugno ha affermato di volere confermare i tagli produttivi in teoria tesi a stabilizzare i prezzi del petrolio greggio nei mercati internazionali, in pratica mirati a rafforzarne le quotazioni a vantaggio dei produttori del cartello.

I riferimenti sono a due decisioni dell’anno scorso sui tagli.

a) La prima decisione risale all’aprile 2023 e riguarda tagli di produzione aggiuntivi per 1,65 milioni di barili al giorno e che dovrebbero ora essere estesi fino al dicembre 2025.

b) La seconda decisione riguarda dei tagli volontari aggiuntivi da 2,2 milioni di barili al giorno annunciati nel novembre 2023 e che sarebbero scaduti con la fine di questo mese: la nuova decisione prevede che dureranno fino al settembre di quest’anno 2024 poi potranno essere gradualmente rimossi con interventi mensili nel giro di un anno, ossia fino al settembre 2025.

La nota del cartello allargato dai paesi membri (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Venezuela, Nigeria, Libia, Kuwait, Iran, Iraq, Gabon, Guinea Equatoriale, Congo e Algeria) alla Russia e ad altri alleati, specifica che sono stati apprezzate le garanzie della Repubblica dell’Iraq, della Federazione Russa e della Repubblica del Kazakhstan sull’impegno a raggiungere una piena conformità con il calendario degli impegni presi sui tagli produttivi.

Segue poi una lista dettagliata con i livelli produttivi di diversi Paesi Membri e con il calendario della loro graduale reintroduzione di produzione ufficialmente tolta dal mercato in questa fase.

C’è l’Algeria che da teorici 908 mila barili al giorno ricomincerebbe a immettere greggio sul mercato da ottobre e potrebbe raggiungere i 959 mila barili al giorno nel settembre 2025. Per l’Iraq il passaggio sarebbe da 4 milioni di barili a 4,22 milioni di barili, per l’Arabia Saudita da 8,978 milioni di barili fino a 9,978 milioni di barili al giorno, per la Russia si passerebbe da 8,978 milioni di barili a 9,449 milioni di barili al giorno.

Petrolio, il quadro complessivo dei tagli Opec+

La tabella dei tagli produttivi con le varie scadenze e le reciproche quote è molto più complessa in realtà.

S&P Global spiega che, escludendo i tagli da 2,2 milioni di barili in graduale allentamento dal prossimo settembre, era in essere un insieme di tagli della produzione avviato fin dall’ottobre 2022 e pari ormai a circa 3,7 milioni di barili al giorno, sarebbe scaduto entro la fine di quest’anno se domenica scorsa il cartello dei produttori allargato alla Russia non avesse deciso di prolungarlo di un anno fino alla fine del 2025 con la sola eccezione ufficiale degli Emirati Arabi Uniti a cui è stato gradualmente garantito dal prossimo gennaio un recupero di produzione fino a 300 mila barili al giorno.

Per l’esattezza i tagli in gioco della produzione di petrolio dell’Opec+ sono tre:

1)      Un primo taglio da 2 milioni di barili al giorno esteso fino alla fine del 2025 (contro la precedenza scadenza di fine 2024)

2)      I “tagli volontari” da 1,66 milioni di barili annunciati ad aprile 2023 da 9 Paesi e ora, come detto estesi fino alla fine del 2025.

3)      Gli “extra tagli volontari” da circa 2,2 milioni di barili annunciati lo scorso novembre 2023 da 8 Paesi. Sono proprio questi ultimi che adesso verranno gradualmente meno a partire dal mese di ottobre e che sembrano alla base sia delle vendite di petrolio di queste ore che della decrescente fiducia che i mercati accordano agli annunci dell’Opec+ sui livelli produttivi

Petrolio, la tabella dell’Opec+ sembra più un’aspirazione che una tabella di marcia

Diversi analisti hanno però segnalato da subito, con l’uscita del comunicato di domenica, l’inverosimiglianza di molti degli obiettivi contenuti nelle dichiarazioni sui prossimi tagli di produzione imposti ai paesi membri dell’Opec+.

Già negli ultimi anni in pratica era emerso che diversi Paesi avevano prodotto più di quanto dichiarato e che la coordinazione tra i tagli produttivi perdeva output di greggio in diversi punti.

Per molti Paesi è oggettivamente difficile ridurre le quote di produzione per l’importanza delle risorse che derivano dall’estrazione di idrocarburi per il bilancio pubblico.

L’ultimo scossone era venuto a dicembre 2023 con l’uscita dell’Angola dal gruppo per via del target imposto a 1,11 milioni di barili al giorno contro gli 1,18 milioni di barili chiesti dal governo di Luanda. In passato c’erano state le defezioni del Qatar nel 2019 e dell’Ecuador nel 2020, mentre l’Indonesia ha sospeso il proprio apporto ormai dal 2016.

La decisione di domenica scorsa mette però ancora maggior pressione sul cartello allargato dei produttori.

La prima risposta del mercato nelle 48 ore successive è l’incredulità sul rispetto delle tabelle di marcia e alcuni osservatori mettono in luce che comunque già da settembre ai diversi Paesi verrà permesso di aggiungere produzione e mettere nuovi barili sul mercato, con il risultato di un possibile ribasso dei prezzi a fronte di una domanda non particolarmente brillante.

Di questo orientamento sembra l’analista di Third Bridge Peter McNally che ha dichiarato a MarketWatch che: “A meno di significative sorprese al rialzo sul fronte della domanda, abbandonare i tagli precedenti dopo il prossimo settembre potrebbe essere prematuro”.

Un commento di Goldman Sachs pubblicato subito dopo la decisione dell’Opec+ di estendere i tagli produttivi, con le eccezioni di cui sopra, pone in luce proprio il potenziale ribassista delle decisioni del meeting per le quotazioni del petrolio greggio.

Gli analisti evidenziano infatti in pratica che ben 8 Paesi dell’Opec+ segnalano l’intenzione di riportare gradualmente sul mercato 2,2 milioni di barili di petrolio greggio tra il quarto trimestre del 2024 e il terzo del 2025 “nonostante le recenti sorprese al rialzo sul fronte delle scorte”.

Il problema è soprattutto la “spare capacity”, la capacità di produzione inutilizzata che secondo gli analisti di Goldman Sachs sarebbe il motore propulsivo degli ultimi annunci del cartello e si potrebbe calcolare nel 37% circa della produzione del cartello, quasi 6 milioni di barili al giorno se si elevano i tre livelli di tagli produttivi di cui sopra.

Inoltre la banca d’affari calcola una crescita delle scorte di petrolio “visibili” di 900 mila barili soltanto negli ultimi 90 giorni, più delle attese, con effetti ribassisti sui prezzi del petrolio nell’immediato nonostante l’attesa della forte domanda statunitense nella “stagione dei viaggi in auto”.

D’altronde facendo la somma nella tabella del graduale rientro della produzione Opec+ annunciato dal gruppo si nota che dal prossimo autunno 2024 all’autunno 2025 rientreranno sul mercato 2,46 milioni di barili circa e probabilmente sono questi barili il vero motivo per cui le quotazioni cedono ancora terreno in queste ore.

Secondo la banca d’affari americana la domanda di petrolio greggio prevista dall’Opec nel 2024 è eccessiva: 2,2 milioni di barili al giorno in più, contro le stime più moderate di +1,5 milioni di barili secondo gli analisti di GS.

Se poi si prendono le previsioni recenti dell’IEA (l’agenzia internazionale dell’energia), la domanda di petrolio greggio quest’anno potrebbe crescere ancora meno, di 1,1 milioni di barili di petrolio in più nel 2024, circa 150 mila barili in meno nella previsione di maggio rispetto alla previsione di aprile.

Perché? Soprattutto perché l’economia sta rallentando. Proprio i segnali di rallentamento dell’economia statunitense sono un altro aspetto che gli analisti mettono in luce per giustificare i cali del petrolio greggio degli ultimi due giorni.

Ma questo è già un altro ordine di ragioni.

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