Petrolio in ribasso: impatti economici dalla Cina e incertezze geopolitiche in Medio Oriente

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

Le importazioni di greggio della Cina diminuiscono per il quinto mese consecutivo, mettendo pressione sulla domanda globale e costringendo l’OPEC a rivedere le sue previsioni al ribasso

Petrolio in ribasso: impatti economici dalla Cina e incertezze geopolitiche in Medio Oriente

Il crude oil al momento cede il 2,4% circa a 69,75 dollari. Il massimo di ieri è stato toccato a 74,35 dollari circa.

I prezzi hanno ritracciato, dal massimo dell'8 ottobre a 77,85 dollari, i 2/3 circa di tutta la salita dai minimi di settembre.

Le importazioni di greggio della Cina sono diminuite

Le importazioni di greggio della Cina sono diminuite per il quinto mese consecutivo, un segnale significativo del rallentamento dell'economia cinese che ha impattato pesantemente sulle previsioni dell'OPEC e di conseguenza sul prezzo del petrolio.

L'OPEC ha tagliato ancora le sue stime sulla crescita della domanda globale

L'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio ha tagliato per la terza volta le sue stime sulla crescita della domanda globale di greggio per il 2024 e il 2025.

La previsione è che la domanda di petrolio aumenterà di 1,9 milioni di barili al giorno nel 2024, una revisione al ribasso di 106.000 barili rispetto alla precedente stima.

Per il 2025, la crescita prevista è stata ridotta di 102.000 barili, portando l'incremento stimato a 1,6 milioni di barili al giorno.

Nel dettaglio, l'OPEC prevede che il mondo consumerà in media 104,1 milioni di barili al giorno nel 2024, rispetto ai 102,2 milioni del 2023, con una domanda attesa di 105,7 milioni di barili per il 2025.

Anche se queste cifre rimangono "ben al di sopra della media storica di 1,4 milioni di barili al giorno registrata prima della pandemia", si nota che le previsioni sono state leggermente riviste al ribasso in alcune regioni.

La domanda nei Paesi OCSE dovrebbe crescere solo di 0,1 milioni di barili all'anno, mentre gli Stati non-OCSE contribuiranno in maniera decisiva all'aumento, con una crescita attesa di 1,8 milioni di barili nel 2024 e di 1,5 milioni nel 2025.

L’effetto Cina

Il rallentamento dell'economia cinese ha avuto un impatto cruciale sulla decisione dell'OPEC di ridurre le sue previsioni.

La Cina, il maggiore importatore mondiale di petrolio, ha visto diminuire le sue previsioni di crescita della domanda da 650.000 a 580.000 barili al giorno.

Nonostante gli stimoli governativi previsti per il quarto trimestre, il consumo di petrolio cinese rimane sotto pressione. Le difficoltà economiche del paese, insieme alla transizione verso l'uso di carburanti più puliti, come il gas naturale liquefatto (GNL), stanno limitando la domanda di diesel, soprattutto nel settore delle costruzioni e nei trasporti pesanti.

Nei primi nove mesi del 2024, le importazioni di greggio della Cina sono diminuite di quasi il 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, scendendo a 10,99 milioni di barili al giorno.

Questo calo rappresenta un campanello d'allarme per il mercato globale del petrolio, che dipende in gran parte dalla domanda cinese per mantenere in equilibrio l'offerta e la domanda.

La Cina rappresenta il 16% della domanda globale

La Cina ha consumato circa 16,5 milioni di barili al giorno (b/d) di petrolio nel 2023, includendo tutti i liquidi, posizionandosi come il secondo maggior consumatore di petrolio al mondo.

Questo rappresenta circa il 16% della domanda globale.

Il peso della Cina sul mercato petrolifero mondiale è estremamente rilevante, considerando il suo ruolo di principale importatore di greggio e la sua influenza sulle dinamiche dell'offerta e della domanda.

Dato il rallentamento economico che sta colpendo il Paese e le previsioni di crescita riviste al ribasso per i prossimi anni, la domanda cinese di petrolio potrebbe ridursi ulteriormente, generando un impatto significativo sul mercato globale dell'energia.

La dipendenza della Cina dalle importazioni di petrolio, unita alle incertezze economiche, rappresenta un fattore critico che influenzerà i prezzi e le strategie future dell'OPEC e degli altri produttori di petrolio.

La transizione verso energie più pulite e i cambiamenti nella politica economica interna della Cina potrebbero ulteriormente ridimensionare la sua domanda di combustibili fossili, accelerando una trasformazione nel panorama energetico globale.

Gli Usa cercano di contenere l'irruenza di Israele

Le notizie negative provenienti dalla Cina hanno pesato maggiormente sul mercato rispetto alla possibile interruzione della produzione petrolifera legata a un eventuale conflitto tra Israele e Iran.

Gli Stati Uniti hanno inviato truppe e un avanzato sistema antimissilistico in Israele, cercando di ridurre le tensioni.

Washington ha esortato Israele a calibrare la sua risposta per evitare un'escalation, mentre il presidente Biden si oppone a un attacco contro i siti nucleari iraniani e alle infrastrutture energetiche del Paese.

Le sfide economiche della Cina e le previsioni al ribasso dell'OPEC per la domanda globale di petrolio creano un quadro di incertezza e volatilità nei mercati.

Il rallentamento cinese, insieme alla transizione verso energie più pulite, potrebbe segnare una fase di domanda più bassa, costringendo i produttori di petrolio a rivedere le loro strategie a lungo termine.

Eni subisce il calo del prezzo del greggio

Eni subisce il calo del prezzo del greggio e lascia sul terreno il 3% circa a 13,9 euro. Il titolo sta oscillando ormai da giugno all'interno di una fase laterale compresa tra area 13,50 e 14,90 euro.

La seduta di oggi ha riportato i prezzi verso la parte bassa dell'intervallo senza tuttavia modificare il quadro grafico, che resta di neutralità.

Solo discese al di sotto di area 13,50, anticipate dalla violazione di 13,75, segnalerebbero un netto deterioramento della situazione che potrebbe in quel caso prospettare cali almeno fino a 12,70/75 euro.

Per ripristinare la possibilità di un nuovo test della resistenza di area 14,90 servirà il superamento di 14,25.

Argomenti

PetrolioEni