Pensioni, come si lascia il lavoro nel 2023? Il Governo Meloni pensa a Quota 41 flessibile

di Chiara Turano pubblicato:
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Arrivano novità sul fronte delle pensioni. Il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, anticipa alcune indiscrezioni sul futuro delle pensioni a partire dal 2023. Il Governo Meloni starebbe pensando ad una Quota 41 che potrebbe tradursi in una Quota 102 rivisitata o in un Quota 103. Da decidere anche il destino di Opzione Donna e Ape Sociale. Ecco cosa ci attende.

Quelle che fino a pochi giorni fa sembravano essere delle voci di corridoio, iniziano a trovare concretezza. Il destino delle pensioni potrebbe essere scritto a breve, come annunciato dal neo Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Calderone.

La completa riforma delle pensioni 2023, sfortunatamente, non troverà spazio nella Manovra di Bilancio per il poco tempo a disposizione, come sottolineato sempre dal Ministro.

Intanto, da inizio anno tornerà in vigore la Legge Fornero. Per questo motivo il Governo Meloni sta bruciando le tappe per mettere sul piatto un’opzione di uscita anticipata dal mondo del lavoro che possa trovare il benestare di tutti i futuri pensionati.

Vediamo subito come si potrà lasciare il lavoro il prossimo anno e in cosa si traduce l’opzione Quota 41 flessibile nei piani del Governo.

Pensioni, Quota 41 flessibile: quando si farà la riforma annunciata dal Ministro del Lavoro

Come detto poco fa, il fulcro centrale della riforma pensioni 2023 sarà senza dubbio Quota 41. A confermare lo stesso Ministro del Lavoro a margine dell’incontro con le parti sociali. 

Una Quota 41 ancora tutta da definire sul piano del funzionamento.

Intanto, il Governo Meloni si fa sapere pronto ad una proroga dell’opzione di uscita anticipata dal mondo del lavoro meglio conosciuta con il nome di Opzione Donna.

In ogni caso, il tema delle pensioni va trattato con estrema urgenza per non correre il rischio di rimanere impantanati nel famoso “scalone” che si potrebbe verificare una volta tornati alla Legge Fornero.

Su questo il Governo Meloni sta già lavorando per reperire le risorse che potrebbero tenere lontano il ritorno della Riforma varata dal Governo Monti.

Tuttavia, quello che conta al momento è dare priorità a forme di uscite dal modo di lavoro effettivamente possibili in cifre. Solo successivamente si potrà puntare a riformare l’intero sistema delle pensioni.

Pensioni, Il Governo Meloni pensa a Quota 41 flessibile: cos’è e come cambia Quota 102

Al 31 dicembre 2022 chiuderanno definitivamente i battenti le formule di pensione anticipata Ape Sociale e Opzione Donna, unitamente a Quota 102.

Come già detto in apertura di articolo, le prime due con ogni probabilità verranno prorogate del neo Governo Meloni, mentre il posto di Quota 102 potrebbe essere preso da Quota 41 flessibile.

Ma in cosa consiste quest’ultima formula di pensione anticipata tanto gradita al Governo Meloni?

L’opzione in questione permetterebbe ai prossimi pensionati l’uscita dal mondo del lavoro dal 2023 avendo maturato un’età contributiva di 41 anni.

Poco diversa è la Quota 41 richiesta a gran voce dalla Lega: una Quota 41 a cui si potrebbe accedere compiuta l’età anagrafica di 61/62 anni, distinta da Quota 102 per la quale serve un’età contributiva di 38 anni e un’età anagrafica di almeno 64 anni.

Insomma, la riforma pensioni incentrata su Quota 41 prenderebbe in considerazione un aumento dell’età contributiva a pieno vantaggio di quella anagrafica ridotta a 61/62 anni.

In poche parole, assumerebbe la forma di una Quota 102 ritoccata o di una nuova Quota 103

Ma non è tutto. Il Governo Meloni pare stia puntando all’introduzione di particolari incentivi che premiano chi decide di lavorare fino al raggiungimento dell’età necessaria (67 anni) per accedere alla pensione di vecchiaia, il tanto discusso nuovo Bonus over 63.

Pensioni, Ape Sociale e Opzione donna vicine alla proroga: come funzionano

Il tema pensioni 2023 si fa particolarmente scottante. Nonostante il Governo di centrodestra da poco insediato, il nuovo presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha palesate l’intenzione di voler prorogare Opzione donna battendo la strada del suo predecessore, Mario Draghi. 

Dunque, anche dal prossimo anno si potrà lasciare il lavoro in anticipo e conseguire il pensionamento compiuti i 58 anni di età e avendo maturato un’età contributiva di 35 anni, seppur con un assegno ridotto nelle cifre.

Stesso discorso vale per l’Ape Sociale, la pensione anticipata riservata a chi svolge un lavoro definito gravoso, sempre nel rispetto dei limiti anagrafici e contributivi, questa volta fissati rispettivamente a 63 anni di età e 30 o 35 anni di contributi

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