Tris di Opa stamane a Milano: Reevo, Labomar e Kolinpharma

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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La lista dei delisting è destinata a crescere ancora. Nell'ultimo anno grandi casi, da Tod's ad Atlantia, e offerte minori. Di certo c'è un trend da tenere sott'occhio

Tris di Opa stamane a Milano: Reevo, Labomar e Kolinpharma

La giornata di oggi si è aperta con una raffica di offerta su alcune quotate di Piazza Affari, Opa insomma.

Per cominciare è partita l’offerta da 17,6 euro per azione di Nebula sulla società del cloud Reevo. Sembra un gioco di parole, ma è un’operazione finanziaria. La proposta incorpora un premio del 20,8% sulla chiusura del 15 maggio scorso, prima del comunicato sull’operazione. Il titolo passa di mano già a 17,4 euro, il periodo di adesione durerà fino al 28 luglio prossimo. Gli obiettivi dichiarati sono semplificazione, minori oneri e flessibilità gestionale.

Comincia oggi anche il periodo di adesione all’offerta di LBM Next su Labomar, brillante società terzista della nutraceutica. La proposta è da 10 euro ad azione ed incorpora un premio del 14,1% sui prezzi del 19 maggio 2023, l’ultimo giorno di borsa prima dell’annuncio dell’operazione. L’offerta durerà fino al 31 luglio prossimo.

Anche Kolinpharma si occupa di nutraceutica. Oggi comincia l’offerta da 9,76 euro ad azione. Durerà fino al prossimo 28 luglio. Il premio in questo caso è appena del 5,4% rispetto al prezzo ufficiale del 20 giugno 2023, il giorno prima del comunicato dell’offerente.

È invece in corso dal 27 giugno l’opa da 13,5 euro su Cover 50 e finirà il 21 luglio. Il premio sulla data rilevante del 14 marzo 2023 è del 5,7% in questo caso. L’operazione è il frutto di un investimento di Made in Italy Fund, il private equity gestito da Quadrivio&Pambianco che punta a consolidare una serie di asset nel mondo del fashion.

Domani partirà invece l’opa parziale di Saes Getters sulle azioni di risparmio. Durerà fino al 31 luglio. Sul piatto 29,31 euro per titolo.

Opa, più di un trend a Milano, i casi di Tod’s, Autogrill, Atlantia e altri ancora

Stagione di opa dunque a Piazza Affari, non c’è infatti soltanto l’Olanda per chi vuole lasciare i listini nazionali, ma si può anche semplicemente togliere il titolo con un’offerta, pagando quindi. Un’opzione che a molti piace e che nell’ultimo anno ha registrato casi importanti e casi minori, ma di certo fa parte della panoramica attuale dei mercati.

Le ragioni sono tante: i crolli dei titoli hanno reso più conveniente il delisting, l’attesa di tempi difficili di ristrutturazione da fare fuori dai radar, l’opportunità di vendere bene la società a un fondo o a un altro gruppo interessato.

Non sempre tutto va come previsto, però, anche se ormai l’opa non è più quella di una volta e qualcuno scavalca con un’incorporazione l’offerta ai soci di minoranza.

Un caso recente e clamoroso è stato quello della fallita opa della famiglia Della Valle su Tod’s.

Lo scorso agosto misero sul piatto 40 euro per azione, un premio del 20% sulle quotazioni di allora del colosso delle scarpe, ma anche lo stesso prezzo dell’IPO della società nel 2000: una beffa per i soci, dopo più di 20 anni il prezzo era rimasto lì.

Alla fine l’operazione fallì: “Prendiamo atto che parte del mercato ha ritenuto l'offerta da noi fatta inferiore alle sue aspettative, considerando il valore del gruppo Tod's superiore a quello espresso attualmente in Borsa”, scrissero gli offerenti, facendo un passo indietro.
A corollario si sciolse anche il patto parasociale tra Della Valle ed LVMH creato ad hoc. In queste ore il titolo Tod’s passa di mano a 41,72 euro.

Il prossimo 20 luglio saranno sospese dalle negoziazioni le azioni di un’altra storica società italiana, Autogrill. La revoca del titolo è prevista per il 24 luglio, dopo che Dufry ha raggiunto gli obiettivi di un’offerta da 6,33 euro, che vale in totale 1,2 miliardi.

Già lo scorso dicembre Euronext Milan era rimasto orfano di un colosso storico come Atlantia. Edizione e Blackrock avevano promosso un’opa proprio con l’obiettivo di rendere privata la società, o quel che ne restava (non poco comunque), dopo la vendita di Autostrade a CDP e soci.

Opa, i casi recenti sono davvero tanti

Nell’agosto 2022 Cattolica aveva lasciato la quotazione dopo l’opa di Generali e Coima Res era stata privatizzata dopo l’opas di Evergreen.

A settembre il delisting era toccato a Carige, dopo l’opa di Bper, e all’AS Roma.

 E prima c’erano state Falck Renewables, La Doria, TAS, Cerved, Siti.

Ma le offerte pubbliche di acquisto (le opa appunto) sono state molte di più e in tutti i settori: i colossi immobiliari Aedes e Dea Capital, per esempio, o gli assicurativi Net Insurance e Assiteca, l’industriale Prima Industrie o la sicurezza informatica di Sababa Security e di Sourcesense.

Si possono aggiungere anche la filiera delle scarpe di Nice Footwear o i servizi professionali per la finanza di BE Shaping the Future. A fine novembre ha lasciato Piazza Affari anche il titolo di Banca Finnat, sempre a seguito di un’opa.

È fallita invece la travagliata offerta di Esprinet su Cellularline, che è rimasta sul mercato. Nell’agosto 2022 invece Piteco lasciava Piazza Affari dopo un’opa di Limbo.

In definitiva la lista delle opa e dei delisting dell’ultimo anno è davvero corposa e, anche se c’è del fisiologico nel ricambio di opa e IPO sui listini, dà sicuramente da pensare.