Nexi, nuovi rumors sulla rete interbancaria, il mercato in attesa di novità
pubblicato:Rumors su valutazioni di CDP. Potrebbe sbloccare un dossier carico di punti interrogativi, ma i livelli depressi dei prezzi congelano diverse ipotesi
Scatto del titolo Nexi a Piazza Affari. L’azione guadagna il 3,37% e si riporta oltre i 5,578 euro dopo un’apertura in gap up. Il titolo mette così ulteriore distanza dai supporti tra i 5,30 e i 5,24 euro testati di recente in una serie di ribassi che rischiavano di approdare a nuove prove dei minimi storici in area 5,01.
I trend di breve, medio e lungo periodo restano negativi. Nel lungo periodo dal prezzo di collocamento dell’aprile 2019 a 9 euro ai corsi di queste ore la perdita degli investitori della prima ora è del 38%
La capitolazione dei corsi dopo le vette astronomiche del luglio 2021 a oltre 19,4 euro - sostanzialmente c’è voluta una pandemia per accendere i prezzi - ha però lasciato sottacqua sicuramente molti altri azionisti.
D’altronde erano altri tempi, con crescite a doppia cifra. Probabilmente sono finiti, anche se la vulgata di un settore sotto crescente pressione competitiva alla prova dei numeri non sempre regge. Anche se spuntano concorrenti nuovi o rinnovati come Dojo o Numia, le dimensioni di Nexi sono una barriera importante.
Così sembrano pensarla anche gli analisti che in media pongono un prezzo obiettivo a 7,93 euro, con un potenziale upside del 42%
Eppure, con l’azione vicina ai minimi storici e nettamente sotto i valori della quotazione, il dialogo della società dei pagamenti con il mercato non appare semplice.
Nexi, gli ultimi rumors sulla rete interbancaria e CDP
Oggi la rimonta dei prezzi è sostenuta da un tema che il Corriere ha trattato di frequente negli ultimi mesi, la cessione della rete interbancaria di Nexi da 208 mila chilometri che collega gli istituti di credito, la Banca d’Italia, la centrale rischi. Si tratta appunto di una infrastruttura strategica sottoposta a golden power e perciostesso, secondo alcune letture, di un vincolo a eventuali takeover su Nexi.
Circa un anno fa erano circolate indiscrezioni su una possibile offerta di CVC.
La rete interbancaria RNI fa parte della divisione Digital Banking Solutions, la più debole del gruppo con ricavi da 268,7 mln (+2,8%) sui 2,43 mld del gruppo (+5,6%) nei primi nove mesi del 2024. La rete interbancaria fa parte di quegli asset non core che Nexi non fa segreto di poter cedere da tempo.
Sempre secondo il quotidiano di via Solferino la società avrebbe valutato questi asset circa 800 milioni di euro e avrebbe trattato a senza successo una cessione ad F2i.
La novità di oggi sarebbe un possibile negoziato con il socio CDP (che di Nexi controlla il 13,56%) per la cessione di queste attività. Essendo strategiche, la CDP controllata dal Tesoro potrebbe essere un interlocutore adeguato, ma resta da vedere se matureranno le condizioni adatte per un esito positivo del deal.
Nexi, i numeri del gruppo
Sebbene qualcuno torni a parlare dell’urgenza di operazioni straordinarie di Nexi per una riduzione del debito, i numeri del gruppo non sembrano troppo fragili su questo fronte.
A fine settembre la posizione finanziaria netta del gruppo (PFN) era negativa per 5,22 miliardi di euro circa, a fronte di un patrimonio netto di circa 11,16 miliardi. L’indicatore chiave PFN/Ebitda era stabile a 2,8x, su un livello quindi basso (la media dei mercati di solito viaggia verso i 6x).
I nove mesi del gruppo si sono conclusi con ricavi complessivi in crescita del 5,6% a 2,435 miliardi.
La parte più consistente del giro d’affari risiede sempre nelle merchant solutions (i POS sostanzialmente), che coprono da sole 1,38 miliardi di ricavi (+6,9%).
Nello stesso periodo il gruppo ha registrato un EBITDA in solida crescita del 7,3% a 1,258 miliardi di euro e ha confermato la guidance al 2024 che prevede ricavi in crescita mid-single digit (+4/6%); EBITDA in crescita mid-to-high single digit (+4/9%), con una margin expansion di oltre 100 punti base.
Soprattutto del ventaglio previsionale fa parte una generazione di cassa in eccesso (excess cash generation) di oltre 700 milioni di euro e una leva finanziaria netta in calo sotto 2,9x l’EBITDA (incluse le operazioni di M&A già annunciate e gli effetti del buyback).
Restano però diverse incertezze soprattutto sul fronte dei corsi di Borsa che, come anticipato, soffrono ancora. Questo nonostante il gruppo abbia annunciato il 9 maggio un importante piano di riacquisto di titoli propri per 500 milioni di euro che ha portato in portafoglio al 20 settembre scorso oltre 83,4 milioni di azioni, circa il 6,48% del capitale, poi annullate.
Nexi ha ribadito impegni sul fronte della redistribuzione del capitale che potrebbero concretizzarsi in dividendi o in buyback (pare meno probabile l’intervento sul debito), ma sembra per ora non bastare a risollevare in maniera significativa il titolo.
Nexi, appeal speculativo e suggestioni d'Oltralpe, ma le quotazioni di mercato frenano tutto
Eppure la proprietà frammentata del gruppo, tra H&F (20,29% del capitale), CDP (13,56%), Poste (3,55%), Mercury Uk Holdco (9,43%) e Eagle (6,08%) potrebbe regalare appeal speculativo al titolo e suggerire manovre in uscita dei fondi, ma i corsi deboli del gruppo smorzano le ipotesi più concrete. A settembre sono anche venuti meno diversi accordi di lock-up sulle azioni in essere dal 2020.
C’è poi il parallelismo infelice con la concorrente d’Oltralpe, molto attiva anche in Italia, Worldine. La società che ha molti punti in comune con Nexi a settembre ha lanciato il terzo profit warning tagliando le stime per il 2024 e ha inaspettatamente annunciato l’uscita dello storico amministratore delegato Gilles Grapinet, nominando ad interim Marc-Henri Desportes e rinviando a data da destinarsi il capital market day.
Il mercato non l’ha presa bene e il titolo viaggia tuttora intorno ai minimi storici, tra i 6 e i 6,5 euro con un calo del 60% sulle quotazioni dell’IPO. In quei giorni di metà settembre, anche il titolo Nexi ne risentiva. Quando poi è emerso che Worldline aveva intenzione di cedere alcuni asset, l’ad di Nexi Paolo Bertoluzzo ha però smentito un interesse per quelle attività.
È rimasta però la suggestione di una possibile fusione tra Nexi e Worldline simulata anche da uno studio di Mediobanca che ipotizzava un deal carta contro carta e giudicava positivamente l’ipotesi. Anche in questo caso però i corsi di Borsa ostacolano i piani per la combinazione e la stessa uscita di parte dei fondi esposti. Ancora una volta, in pratica, niente di concreto.