Crollano in pre-market Intel e Amazon, il tech s'inceppa
pubblicato:Il Nasdaq frena. Intel suona la campanella d'allarme, i numeri di Amazon non bastano e anche Microsoft fa fatica. Ecco perché Nvidia rischia di restare da sola
Pioggia di vendite sui tecnologici. L'agosto rovente dei listini globali è proprio lì. Multipli da capogiro, magnifici sette, risultati obiettivamente esplosivi e performance eclatanti, come il +83% del Nasdaq Composite da inizio 2023 ai massimi dello scorso 11 luglio. Da allora un ripiegamento importante e persistente che sta superando indefesso dati spesso molto positivi in arrivo dai soliti big del tech che poi sull’indice principe dei listini mondiali dettano legge.
Il Nasdaq Composite dai citati massimi di luglio a 18.671 punti ha perso l’8% Sono 15 sedute di rilievo perché hanno ospitato le semestrali di quasi tutti i grandi tecnologici di Wall Street (e del mondo) con la sola vistosa eccezione di Nvidia che darà i numeri il 28 agosto.
Nasdaq in calo, ne approfittano le PMI USA
Ovviamente le vendite sul Nasdaq non sono passate inosservate e la cronaca finanziaria globale ha subito puntato l’indice sull’odiosamata concentrazione dei capitali finanziari su poche stelle stressate. Gli elementi per ipotizzare la rotazione di portafoglio ci sono: dal 10 luglio a oggi, e nonostante il crollo di ieri, il Russell 2000, che ospita le “PMI” americane ha segnato un rialzo di quasi il 7% e sui massimi dell’altro ieri sarebbe a un rally del 12% quasi. Certo c’è il Trump trading che punta sulla rinazionalizzazione Usa delle filiere e quindi su lauti contratti per le PMI americane con business domestici consolidati e anche i Democratici sul fronte del reshoring non mancano di spunti.
Anche il Dow Jones Industrial Average, nonostante il calo di ieri, segna ancora un rialzo dell’1,5% dal 10 luglio. Ma ridurre i movimenti al trade off tra new e old economy, tra growth e value sarebbe forse fuorviante, anche se certo fare fabbriche e logistica di microprocessori e tecnologie green ha molte dinamiche infrastrutturali da settore anticiclico.
La programmazione di investimenti a lungo periodo ha persino spinto i big del tech di Wall Street a varare dividendi in aggiunta ai buyback, come a dire “state qua, che ci serve tempo”. Ma restiamo sul mercato.
Nasdaq, per i tecnologici è una questione di concentrazione?
Le ultime sedute hanno visto dati spesso brillanti inceneriti sul mercato da vendite a mani basse che hanno colto l’occasione agostana di una trimestrale per prendere beneficio dei rally passati e liquidare le posizioni. Tattica da vacanze tra volumi limitati? Approccio strategico a eventuali rotazioni di portafoglio? Toccherà agli investitori decidere.
Di certo i tecnologici ci hanno abituati male nell’ultimo anno, con dati sempre più brillanti che hanno fatto alzare l’asta degli analisti sempre più in alto, fino a che il mercato ha gettato la spugna o si è incapricciato su dettagli minuti per liquidare come deludenti ottime trimestrali.
E gli scossoni dei big trascinano tutti giù: Microsoft da sola copre l’11,57% del Nasdaq Composite. Apple prende l’11,25%, Nvidia il 10,59% Solo dopo Alphabet/Google che con le due categorie di titoli copre il 7,5% circa e quindi Amazon (7%), Meta (3,85%), Broadcom (2,59%), Tesla (2,2%) e Costco Wholesale (1,31%).
Se ci fermiamo a Meta siamo già quasi al 52% dell’indice, senza considerare poi gli altri tecnologici del paniere. Va da sé che pochi grossi titoli pesano più dei tanti, ma anche che questo oligopolio concentra il rischio. E questo è ciò da cui il mercato cerca di fuggire. Il guasto globale dei sistemi Microsoft del 19 luglio scorso l’ha dimostrato in maniera inquietante, ma per gli investitori la differenziazione del rischio è un principio di alfabetizzazione finanziaria da sempre. Mercato permettendo…
Intel suona l'allarme
In queste ore Intel perde in pre-market più del 20%. Con il titolo a 22,8 dollari, significa in pratica quasi 27 miliardi di dollari di capitalizzazione in fumo, cifre da capogiro. Cosa è successo?
I ricavi del secondo trimestre sono calati di un punto percentuale (!) Sono scesi a 12,8 miliardi di dollari. In calo il business di data center e AI che incoraggia in questi mesi altri concorrenti (-3% a $ 3 mld), in calo la divisione Network & Edge (1,3 mld, -1%), mentre cresce del 9% il client computing a 7,4 miliardi, cioè il core business tradizionale di chip per pc e notebook. Nel semestre i ricavi mostrano ancora un segno più a 25,55 miliardi.
Il gruppo dei chip di Washington ha registrato però nei soli tre mesi al 29 giugno una perdita netta da 1,61 miliardi di dollari. Era già successo nella prima metà del 2023 con un rosso da 1,27 miliardi, ma ora si sale nel semestre a quasi due miliardi di perdite nette e con un balzo di cinque volte nelle perdite trimestre su trimestre. Serve una cura, troppe spese per gli ambiziosi piani sugli impianti industriali, la ricerca sui chip, l’intelligenza artificiale e il resto.
E il piano è durissimo: un taglio dei costi da oltre 10 miliardi di dollari nel 2025. Stop al dividendo, revisione profonda delle spese operative (opex, che significa anche posti di lavoro) e in conto capitale (capex, che significa impianti e sviluppo). Sugli Opex si passa da 20 a 17,5 miliardi di dollari entro l’anno prossimo con tagli alla ricerca, al marketing, all’amministrazione, più del 15% del personale a casa, qualcosa come 17.500 persone, una piccola cittadina. I capex saranno poi tagliati del 20% a 25-27 mld quest’anno, 11-13 miliardi in termini di capex netti con crescita a 12-14 mld l’anno prossimo. Un altro miliardo sarà in tagli ai costi del venduto.
Nel terzo trimestre il colosso guidato dal CEO Pat Gelsinger si aspetta ricavi di 12,5-13,5 miliardi di dollari, con una perdita per azione da 0,03 dollari (non GAAP, perché la perdita GAAP attesa è di $ 0,24). Le sfide sono maggiori del previsto e anche il lancio del nuovo Intel 18A l’anno prossimo non fornisce molte speranze. Il mercato vende selvaggiamente la blue chip. La sensazione che i costi siano andati fuori controllo innervosisce investitori che forse non aspettavano altro. D’altronde Nvidia nel trimestre al 28 aprile ha moltiplicato gli utili per oltre sette volte, il contrasto è lampante.
AI e Tecnologia, i costi pesano anche su Microsoft
Il tema dei costi della ricerca e dell’AI è materiale però. Microsoft pochi giorni fa ha battuto le attese con la trimestrale, ricavi +15%, utile netto +10%, balzo dei servizi cloud di Azure del 29% ed è bastato che questo dato non raggiungesse il 30% atteso o il 31% del trimestre precedente perché il mercato vendesse il titolo della società. Ma anche il colosso guidato da Satya Nadella, che pure ha investito strategicamente in OPEN AI e ChatGPT deve fare i conti con una spesa crescente (e inflazionistica) che rischia di manomettere i conti, annacquando gli utili.
Soltanto tra aprile e maggio di quest’anno il gruppo ha investito 13,9 miliardi di dollari in capex, impianti e attrezzature, data center, “investimenti fisici” nel corpaccione dell’intelligenza artificiale. Se si prendono anche i lease finanziari si sale a 19 miliardi ed è andata ancora meglio delle attese…
Apple tiene, Amazon no
Apple ha battuto le attese con vendite in più timida crescita del 4,9% a 85,78 mld in un trimestre, l’utile è cresciuto dell’11% a 1,4 dollari per azione e il mercato ha limitato le vendite in pre-market (in altri momenti con dati oltre il consensus il titolo sarebbe volato) e in questo momento ha recuperato con il titolo che guadagna (sempre nel pre-mercato) lo 0,79% Le vendite di iPhone in Cina sono calate di un altro 6%, ma quelle globali dei telefonini della mela su scala globale flettono dello 0,9% Il mercato si aspettava molto peggio: un -2,9% che fa la differenza tra i ricavi ipotizzati di 38,6 mld e quelli raggiunti di 39,3 miliardi di dollari. L’intelligenza artificiale Apple la prende da Chat GPT e anche il lancio concreto è slittato, non a settembre con il nuovo sistema operativo iOS 18, ma solo qualche settimana dopo con iOS18.1. Forse costi in meno.
Ma il mercato non è così paziente con Amazon: in pre-market in queste ore il titolo del colosso di Jeff Bezos perde ancora un 7,65%, miliardi di capitalizzazione, non come Intel, ma poco ci manca. Fino all’ultimo paragrafo delle stime sembrava andato tutto bene nella trimestrale del colosso dell’e-commerce e dei servizi in cloud per le aziende. Ricavi oltre le attese a 148 miliardi (+10%) e utile per azione balzato in un anno da 0,65 a 1,26 dollari, naturalmente oltre le stime degli analisti. L’utile operativo che su un totale di 14,7 miliardi ne deve 9,3 al cloud di AWS è in volata. Ma le stime per il terzo trimestre (quello in corso) deludono ricavi tra 154 e 159,5 miliardi con una crescita implicita dell’8-11% al mercato non bastano, gli analisti vogliono di più, il consensus è già a 158,24 mld, non c’è spazio per sorprese al rialzo nella guidance, anzi. Non va bene neanche la stima di 11,5-15 miliardi di dollari di utile operativo nei tre mesi. Il mercato vuole di più.
Ma forse, come sembra dimostrato il piano straordinario di Intel la macchina si è già rotta. Forse questa corsa sperticata ha fatto il suo tempo e anche la domanda di chip Nvidia registrerà i limiti dei grandi acquirenti. Forse serve solo un po’ di tempo in più, altro che Copilot.