MPS, e se la privatizzazione passasse dall'aeroporto?

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Il Tesoro potrebbe vendere anche il 16,5% della banca senese per centrare gli obiettivi. Sarebbe fondamentale il ruolo di un gruppo di investitori privati guidati da Enrico Marchi, che però progetta anche un maxi polo degli aeroporti...

MPS, e se la privatizzazione passasse dall'aeroporto?

Torna oggi su La Stampa il dossier caldo e sempre più articolato delle quote di MPS. Il caso della banca senese è di strettissima attualità, visto che oggi si riunirà il governo per varare la nuova manovra finanziaria da inviare all’Europa.

Il governo ha messo in piedi da tempo un piano importante di privatizzazioni da 20 miliardi di euro da incassare in tre anni e finora ha incassato soltanto 3 miliardi.

Da MPS sono venuti circa 1,57 miliardi di euro, sommando il collocamento di una prima tranche del 25% a novembre e di una seconda tranche del 12,5% a marzo.

Poi lo Stato ha incassato circa 1,36 miliardi di euro dalla vendita di una quota del 2,8% di Eni e ora si prepara a vendere una quota fino al 14% circa di Poste Italiane che sul mercato vale circa 2,4 miliardi.

Sarebbero nell’immediato da escludere le possibili cessioni di quote di Enav e di FS e quindi alla fine, per centrare l’obiettivo di 6 miliardi di euro di incassi da privatizzazioni nel 2024, si potrebbe riaprire il libro soci di MPS.

MPS, questa volta è diversa

Solo che con le quote del Tesoro scese al 26,73% questa volta è totalmente diversa. Il MEF deve gestire la privatizzazione di una delle maggiori banche d’Italia e deve immaginare un nuovo assetto industriale, un progetto che generi di stabilità per il futuro.

In un contesto in cui tutte le maggiori banche italiane hanno ribadito progetti di crescita stand alone o, come nel caso di Unicredit, sono impegnate in altre manovre.

Così nasce l’esigenza di cercare un pugno di azionisti italiani capaci di dare continuità alla banca senese.

Qui entrerebbe in gioco l’imprenditore e banchiere veneto Enrico Marchi, l’artefice dello sviluppo nazionale e internazionale di SAVE (aeroporti di Venezia, Treviso, Verona, Brescia, Charleroi).
Il manager, che guida da presidente e amministratore delegato il consiglio di amministrazione di SAVE, ha ovviamente un piano.

Oltreché azionista al 12% di Save, Marchi è presidente di Banca Finint, che sta raccogliendo risorse per un progetto per tutto il sistema aeroportuale italiano che passerebbe, ovviamente, dalla riconquista del controllo della stessa Save attualmente divisa tra la francese Infravia e la tedesca DWS che ne controllano il 44% ciascuna.

Il progetto messo in piedi da Goldman Sachs immagina un grande polo infrastrutturale italiano con 13 scali e quasi 80 milioni di passeggeri da Trieste a Napoli, a Milano, Bologna, Venezia. Un soggetto di queste dimensioni potrebbe contrastare l'oligopolio di fatto che sugli scali italiani hanno spesso le tre low cost Ryanair, Wizz Air, easyJet.

Chiaramente bisognerebbe coinvolgere il fondo infrastrutturale F2i che ha quote di Milano (SEA), Napoli e Salerno (GESAC), Torino (SAGAT), Alghero (SOGEAAL), Olbia (GEASAR), Trieste (AFVG) e Bologna (AdB).

Con le opportunità spunterebbero però anche le prime difficoltà, con l’amministratore delegato Renato Ravanelli che difende l’autonomia gestionale del fondo e altre resistenze dentro F2i.

Ed MPS?

Marchi potrebbe avere un ruolo chiave nel futuro della banca senese. Il manager starebbe già lavorando alla creazione di un nucleo azionario italiano fatto di imprenditori, casse, fondazioni e istituzionali che potrebbe rilevare parte delle quote messe in vendita dal Tesoro. Se ne parla già da un po’.

L’idea sarebbe quella di permettere al Tesoro di scivolare sotto la quota del 10% del capitale di MPS, vendendo quindi il 16,7% circa del capitale. Quote che ai corsi di oggi varrebbero circa 1,1 miliardi di euro. Un 10% andrebbe a Unipol che potrebbe stringere con la banca senese una partnership assicurativa, un altro 7% circa ai capitani coraggiosi guidati da Marchi. Quest’ultima quota da circa 440 milioni di euro (ma Marchi starebbe puntando a capitali per 500-750 milioni di euro) permetterebbe al Tesoro di raggiungere il target dei 6 miliardi circa incassati nel 2024 dalle privatizzazioni.

Il percorso rimane carico di “se” e di difficoltà non solamente industriali e finanziarie, ma anche politiche.

Stamane La Stampa rivela le divisioni nella Lega tra il governatore Luca Zaia e il ministro Giancarlo Giorgetti a supporto dell’operazione Marchi e la corrente che fa riferimento al segretario Matteo Salvini che vorrebbe mantenere un po’ di presa su MPS, senza vendere subito insomma tutto il possibile.

Giorgetti d’altronde avrebbe subito chiarito che un via libera sulle quote della banca senese a Marchi non rappresenterebbe una garanzia di successo per il piano sul polo degli aeroporti.

Come a dire operazione gradita, ma non possiamo legarci le mani. Comprensibile. Ma di certo per MPS il tempo di una nuova tranche sul mercato si avvicina.