Mediobanca in calo dopo i risultati
pubblicato:Giro d'affari sotto il consensus, ma si segnalano il balzo delle commissioni e la conferma di politiche generose su dividendi e buyback
Reazione dura, forse un po’ ingenerosa dei mercati ai dati del primo trimestre di Mediobanca. Il titolo della banca di Piazzetta Cuccia segna a metà seduta un ribasso del 7,99% a 14,48 euro circa dopo un affondo a 14,29 che non ha comunque intaccato la trendline rialzista dei corsi in forza dal 20 novembre 2023.
Mediobanca, utile in calo del 6% ma sopra il consensus
Mediobanca chiude il bilancio il 30 giugno e quindi i risultati al 30 settembre sono quelli del primo trimestre dell’esercizio fiscale dell’istituto. Il gruppo ha chiuso i tre mesi con un calo dell’utile netto del 6,06% da 351,3 a 330 milioni di euro, ma il consensus fornito dalla banca era di 319 milioni, quindi il dato ha battuto le attese. Anche i dati dell’eps reported a 0,40 euro sono in linea con il consensus.
Ha deluso invece la voce dei ricavi di periodo, stabili a 864,6 milioni di euro (+0,1%), ma inferiori al consensus posto a 884 milioni di euro.
Ma per capire come è andata la banca nel trimestre bisogna andare un po’ più a fondo e notare per esempio che il margine di interesse ha registrato una flessione leggera del 2,15% a 485 milioni di euro, mentre la voce delle commissioni ha fatto un balzo del 28,58% a 231 milioni di euro grazie ai forti proventi del wealth management (commissioni passate da 108,3 a 124,4 milioni, +14,9%) e del CIB (corporate investment banking, ricavi balzati da 47,8 a 83,7 milioni di euro, +26,7% su base omogenea) che hanno permesso di bilanciare il calo del trading e dell’apporto di Assicurazioni Generali (che ad equity method passa da 138,4 a 105,4 milioni).
Ci sono dei fattori stagionali in questi numeri e influisce sulle commissioni anche l’ingresso di Ama (23,4 milioni), ma anche a perimetro omogeneo le commissioni registrano un balzo del 19% che ben dispone Mediobanca in un contesto di tassi calanti e conferma le originalità del suo business.
Mediobanca segnala anche il balzo del 15,8% dei total financial asset (TFA) a 103,2 miliardi di euro. Dentro ci sono asset in gestione o amministrazione (AUM/AUA) per 75 mld (+21,8% a/a) e Depositi per 28,2 miliardi (+2,2%).
Cresce ancora la solidità patrimoniale del gruppo con il CET 1 Ratio che passa dal 15,2% al 15,4%
Il gruppo ha definito eccellenti i risultati del wealth management data la stagionalità del periodo (sostanzialmente la scorsa estate) e come detto anche il CIB è cresciuto in maniera importante anche a perimetro omogeneo. Quanto a Mediobanca Premier, proseguo il riposizionamento su una fascia più sofisticata della clientela.
Mediobanca ha sviluppato un approccio nettamente più selettivo agli impieghi e ha complessivamente ridotto gli asset ponderati per il rischio (RWA) da 50,25 a 47,36 miliardi di euro, anche in vista delle norme di Basilea 4.
Mediobanca, le incognite Usa
E su questo fronte emergono alcuni dei maggiori rischi di mercato, perché Mediobanca, come tutte le banche europee è sotto analisi da parte degli operatori dopo la vittoria di Donald Trump che ha promesso una forte deregolamentazione anche nel settore del credito.
A tagliarla con l’accetta, se prima si sperava che le banche statunitensi avrebbero adottato alcuni elementi di Basilea 3, creando una competizione più equa con i concorrenti europei, la vittoria di Trump mette in forse tutto l’impianto e anzi promette minori tasse sul corporate (anche bancario) e minori regole, quindi un rafforzamento dei giganti Usa JP Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley ai danni.
Plasticamente questo quadro ha già avuto una rappresentazione nel rally delle banche Usa all’indomani delle elezioni mentre le banche europee ripiegavano. Più nel lungo periodo c’è il rischio che il già pesantissimo divario USA-UE su diversi settori del credito diventi incolmabile.
Proprio l’investment banking in cui Mediobanca opera potrebbe essere uno dei campi di battaglia più difficili. Certo il quadro potrebbe cambiare con l’avvio di importanti fusioni transfrontaliere (per esempio Unicredit-Commerzbank) o con un nuovo approccio meno stringente sui requisiti di capitale delle banche europee, ma sono alternative tutte da verificare.
Mediobanca, spunti sugli utili e la distribuzione
Qualche ultimo spunto giunto oggi dalla prima trimestrale di Mediobanca va però fornito.
La banca guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel ha avviato oggi un piano di buyback consistente: fino a 37,5 milioni di azioni ordinarie pari a circa il 4,5% del capitale sociale.
Per l’esercizio che si chiuderà col giugno 2025 Mediobanca punta a una crescita dell’utile per azione del 6- 8%, che sull’utile reported significherebbe una media superiore a 1,637 euro contro un consensus di 1,62.
Il gruppo ha inoltre confermato l’attesa di una crescita del dividendo per azione con un cash pay-out ratio al 70% (acconto a maggio 2025 e saldo al novembre 2025).
Politiche di remunerazione che intendono insomma rinsaldare il rapporto con i soci.