Manovra, cosa resta e cosa cambia. Ecco nel dettaglio i punti chiave

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
8 min

Il governo mette in piedi misure per 30 miliardi (9 in deficit) e conferma il focus sulle famiglie dall'Irpef al cuneo, dal bonus bebè da 1.000 euro alle altre detrazioni per le fasce più fragili. Rinnovo del pubblico impiego e rifinanziamento sanità sono altri due pilastri. Pesa il taglio del 5% ai ministeri e la revisione dei bonus edilizi (e non solo). Dalle banche anticipi per 3,5 mld circa.

Manovra, cosa resta e cosa cambia. Ecco nel dettaglio i punti chiave

I numeri della manovra finanziaria per il 2025 varati dal governo ieri sera sono imponenti: 30 miliardi di euro per il 2025, che saliranno a oltre 35 miliardi nel 2026 e a oltre 40 miliardi nel 2027. Ma l’equilibrio tra i vari dettagli delle nuove misure è stato difficile e spesso delicato con il governo che ha ribadito un “approccio serio e responsabile” confermando in primis un sostegno alle fasce più deboli della popolazione e alla sanità, anche a costo della pesantissima decisione di varare un taglio del 5% alla budget dei ministeri (al netto di oneri inderogabili e cofinanziamenti Ue), quantificabile in circa 3 miliardi di euro di spending review.
Altre risorse vengono da 3,5 miliardi di anticipi del contributo delle banche e quindi da altri tagli alle ormai famose tax expenditures (con una stretta sui bonus ristrutturazione per la seconda casa). La manovra sarà finanziata anche in deficit per 9 miliardi di euro, ma il percorso avviato punta a una riduzione all’1,8% del Pil entro il 2029.

Il quadro del Documento Programmatico di Bilancio inviato a Bruxelles è stato approvato, ora si dovrà passare dal Parlamento per le rifiniture che saranno comunque molto importanti.  Il nodo delle coperture dovrà essere sbrogliato anche lì. Comunque si calcola che 1 miliardo dovrebbe venire dai giochi, 1 altro miliardo da regioni e comuni, circa mezzo miliardo dal concordato.

Famiglie, conferme su cuneo e accorpamento aliquote Irpef, nuovo bonus bebè e altro ancora

Uno degli obiettivi principali della manovra finanziaria è stata la conferma e la trasformazione in strutturale del taglio delle tasse per le fasce più deboli della popolazione, ossia la conferma delle misure su cuneo fiscale e sull’accorpamento delle aliquote Irpef. Il Sole 24 Ore calcola che queste due misure coprono da sole il 60% della manovra.

In realtà, se la sostanza rimane quella di un guadagno fino a 100 euro netti al mese per ben 14 milioni di dipendenti con reddito fino a 35 mila euro, dei cambiamenti di forma ci sono. Nel nuovo quadro il taglio del cuneo fiscale prima realizzato solo con un taglio contributivo dovrebbe diventare un mix di tagli contributivi e dopo i 20 mila euro di detrazioni fino alla soglia dei 35 mila euro.

Tolte le fasce più basse insomma ci dovrebbero essere delle detrazioni che garantiscono in busta paga gli stessi effetti del passato, ma con la possibilità di una novità positiva che punta a ridurre lo scalone con i redditi appena sopra la soglia, sarebbe infatti previsto un “decalage” degli sconti fino ai redditi fino a 40 mila euro e questo potrebbe allargare la platea dei beneficiari di questi tagli delle tasse di 1,14 milioni di dipendenti.

Sul collegato fronte dell’Irpef è stato confermato e reso strutturale il sistema a 3 aliquote  (23% fino a 28 mila euro, 35% tra 28 mila e 50 mila, 43% oltre i 50 mila), ma il governo starebbe pensando anche un taglio ulteriore delle tasse riducendo dal 35% al 33% la secondo aliquota tra 28 e 50 mila euro, l’eventuale raggiungimento delle risorse necessarie si potrebbe calcolare soltanto dal prossimo 31 ottobre e dal successo o meno dello strumento del concordato preventivo, i cui risultati si avranno appunto a fine mese.

Sono da segnalare poi altre misure per le famiglie e contro l’”inverno demografico”.

Spunta intanto la “Carta dei nuovi nati”, in pratica un supporto economico di 1.000 euro per i nuovi figli di genitori entro la soglia Isee di 40 mila euro che si inserisce in un pacchetto di misure di detrazioni fiscali a sostegno delle famiglie con figli. Fra i supporti alle famiglie anche il rafforzamento del bonus per la frequenza agli asili nido.

Sul fronte dell’assegno unico, si segnala l’esclusione dello stesso dall’Isee (l’anno scorso l’inclusione aveva ridotto le agevolazioni). C’è poi anche la carta “Dedicata a te” per il sostegno di famiglie con redditi sotto i 15 mila euro.

Manovra, rivisti i bonus edilizi (e non solo)

Sicuramente uno dei carburanti della nuova manovra è quello della revisitazione delle tax expenditures, degli incentivi in forma di detrazione fiscale o deduzione, che come noto sono numerosi e non sempre efficaci.

La novità più grossa riguarda il bonus ristrutturazioni. Rimane al 50% per le abitazioni principali con tetto di spesa a 96 mila euro. Viene invece tagliato al 36% per le seconde case con tetto di spesa a 48 mila euro. Si dovrebbero risparmiare così alcune centinaia di milioni di euro e complessivamente secondo una proiezione de la Repubblica dovrebbe ammontare a 1 miliardo l’apporto alla manovra da parte della revisione delle tax expenditures.

Il Sole 24 Ore, attento a questo aspetto da settimane, riporta che “il giro di vite” riguarderà anche tutte le detrazioni al 19%, quindi anche quelle per le spese in farmaci e cure sanitarie (presenti l’anno scorso in 21,6 milioni di dichiarazioni) e anche gli interessi passivi sui mutui (ma solo per quelli contratti dal 2025). Il quadro non sembra ancora chiarissimo e definito, ma il governo lavorerebbe, sempre secondo il quotidiano di Confindustria, a una revisione delle tax expenditures, che valgono circa 80 miliardi l’anno, con tetti alle detrazioni utilizzabili e premi alle famiglie e al sostegno della natalità.

Manovra: pensioni, confermato l’incentivo ad andare più tardi

In tema di pensioni è sostanzialmente confermato il quadro di un sistema previdenziale che incoraggia i lavoratori a rimanere volontariamente sul posto oltre il raggiungimento dell’età pensionabile. Confermati quindi nell’attuale assetto Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103. La permanenza sul luogo di lavoro oltre l’età previdenziale, il cosiddetto “bonus Maroni”, rimane una decisione presa per contrastare il calo demografico e difendere l’equilibrio anche prospettico del sistema previdenziale. In particolare, si ricorda, in base al bonus Maroni i dipendenti iscritti all’INPS che restano al lavoro oltre l’età previdenziale (quindi al raggiungimento di quota 103) ottengono in busta paga invece che in versamenti all’INPS il 9,49% che altrimenti sarebbe trattenuto dal datore di lavoro. La nuova manovra dovrebbe rafforzare questo incentivo defiscalizzando almeno in parte queste somme.
Sarebbero nella manovra anche misure per il sostegno alle pensioni integrative.

Si ricorda che un terzo pilastro della manovra è il rinnovo di diversi contratti pubblici. Il Sole 24 Ore calcola in circa 10 miliardi di euro il costo, tra PA statali ed enti pubblici, del rinnovo in corso per il 2022-2024 di contratti che dovrebbero vedere un aumento del 6% e dopo dovrebbe venire un aumento del 2% delle masse salariali per il periodo 2024-2026. Possono sembrare cifre enormi, ma coprono solo una parte dell’aumento dell’inflazione la cui copertura integrale è impossibile con le risorse attuali dello stato secondo il ministro della PA Paolo Zangrillo.

Manovra, sostegno alla sanità

Sostegno alla sanità nella nuova manovra. E' uno dei temi più caldi secondo i sondaggi d'opinione, ma non non sono ancora emersi tutti i dettagli, anche se i contributi delle banche serviranno anche a questo. Si segnalano le rapide dichiarazioni all'Ansa del ministro della Salute Orazio Schillaci che ha parlato d "più risorse per la Sanità", forse oltre i 3 miliardi. Già stamane la Repubblica calcolava un finanziamento ulteriore di 3,7 miliardi di euro per il Fondo nazionale che già per effetto della manovra dell'anno scorso per il 2025 dovrebbe avere già una dotazione aggiuntiva di 1 miliardo. Il Fondo dovrebbe avere quindi a disposizione 138,7 miliardi di euro (dai 134 miliardi di quest'anno che si ottengono togliendo i 3,7 aggiuntivi di adesso e il miliardo messo dalla vecchia manovra).

Schillaci ha già anticipato un piano di assunzioni da 30 mila persone, di cui 10 mila medici, ma nel primo anno dovrebbero essere 6 mila i nuovi contratti. In due anni poi i contratti medici dovrebbero guadagnare circa 200 euro netti in più al mese e sarebbero previsti degli incentivi da 200 a 400 euro in più al mese per i giovani laureati che prendono la via della medicina d'urgenza (ossia dei pronto soccorso) e di altre specializzazione con difficoltà di organico. Previsti anche innalzamenti della spesa farmaceutica di circa 750 milioni e rinnovo dei tariffari ospedalieri (DRG) .

Manovra, la questione delle accise

Altro tema caldo è quello delle accise. C'è stata una revisione ampia della materia i cui termini sono ancora da precisare e vengono rivisti gli inquadramenti di accise su gas naturale, elettricità e altro ancora con l'introduzione di SOAC (Soggetti Obbligati ACcreditati) che godrebbero di speciali benefici. Per il gas si supererebbe l'acconto storico con un sistema di acconti mensili e con lo stesso metodo si procederà con l'elettricità. Sembra confermata l'intenzione del governo di riallineare le accise di gasolio e benzina, anche per venire incontro a richieste europee, con l'aumento di un centesimo dell'accisa sul gasolio per ogni anno per i prossimi 5 anni, mentre in contemporanea dovrebbero diminuire le accise sulla benzina. I grandi autotrasportatori dovrebbero essere esclusi, ma i dettagli sono ancora oggetto di dibattito. In questa direzione si era espresso anche il viceministro Edoardo Rixi di recente. L'ironia (di conferma) del ministro Giancarlo Giorgetti, "Ho l'auto a gasolio, pagherò un centesimo in più. Una stangata da cui non mi riprenderò", non è piaciuta al Codacons che ha calcolato sul 41,5% delle vetture italiane a diesel un rincaro di 51 centesimi per un pieno da 50 litri che dovrebbe ammontare a 245,6 milioni aggiuntivi ogni anno fino a 1,23 miliardi in 5 anni.

Manovra, il contributo delle banche

Due parole vanno infine spese sul contributo da 3,5 miliardi di euro delle banche, in altre settimane chiamato tassa sugli extraprofitti. Sembra si sia raggiunta una sostanziale intesa sul congelamento dei crediti di imposta denominati DTA (Deferred Asset Tax) nei bilanci bancari per i prossimi due anni, questo significa che l’apporto sarà di circa 1,75 miliardi l’anno, ma poiché i numeri dei DTA non sono ancora noti, ci potrebbero essere delle controllate revisioni. Anche in questo caso Il Sole 24 Ore spiega al meglio la questione, precisando che si tratta di anticipi di cassa delle banche che saranno recuperati quindi. Le DTA sono deduzioni su svalutazioni di crediti, avviamenti e svalutazioni per l’introduzione dell’IFRS9. Modelli e numeri sono complessi da fare. Un approfondimento è stato fatto di recente anche dal Parlamento, ma in sostanza sull’argomento la maggior parte degli osservatori definisce gestibili questi anticipi del sistema bancario a sostegno della finanza pubblica.