Leonardo: Profumo, in Europa è cambiato l’approccio alla Difesa
pubblicato:Profumo dice all'Atlantic Council che serve però un approccio di lungo termine e che a Monaco si è vista buona volontà. Quest'anno però scade l'incarico del manager e i rumors sono per una sua sostituzione

Avvio di seduta in leggero rialzo per Leonardo dopo alcune incertezze in avvio a un anno esatto dallo scoppio della guerra in Ucraina. Il titolo adesso guadagna lo 0,34% e si riporta a 10,48 euro. Il settore in Europa appare in forma stamane con lo STOXX Europe Total Market Aerospace & Defense in rialzo dell’1,72 per cento.
Leonardo: nell'ultimo anno un rialzo di oltre il 70%
Nell’ultimo anno, dall’avvio dell’invasione russa a oggi il titolo della società della Difesa ha comunque guadagnato, tra alterne vicende, più del 70% a Piazza Affari e di recente ha toccato dei massimi a 10,59 euro in direzione dei top a 10,895 euro toccati lo scorso 6 agosto. Lo scorso autunno però l’azione era ritornata in area 7 euro non distante dai valori pre-bellici.
Ieri in una lunga intervista presso il think tank USA Atlantic Council, l’amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo aveva sviluppato una riflessione rilevante sull’intera industria affermando che in Europa è cambiato chiaramente l’approccio al settore con la guerra e si è visto al recente meeting di Monaco (la Munich Security Conference è sempre stata un momento di confronto rilevante tra soggetti diplomatici e militari).
Profumo ha affermato la necessità di garantire un’ottica di lungo periodo al settore Difesa, senza farsi distrarre dalle vicende di breve. Ha inoltre ricordato che l’approccio diverso dell’Europa al settore è stato per esempio confermato dalla decisione tedesca di alzare la spesa in difesa fino al 2% del Pil.
Leonardo, ma Profumo dato in uscita
Come noto l’incarico di CEO di Leonardo è tra quelli in scadenza quest’anno. La nomina dell’ex banchiere Alessandro Profumo alla guida della società partecipata al 30,2% dal Ministero dell’Economia risale al 2017 e fu poi riconfermata nel 2020.
Il manager in arrivo da MPS dopo una lunga guida di Unicredit fu nominato per la prima volta dal governo di Paolo Gentiloni, oggi Commissario europeo agli affari economici e monetari, ma fu visto come di ispirazione renziana, nonostante poi forse tra Matteo Renzi e lo stesso Profumo si dice che si sia registrato qualche attrito. Secondo alcuni osservatori infatti all'arrivo l'ex banchiere avrebbe avviato una pulizia di bilancio che era una condanna implicita dell'operato dell'ex ad Mauro Moretti nominato proprio da Renzi.
Leonardo: negli ultimi anni bilancio più sano, ma titolo compresso
Il titolo era infatti sceso dopo la nuova nomina di Profumo da oltre 15 euro a 10 euro circa e non è più andato da allora oltre l’area dei 12 euro.
Nello stesso periodo il gruppo però ha migliorato la propria redditività e la propria solidità (a fine 2021 c’era un ROE salito al 9,11% e debt to equity sceso a 2,38, più ricavi e più utili).
Di certo il nome di Profumo è uno tra quelli ritenuti più in bilico con la nuova tornata di rinnovi dei cda delle partecipate pubbliche. Il sistema dello spoils system applicato dal nuovo governo potrebbe portare insomma a un cambiamento al vertice anche di Leonardo.
La eventuale nuova scelta del governo Meloni dovrà però essere cauta sotto diversi aspetti. Oltre a quelli inevitabili dei rapporti internazionali e delle esigenze di bilancio nella calibrazione della spesa pubblica, si dovrà infatti fare attenzione ad altri fattori.
L'incarico di Profumo alla guida di Leonardo (l'ex Finmeccanica, giova ricordarlo) avvenne dopo la condanna di Mauro Moretti per la strage ferroviaria di Viareggio del 2009 (la condanna è stata confermata in appello lo scorso anno, ma ridotta a cinque anni).
Nel 2020, dopo il rinnovo come CEO di Leonardo, però anche Alessandro Profumo ha subito una condanna a 6 anni di carcere per aggiotaggio e false comunicazioni sociali nella gestione di MPS. Il prossimo 31 marzo partirà il processo di secondo grado a Milano, il manager probabilmente confida di ribaltare in appello le condanne dopo le discusse assoluzioni dello scorso anno con formula piena di Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri.
Probabilmente il governo nel valutare le eventuali nuove nomine dovrà tenere in considerazione anche questo.