Europa, inflazione di settembre all'1,7%, la BCE è indietro?
pubblicato:Tra poche ore è previsto un altro taglio di un quarto di punto dei tassi, ma a questo punto le pressioni aumentano
Ancora più giù del previsto. L’inflazione dell’Eurozona di settembre è stata dell’1,7%. L’Eurostat, a poche ora dalle decisioni della BCE sui tassi d’interesse, ha tagliato ancora le stime sull’inflazione dell’area dell’Euro che in una prima stima flash erano all’1,8%, già ben sotto il 2% dell’obiettivo della BCE.
Crescono quindi i dubbi già forti che l’Eurotower sia in ritardo con i suoi tagli del costo del denaro.
Inflazione ancora più bassa in attesa della Bce di oggi
Oggi quasi tutti gli osservatori si aspettano un taglio di 25 punti base del tasso sui depositi, fino al 3,25% e sono previsti tagli a ripetizione nei prossimi mesi, ma cresce il timore che comunque la BCE sia rimasta indietro.
Una flessione nel breve dell’inflazione era in parte prevista, anche per via dell’effetto base, ma lo 0,3% sotto l’obiettivo non è poco e probabilmente qualche nervosismo monta nel consiglio direttivo, anche perché l’Europa non arriva in forma a questo ciclo di ribasso dei tassi.
La Germania in recessione, la Francia con grossi problemi fiscali, i pilastri dell’economia UE che vacillano, mentre l’industria soffre sfide formidabili sul campo della competitività e le ricette messe in campo da Mario Draghi sembrano spesso fuori dalla portata politica dell’attuale governance.
Inflazione UE, i grandi già sotto l’obiettivo
A settembre l’inflazione complessiva dell’Eurozona è scesa dal 2,2% all’1,7%, mezzo punto in meno che è tantissimo in termini macroeconomici e monetari. Soprattutto se si pensa che si torna sotto il target del 2% per la prima volta dal giugno 2021. Certo in mezzo c’è di tutto, dallo scoppio della guerra in Ucraina, allo shock dei prezzi dell’energia, alle rotture delle filiere di approvvigionamento, ma un rallentamento rapido dei prezzi è un altro segnale di debolezza dell’economia europea, solo in parte bilanciato da effetti base e quant’altro. I dati vanno comunque visti da vicino.
A settembre l’inflazione totale della Germania è scesa dal 2,0% di agosto all’1,8%, la Francia ha registrato un vero e proprio crollo dal 2,2% all’1,4% dopo la fine delle Olimpiadi, l’Italia è passata dall’1,2% di agosto allo 0,7% addirittura. Pure la Spagna scivola sotto il target del 2% dal 2,4% all’1,7%
Ma ci sono anche fattori che spingono a ponderare con attenzione queste indicazioni.
Il calo mese su mese dell’inflazione dello 0,1% era stato previsto degli analisti.
Soprattutto l’inflazione dei servizi dell’Eurozona, una componente fondamentale dell’economia UE, è scesa dal 4,1% di agosto al 3,9%, ma rimane ancora troppo elevata.
C’è poi il costo dell’energia, inflazione dei prezzi energetici -6,1% a settembre nell’Eurozona. Al netto dell’energia l’inflazione dell’area della moneta unica del mese sarebbe al 2,6%. A settembre il petrolio ha registrato ribassi importanti, ma poi c’è stato un recupero, anche se in queste ultime sedute ripiega di nuovo.
Con le tensioni geopolitiche in corso e i chiari di luna dell’economia cinese la direzione dei prezzi dell’energia rimane molto incerta e con essa una componente importante dell’inflazione UE.
Festeggerà invece oggi probabilmente chi ha il mutuo a tasso variabile. Secondo Facile.it, il taglio previsto della BCE di 25 punti base potrebbe ridurre di 18 euro la rata del mutuo standard (€ 126 mila in 25 anni sottoscritto a gennaio 2022, LTV 70%). Sulla base dei future sull'Euribor a 3 mesi Facile.it calcola che con i prossimi tagli le rate potrebbero calare di 95 euro entro la fine del 2025.
Europa, economia in affanno
Con un’inflazione in calo di mezzo punto all’1,7% si rafforza comunque il timore che il costo elevato del denaro dell’Eurozona stia già punendo già troppo i consumi europei e l’economia del Vecchio Continente.
È di queste ore la notizia che anche la Germania sta valutando l’estensione del piano di spesa da 4 a 7 anni. Quest’anno il governo di Berlino si aspetta un Pil in calo dello 0,2% dopo il calo dello 0,3% dell’anno scorso, crisi dell’industria e nodi strutturali agitano il Paese. La Francia dovrebbe presentare il Piano Strutturale di Bilancio a fine mese, ma sono note le sue difficoltà fiscali. L’economia dell’Eurozona mostra il fiatone da tempo, ma ci sono anche segnali di forza dall’economia globale.
Il rallentamento europeo è stato confermato da indici PMI (quelli che sondano i direttori acquisti delle imprese) in calo più delle attese, il PMI composito (che integra manifattura e servizi) è sceso sotto la soglia dei 50, scivolando nell’area di rallentamento economico. Ma vanno notati anche il dato forte dei salari non agricoli USA di settembre e il nuovo stimolo cinese che potrebbero portare qualcosa di positivo anche alla crescita UE.
La maggior parte degli analisti si aspetta una fila di tagli dei tassi della Bce da un quarto di punto fino al giugno 2025.
Per oggi è ancora atteso un taglio di 25 punti base e la riconferma da parte di Christine Lagarde di un approccio data dependent, ossia si deciderà meeting per meeting in base ai dati che arrivano.
Di certo però con l’inflazione uscita oggi ulteriormente in calo le pressioni per un’accelerazione si sentiranno.