Europa, cresce al 2,3% l’inflazione a novembre
pubblicato:Stabile però l'inflazione sottostante al 2,7% e per la BCE sono indicazioni contrastanti. L'inflazione dell'Italia cresce dall’1,0 all’1,6%, le associazioni dei consumatori sottolineano la componente degli alimenta
A novembre l’inflazione generale dell’Eurozona ha rialzato la testa al 2,3%, in linea con il consensus, ma oltre l’obiettivo simmetrico della BCE al 2% e oltre il 2,0% dell’inflazione di ottobre. Si tratta di una stima flash, da prendere con le pinze, ma non è un buon segnale per l’Eurotower che deve gestire un percorso di allentamento monetario in un’economia europea in rallentamento su più fronti.
Secondo ING sull'inflazione generale di novembre pesano alcuni effetti di base (il confronto con il dato di un anno fa) e alcune pressioni al rialzo dai prezzi alle importazioni. Le commodity alimentari ed energetiche sono in ripresa e questo mostra i primi effetti sull'inflazione generale, anche se poi sull'inflazione sottostante le indicazioni sono opposte.
Per questo il dato va letto con attenzione maggiore.
La variazione congiunturale, ossia del mese di novembre su quello di ottobre, mostra un più agevole -0,3% rispetto al +0,3% del mese precedente.
Inflazione europea, i pezzi del prezzo
Ma sono le componenti che contano. L’inflazione sottostante (al netto di energia, cibo e alimentari) è rimasta invariata al 2,7%, facendo meglio delle attese poste su un incremento del 2,8% Questa inflazione core conta per il 70% circa del totale e ancora una volta le grafiche dell’Eurostat certificano che è il calo dei prezzi energetici a tenere bassi i prezzi, l’energy inflation è infatti su un -1,9% Ma il quadro che rimane non è luminoso.
L’inflazione dei servizi, una delle bestie nere dell’Eurotower negli ultimi mesi, è scesa dal 4,0 al 3,9% Un passettino che però lascia questa fetta fondamentale dell’economia dell’Eurozona ancora troppo lontana dal target.
Inflazione europea, ma ogni Paese ha la sua
L’inflazione armonizzata europea misurata Paese per Paese tratteggia però un quadro ancora carico di contraddizioni.
A novembre in Germania resta al 2,4%, sopra il target, ma con una variazione mese su mese in calo dello 0,7% Stamane sono stati diffusi anche il dato della disoccupazione tedesca, stabile al 6,1% a novembre e in linea con il consensus, e quello sulle vendite al dettaglio di ottobre che sono cresciute solo dell’1,0% a fronte di un consensus assai più generoso (+3,2%), e di una lettura precedente rivista in calo dall’1,4% allo 0,9%
Sempre a novembre è all’1,7% l’inflazione armonizzata francese, in leggera crescita dall’1,6% di ottobre (-0,1% m/m invece), quindi decisamente sotto il target della Bce.
Così come sotto l’obiettivo è l’inflazione dell’Italia che però accelera in maniera importante per certi versi passando dall’1,0% all’1,6% (invariata mese su mese).
L’Istat specifica che accelerano i prezzi regolamentati dell’energia, ma flettono quelli non regolamentati. Aumentano inoltre i prezzi degli alimentari sia lavorati (da +1,7% a +2,4%), sia non lavorati (da +3,4% a +4,1%), i trasporti (da +3,0% a +3,5%), un po’ tutto.
L’associazione dei consumatori Aduc parla di conferma di disagio e incertezze nel giorno di uno sciopero nazionale che appoggia. Assoutenti definisce allarmanti i rialzi dei prezzi dei generi alimentari.
Il quadro europeo dei prezzi rimane comunque frammentato: in Belgio l’inflazione di novembre è al 5%, in Irlanda allo 0,5% In Olanda è al 3,8%, in Spagna al 2,4% Un puzzle difficile da rimontare.
Inflazione europea, i percorsi possibili della Bce
Tomasz Wieladek, capo economista europeo di T. Rowe Price, vede il bicchiere mezzo pieno e sottolinea il leggero calo contro le attese dell’inflazione core europea al 2,7%: “Il fatto che l'inflazione dei servizi non sia aumentata ulteriormente - afferma - potrebbe essere una notizia molto gradita alla Bce.
Sulla base dei dati destagionalizzati e giornalieri della Bce, l'inflazione mensile misurata sullo IAPC dei servizi è scesa a -0,07%, il dato più debole mai registrato a novembre sull'inflazione destagionalizzata dei servizi. Questo è importante, dato che l'inflazione dei servizi è la migliore misura della pressione inflazionistica sottostante nell'economia”.
La Bce a dicembre potrebbe quindi, secondo T. Rowe Price, orientarsi verso una politica più accomodante e, a fronte della debolezza dei dati economici europei, potrebbe tagliare preventivamente di 50 punti base a gennaio o marzo e come minimo rimuovere i riferimenti alla necessità di una politica monetaria restrittiva.
Sulla debolezza dei dati macroeconomici europei si sofferma anche la nota settimanale di Allianz Global Investors, pubblicata prima dell’uscita dei dati odierni dell’inflazione, che sottolinea, come T. Rowe Price, il peso dei recenti dati deludenti degli indici PMI (quelli dei responsabili degli acquisti) che puntano a un indebolimento dell’economia UE a fine anno.
Secondo il Senior Economist di Allianz GI, Sean Shepley, si configurano essenzialmente tre scenari sui tassi della BCE.
Il primo scenario di prudenza suggerisce un taglio dei tassi di 25 punti base a dicembre e poi tagli della stessa entità ogni trimestre, fino al 2,15% circa nel terzo trimestre 2025.
Il secondo scenario contempla un taglio di 25 punti base per ogni riunione, con un target quindi a settembre, in 7 riunioni, dell’1,4% circa.
Il terzo scenario, che sembra quello più condiviso tra gli operatori di mercato, prevede una prima accelerazione sui tagli e poi una decelerazione con un approdo finale intorno all’1,7% al prossimo settembre, sul livello scontato attualmente dagli indicatori di mercato.