Hera, cresce il dividendo, il piano conferma l'attenzione per la resilienza delle reti

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Previsti investimenti per 5,1 miliardi di euro nel periodo. Attesa una crescita per tutte le business unit. La tecnologia faciliterà l'integrazione dei business

Hera, cresce il dividendo, il piano conferma l'attenzione per la resilienza delle reti

Nel pomeriggio ripiega il titolo di Hera. Nel giorno della presentazione del  nuovo piano industriale della multiutility l'azione cede lo 0,75% e si riporta a 3,426 euro, dopo un primo allungo a 3,52. Il titolo resta dunque distante dalle resistenze di quota 3,58 ritestate lunedì scorso. C’è anzi il pericolo di un ritorno al test dei 3,37 euro.

All’attenzione oggi però ci sono i fondamentali: i dati preconsuntivi del 2024 che si è concluso con un ebitda in crescita del 3,6% a 1,55 miliardi di euro e il nuovo piano da 5,1 miliardi di euro di investimenti lordi nel quinquennio 2024-2028. Si tratta, rivendica il presidente esecutivo Cristian Fabbri, di un aumento degli investimenti del 46% sul quinquennio precedente e di una riconferma dell’attenzione per lo sviluppo industriale sostenibile e per le infrastrutture.

L’anno che si è appena concluso ha visto il picco dei tassi d’interesse della Bce e l’avvio di una stagione di espansione economica che dovrebbe ridimensionare in maniera importante il costo del denaro nell’Eurozona, con il corollario di minori oneri di rifinanziamento del debito delle multiutility che sono tradizionalmente considerare molto sensibili a queste variabili. Le società del settore a Piazza Affari sono particolarmente virtuose sul fronte della patrimonializzazione, ma non sono sfuggite a questa dinamica, sebbene con i tassi d’interesse dell’Eurozona calati dal 4,5% dello scorso maggio al 3,15% nel meeting di dicembre (prendiamo il tasso di rifinanziamento delle operazioni principali, l’ex TUR e non quello sui depositi che è il più osservato in questa stagione di politica monetaria), i fondamentali del settore abbiano già assorbito da un po’ di tempo le migliori prospettive sulla redditività.

Hera, i dati consuntivi del 2024 e l'aumento del dividendo

L’anno appena concluso per Hera è stato appunto di crescita: +3,6% almeno dell’Ebitda che ha superato gli 1,55 miliardi di euro. A sostenere il margine soprattutto la crescita organica, ma in prospettivo il gruppo prevede uno sviluppo sia per linee interne, che esterne. Oltretutto l’ebitda 2023 da 1,49 miliardi circa incorporava contributi non ricorrenti da 100 milioni circa (in gran parte dal superbonus), per cui la crescita organica è ancora maggiore.

Hera si è concentrata sulla gestione del capitale circolante netto che ha supportato una robusta generazione di cassa e consentito un’efficace azione sul debito: la leva finanziaria, intesa come rapporto tra posizione finanziaria netta ed ebitda (il maggiore indicatore della sostenibilità del debito aziendale), è infatti rimasta sotto controllo a 2,6x di PFN/MOL, contro il 2,56x del 2023 e il 2,6x del 2022. Sono multipli particolarmente sani, specialmente per un’utility, se si considera che in genere è un indicatore che si attesta nell’intorno del 6x.

Indirettamente si può calcolare che la PFN del gruppo è cresciuta da 3,8 a poco più di 4 miliardi di euro. Alla fine dello scorso settembre il patrimonio netto del gruppo era di 3,787 miliardi, quindi il debt/equity dovrebbe aggirarsi sull’unità.

L’annuncio cardine per gli azionisti è stato quello sul dividendo e sul miglioramento della politica di distribuzione in favore dei soci, un elemento chiave per gli investitori tipici di un’utility che sono spesso cassettisti di lungo periodo interessati alle cedole.

Il dividendo per il 2024 è proposto ora a 0,15 euro, in crescita di oltre il 7% sull’ultima cedola dello scorso anno. Prospettivamente sono previsti ulteriori aumenti con un target di 17 centesimi di dividendo nel 2028 che implicherebbero un balzo del 17% sui livelli della cedola del 2023. La leva finanziaria dovrebbe comunque restare sotto la soglia ritenuta prudenziale di 3x anche a fine piano.

Degli obiettivi, in termini di apporto all’ebitda sono stati posti anche per le singole divisioni, sono utili per comprendere i business più importanti di questa articolata realtà e gli obiettivi di sviluppo.

Hera, le reti assorbiranno oltre metà degli investimenti

Per la divisione Reti si attende un balzo dai 466 milioni del 2023 a 621 milioni di euro di ebitda nel 2028 (CAGR 6%, un balzo del 33% circa). Previsti investimenti per 2,5 miliardi (il 54% del totale) in questa divisione. Circa 1,4 miliardi saranno destinati al ciclo idrico integrato, quasi un miliardo alla distribuzione gas ed energia elettrica. Ampio il piano di smart metering anche in ottica predittiva (entro il 2028 523 mila smart meter gas, 465 mila contatori elettrici 2G e oltre 640 mila contatori idrici intelligenti).
In ambito idrico la sicurezza degli approvvigionamenti sarà l’obiettivo primario, anche grazie a soluzioni tecnologiche di riduzione delle perdite ed efficientamento, adeguamento dei sistemi fognari, promozione del riuso e rigenerazione della risorsa a supporto della transizione ecologica del settore.

Il piano di Salvaguardia della Balneazione di Rimini è la più grande opera di risanamento fognario mai realizzata in Italia con 270 milioni di investimento tra 2013 e 2028.

Ci sono poi i bioessiccatori di Cà Nordio (Padova) per una depurazione più efficiente, c’è il progetto per l’acquedotto di Trieste.

La rete elettrica dovrebbe arrivare a un hosting di oltre 400 MW nel 2028 (+30% dal 2023) grazie anche nuove cabine primarie e secondarie. Imponente l’impegno sull’abilitazione delle reti al trasporto di molecole verdi, si sta già sperimentando a Castelfranco Emilia (MO).

A Bologna è previsto un impianto power to gas collegato a uno dei maggiori depuratori idrici che impiegherà le acque depurate per produrre prima idrogeno rinnovabile e poi biometano, usando l’ossigeno di scarto dei processi produttivi.

Sul fronte del teleriscaldamento, che copre 174 milioni di investimenti tra diretti e PNRR/MASE, si lavora anche a Bologna, Ferrara e Forlì.

Hera, l’Energia punta a un margine operativo lordo di 576 milioni

Per l’Energia si passa da 549 a 576 milioni di euro di ebitda nel 2028 (CAGR +1%, una crescita del 5,4% dal 2023 al 208). La divisione Energia proporrà sempre di più Hera come partner per la transizione energetica dei clienti che dovrebbero diventare 4,5 milioni nel 2028.  

In particolare nell’arco del piano i clienti energia elettrica dovrebbero raggiungere quota 2,4 milioni superando il numero dei clienti gas, grazie anche all’aggiudicazione di 7 lotti della gara del Servizio a Tutele Graduali nel 2024.

Sul fronte della generazione da rinnovabili, il gruppo Hera ha posto l’obiettivo di installare oltre 300 MW di potenza fotovoltaica entro il 2028. In questo ambito si guardano le opportunità degli impianti agrivoltaici e si lavora già su progetti su discariche o impianti del ciclo idrico, senza considerare le installazioni presso i clienti anche di Comunità Energetiche Rinnovabili.

Per la decarbonizzazione delle aziende proseguono intanto i lavori alle due Hydrogen Valley di Modena e Trieste, per la produzione di circa 800 tonnellate l’anno di idrogeno verde.

Hera, l’Ambiente consoliderà la propria leadership italiana

Per l’Ambiente l’ebitda dovrebbe passare da 353 milioni nel 2023 a 470 milioni di euro a fine piano (CAGR +6%, +33% in arco piano). Da 7,7 milioni di tonnellate smaltite e commercializzate nel 2023 il gruppo intende salire a 9,6 milioni tonnellate nel 2028.

Si valutano anche operazioni di M&A nel settore.

I risultati di Hera in questo settore sono da leadership. La società ha il 10% del mercato, nonostante le carenze impiantistiche del Paese, e vanta la più grande e moderna piattaforma di impianti d’Italia.
Ciò le permette di anticipare e superare i target europei, con l’obiettivo di una quota di rifiuti in discarica inferiore al 3% entro il 2028 contro un tetto europeo posto al 10%. A fine piano è previsto un tasso di riciclo del 64% (obiettivo Ue al 2030 al 60%) e il tasso di riciclo da imballaggi sarà del 68% (target Ue al 2030 al 70%). Faranno parte della dotazione infrastrutturale la nuova linea del termovalorizzatore di Padova, la piena operatività dell’impianto F3 di Ravenna e il potenziamento della capacità di trattamento dei rifiuti liquidi. il piano di Hera prevede anche il raddoppio degli stabilimenti di Novara per la rigenerazione del PE e del PET, progetti innovativi come quello dell’impianto di recupero delle fibre di carbonio a Imola (sarà inaugurato a breve) e quello per la rigenerazione delle plastiche rigide di alta qualità in fase di realizzazione a Modena.

Per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti, in un Paese gravemente impattato da carenze impiantistiche, il Gruppo Hera è riuscito nel tempo a consolidare la più grande e moderna piattaforma di impianti in Italia, posizionandosi come principale operatore del settore, con una quota di mercato di circa il 10%

Hera, gli investimenti per la transizione e il MOL a valore condiviso

Tornando alla qualità del piano, dei 5,1 miliardi previsti, circa 3 miliardi sono diretti alla transizione green dei territori serviti. Le risorse saranno finanziate dal Gruppo Hera per 4,6 miliardi, cui si aggiungeranno quasi 500 milioni di contributi del PNRR e di altri istituti.

L’accendo sulla sostenibilità si desume anche dal calcolo di investimenti operativi per 2,6 miliardi di euro (pari al 96% degli investimenti ammissibili) che saranno allineati alla Tassonomia europea.

Trasversalmente a questa cifra c’è quella del 77% degli investimenti totali (4 mld) destinato ad iniziative in grado di creare MOL a valore condiviso. Il MOL a valore condiviso è definito da Hera come quello in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Onu (SDG).

L’accento sulle infrastrutture nasce dalla volontà di difendere gli asset industriali in uno scenario caratterizzato da una continua volatilità e da una sempre maggiore frequenza di eventi metereologici estremi.

Il territorio di riferimento dell’Emilia Romagna funestato da eventi avversi negli ultimi anni richiederà una cura particolare e per questo Hera ha sottolineato questo approccio al business.

Focus su decarbonizzazione, economia circolare, resilienza e innovazione corredano il piano di crescita che prevede una spinta su tutti e tre i business principali.

L’equilibrio tra le attività intende mantenere al 60% del capitale investito le regolate e al rimanente 40% quelle liberalizzate.

Degli investimenti un quarto (25%) contribuirà a digitalizzazione e innovazione, il 47% all’incremento della resilienza delle infrastrutture ai cambiamenti climatici e il 60% alla transizione ecologica.

Come visto per altri gruppi l’accento sulle reti rimane fondamentale, le reti infatti assorbiranno più della metà degli investimenti (2,5 miliardi pari al 54%). Circa l’8% degli investimenti sarà destinato a eventuali opportunità di crescita per linee esterne e il 39% degli investimenti totali è destinato a ridurre il consumo di risorse naturali, in primis con i modelli dell’economia circolare.

Confermato infatti l’obiettivo di decarbonizzazione, ossia la riduzione del 37% delle emissioni al 2030 rispetto al 2019 (con validazione SBTi), si punta a incrementare la quota di acque reflue recuperabili (target al 14,4% del totale nel 2028), a ridurre i consumi idrici interni (-24% nel 2028) ad aumentare le plastiche riciclate del 165% (nel 2028 rispetto al 2017). C’è anche l’obiettivo di raccolta differenziata al 77,7% nel 2028.

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