Enel, vendite con l’insediamento di Trump, ma i problemi sono altri

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Opportunità dai megatrend di domanda da data center ed elettrificazione. Il percorso passerà comunque dalle rinnovabili e dalle reti, dai business regolati e dalle sfide del mercato europeo

Enel, vendite con l’insediamento di Trump, ma i problemi sono altri

L’insediamento di Trump non ha fatto bene a Enel con il titolo crollato di oltre il 7% nel corso delle prime due sedute di questa settimana, con un gap down nei prezzi e un nuovo test dei supporti di 6,73 che ospitano anche la media mobile esponenziale a 200 sedute, un supporto dinamico di lungo periodo fondamentale. Certamente ha anche contribuito lo stacco di un acconto sul dividendo 2024 da ben 21,5 centesimi, ma è indubbio che la finanza globale sta elaborando in queste sedute le indicazioni spesso scomposte che giungono dagli States.

I movimenti del titolo Enel non sono stati, comunque, drammatici, anche se i volumi sono stati impetuosi, con oltre 50 milioni di pezzi passati di mano per due sedute consecutive contro una media giornaliera dell’ultimo mese di 28,5 milioni di azioni.

Più importante sarà la tenuta della trendline rialzista in forza ormai dall’ottobre 2022 e in transito oggi per area 6,55, livello sui cui si pongono anche dei supporti statici.  Sempre sul piano grafico va detto che già con i massimi di ottobre a 7,39 euro il titolo ha superato di misura gli ostacoli statici che in area a 7,0-7,1 euro ospitano anche il 61,8% del ritracciamento dai lontani massimi del gennaio 2021, nel dopo Covid.

Il titolo di Enel potrebbe insomma essere in una fase di accumulazione. Saranno le prossime settimane a chiarire la direzione che i corsi intendono prendere e a saggiare la solidità dell’attuale trend rialzista.

Ma la questione è appunto anche politica e industriale. La Trump Economy che riscopre l’idrocarburo e taglia le rinnovabili, che rilancia i dazi e le guerre commerciali farà male ad Enel?

Enel, effetto Trump? 

La domanda se l’è posta anche Jefferies, che ieri ha confermato un consiglio di acquisto (buy) sul titolo, abbassando però il prezzo obiettivo di Enel da 9 a 8,6 euro, comunque ben al di sopra dei corsi attuali. Secondo gli analisti è un bene che la compagnia guidata da Flavio Cattaneo sia esposta meno di altri alle rinnovabili USA, meno del 5% dell'ebitda 2025-2026.

Anzi il gruppo è ben posizionato sul megatrend della crescita enorme della domanda di energia elettrica da parte del mercato statunitense e globale a causa soprattutto dell’intelligenza artificiale, ma anche delle cripto e di altre tendenze storiche inscrivibili nella elettrificazione dei consumi (auto elettriche, riscaldamenti, Iot, etc.).

A dirla tutta poi il fatto che il gruppo ridimensioni la propria attività nelle rinnovabili, come la recente vendita di Enel Green Power India al maggiore produttore di pannelli locale, Waaree Energies, non sempre sono gradite. Con quell’operazione valutata attualmente circa 88 milioni di euro passano di mano in una delle economie più dinamiche del pianeta 760 MW di potenza installata e progetti per 2.5 GW in tutto il Paese.

Enel, i mercati chiave sono Italia, Iberia e Sudamerica

Ma il gruppo Enel deve fare delle scelte e finanziare investimenti e dividendi. D’altronde il gruppo ha tre mercati chiave soprattutto nel mondo: l’Italia, la Spagna e il Sudamerica. Su 363,3 TWh distribuiti nel mondo nei primi 9 mesi del 2024, 163 TWH sono stati distribuiti in Italia, il 45% circa, contro il 30% dell’Iberia e il 26% del Sudamerica.

La strada per il prossimo 13 marzo, quando è in calendario il cda di Bilancio e la relativa presentazione che forniranno al mercato anche i saldi dell’intero 2024 è ancora lunga, ma sicuramente un orientamento importante è già arrivato lo scorso novembre con il nuovo piano industriale al 2027 e con i dati dei primi nove mesi del 2024.
Il gruppo energetico italiano rivista al rialzo la politica dei dividendi con un nuovo DPS fisso minimo annuo pari a 0,46 euro – che sui corsi attuali significa un generosissimo 6,79% di dividend yield - e un potenziale ulteriore incremento fino a un payout del 70% sull'Utile netto ordinario del Gruppo.

Oltretutto il gruppo Enel ha posto guidance in crescita costante nel periodo, prendendo il midpoint delle previsioni si dovrebbe passare da un utile netto ordinario di 6,7 miliardi nel 2024 a 6,8 miliardi nel 2025 fino a 7,3 miliardi nel 2027. Significherebbe una crescita media annua dell’11% degli utili tra il 2022 e il 2027. Significa un rapporto prezzo utili P/E al 10,27x ai prezzi attuali, a 10,12 volte gli utili attesi nel 2025 e a 9,42 volte gli utili attesi nel 2017.

Enel, il piano basato sulle reti dovrebbe potenziare il business regolato

Ma Jefferies ha anche sottolineato la crescente importanza del business regolato nel modello di Enel. Il breakup degli investimenti previsti nel triennio del piano – lo abbiamo già notato – indica investimenti per 26 miliardi di euro nelle Reti, per 12 miliardi nelle Rinnovabili e per 2,7 miliardi nei Clienti.

Nei primi nove mesi del 2024 su 203,9 TWh di energia venduta (perimetro diverso da quello dell’elettricità distribuita di cui sopra), 130,2 TWh erano nel mercato liberalizzato, 73,6 TWh erano invece nel mercato regolato (il 36% circa) e l’attenzione per le reti nel piano industriale sicuramente conferma l’intenzione di accrescere questa quota.

D’altronde le reti sono il cuore del valore delle rinnovabili e delle nuove smart grid alle quali si chiedono cose che prima non sapevano fare, come modularsi in base non solo alla domanda, ma anche all’offerta suddivisa da un numero crescenti di prosumer (pannelli fotovoltaici casalinghi, impianti eolici o solari, comunità energetiche…).

La direzione quindi è tracciata. Enel su 89,4 GW di potenza installata deve 62,3 GW alle rinnovabili con un grosso contribuito dalle dighe le cui concessioni sono un tema attuale.
Così come il calo inatteso del vento che ha impattato sull’intera energia europea o l’aumento dei prezzi del gas d’importazione Usa che stanno piegando la competitività della manifattura italiana.

Sono tutte sfide che Enel conosce, ma alle quali dovrà nelle prossime settimane rispondere in maniera sistemica, in squadra con la politica che gode anche del ruolo di azionista nel colosso globale dell'energia.

Perché alla fin fine i consumatori privati e industriali sono forse lo stakeholder più importante.

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