Generali-Natixis, verso un gigante del risparmio gestito da 1.900 miliardi
pubblicato:Il cda del Leone approva a maggioranza l’operazione, ma l'accordo non è ancora vincolante. I soci forti di Generali si mettono di traverso, ma l'obiettivo di un colosso europeo dell'asset management è accattivante. La sede ad Amsterdam. Natixis mette masse più che doppie rispetto a Generali, ma il Leone si impegna a iniettare 15 miliardi di euro di risorse. Così la governance viene equilibrata al 50% ciascuno sulla base di un contratto di 15 anni. Il CEO Woody Bradford verrà da Generali
La parola d’ordine è scalare, crescere di dimensione per competere su scala globale da un territorio, quello europeo, spesso ancora marginale nel campo dell’asset management. Così il nuovo annunciato, travagliato memorandum of understanding (MOU) tra Generali Investment Holding da un lato e la Natixis Investment Managers della francese BPCE dall’altro, prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo dopo il via libera a maggioranza nel consiglio di amministrazione di 5 ore del Leone di Trieste tenutosi ieri dopo una serie di dubbi espressi da soci forti di Generali come la Delfin degli eredi Del Vecchio (9,9% del capitale) e il gruppo Caltagirone (al 6,9%).
Il documento firmato con i francesi non è ancora vincolante e pone la prima pietra su un percorso che dovrebbe portare a metà 2025 ad accordi definitivi e quindi a inizio 2026 alla chiusura dell’accordo dopo le necessarie autorizzazioni.
Generali-Natixis, i numeri del nuovo player
Di certo al nuovo piano non manca l’ambizione. Il nuovo campione del risparmio gestito avrebbe 1.900 miliardi di euro di asset in gestione (AUM) che ne farebbero sotto questo profilo il nono a livello mondiale al fianco degli storici colossi americani. Verrebbero conferiti nella NewCo 9,5 miliardi di euro di asset e attività.
In Europa sarebbe il primo asset manager con 4,1 miliardi di ricavi e il secondo gruppo per asset in gestione. Le masse in gestione sarebbero divise soprattutto tra Francia, Italia e Stati Uniti.
Quegli 1,9 trilioni sono per il 61% in Europa, per il 34% nelle Americhe e per il 5% in Asia, ma la rete di distribuzione coprirebbe più di 25 Paesi con oltre 400 addetti alle vendite e oltre 2300 relazioni con clienti, Stati Uniti, Europa, ma anche Cina, Giappone, Australia…
In termini di asset class, il nuovo portafoglio di strategie combinato dovrebbe essere per il 65% a reddito fisso, per il 21% azionario ed essere poi integrato da selezionati mercati privati e altri franchise (14% circa degli AUM).
Il nuovo asset manager prevederebbe un utile netto adjusted pro-forma da 700 milioni di euro.
L’operazione dovrebbe accrescere per Generali il risultato netto adjusted e la cassa fin dal primo anno di applicazione, gli utili del gruppo triestino dovrebbero crescere di oltre 100 milioni di euro una volta raggiunte a regime le sinergie previste.
L’impatto sul Solvency ratio di Generali dovrebbe essere neutrale, così come l’operazione non dovrebbe avere conseguenze sul CET1 ratio di BPCE.
A regime (previsto dal quinto anno di operatività) le sinergie sarebbero di 170 milioni di euro (in termini di utile operativo ante imposte), tra economie di market data e IT ed efficientamenti nel procurement. E’ previsto inoltre dal merger un apporto di 40 milioni di euro circa in termini di ricavi incrementali, tramite l’internalizzazione di mandati e le competenze condivise sui fondi unit linked, il cross-selling, la crescita complessiva di assicurazioni e asset previdenziali.
In totale fanno sinergie a regime ante imposte da circa 210 milioni di euro.
A queste la NewCo aggiungerà 70 milioni di sinergie ante-imposte che verranno dall’acquisizione di Conning e di MGG.
È infatti di venerdì scorso la notizia dell’acquisizione della statunitense MGG di New York da parte di Generali Investments, la società con 632 miliardi di attivi in gestione che si fonderà con Natixis Investment Managers. L’ad e direttore generale di Generali Investments Linwood (Woody) Bradford aveva parlato di un’accelerazione dello sviluppo strategico delle capacità di credito privato di Generali Investments. A lui toccherà ora la guida, come Ceo della NewCo che nasce tra Generali e Natixis nell’asset management e infatti anche quest’ultima operazione entra nel deal.
Generali-Natixis, chi mette cosa e cosa ottiene
L’equilibrio tra Trieste e Parigi nella creazione di questo nuovo asset manager è stato sicuramente uno degli obiettivi strategici del management alle prese con il progetto.
Natixis IM è controllata al 73% dalla banca francese BPCE (Groupe des Banques Populaires et des Caisses d'Epargne), la seconda banca francese nata da una federazione di 14 banche popolari e 15 casse di risparmio con 35 milioni di clienti e 100 mila dipendenti.
Alla nuova partnership Natixis apporterà circa 1,2 trilioni di euro, circa il doppio di quelli provenienti da Generali Investment Holding (GIH, 0,6 trilioni).
Parallelo anche l’apporto relativo per ricavi, con 1,3 miliardi da GIH e 2,8 mld da Natixis IM.
Più equilibrato il relativo management fee margin, che per Generali è di 18 punti base e per Natixis è di 24 (con un pro-forma aggregato previsto a 21).
Più redditizia la quota di asset di GIH nel pro-forma elaborato su dati 2023: circa il 60% di cost/income ratio per GIH e l’80% per Natixis.
L’utile netto adjusted, come detto previsto a 700 milioni di euro, dovrebbe avere 300 milioni di apporto da GIH e 400 milioni di apporto da Natixis. Sul fronte della redditività i contributi delle due realtà sono dunque molto più equilibrati, ma l’intesa prevede anche altro.
Per riequilibrare i pesi infatti Generali si impegna a contribuire alla NewCo con un capitale di avviamento di 15 miliardi di euro e lascia sul piatto anche la partnership strategica asiatica con la Cathay Life del colosso Cathay Financial Holdings da cui è stato acquistato Conning.
Ai francesi di BPCE sono inoltre riservati dividendi preferenziali nel 2026 e nel 2027 di 125 milioni di euro l’anno.
A Generali invece, nello stesso periodo 2026-2027, sarà rimborsato il finanziamento da circa 230 milioni di euro utilizzato da GIH per comprare MGG.
Generali-Natixis, una governance equilibrata del nuovo asset manager
Alla base del memorandum of understanding franco-italiano c’è una struttura di governance esattamente paritetica con il 50% della NewCo a GIH e al 50% di BPCE (tramite Natixis).
Già designato il top management della NewCo. Il presidente sarà il CEO di Bpce Nicolas Namias, il vice-presidente Philippe Donnet (CEO di Generali); il Ceo del nuovo gruppo sarà Woody Bradford, già alla guida come detto di Generali Investment Holding, sarà affiancato dal vice-CEO Philippe Setbon.
La sede della nuova entità sarebbe posta ad Amsterdam, mentre Francia, Italia e Stati Uniti manterrebbero degli hub operativi. Il consiglio di amministrazione è previsto anch’esso a composizione paritetica tra rappresentanti di BPCE e di Generali, che verrebbero integrati con tre consiglieri indipendenti scelti congiuntamente. Prevista prima della sigla degli accordi definitivi anche una consultazione con i rappresentanti dei lavoratori coinvolti.
Per consolidare la strategia di lungo periodo del gruppo è previsto che gli accordi sulla governance siano fissati in contratti della durata di 15 anni.
Philippe Donnet, ceo di Generali, ha definito il progetto “un'opportunità unica per dare vita all’asset manager leader in Europa e tra i primi dieci a livello globale. Una società con forti radici in Italia, Francia e Stati Uniti”.
Nicola Namias, ceo di BPCE, ha definito l’iniziativa un “progetto innovativo a vantaggio dei clienti” e che contribuirà a trasformare l’industria dell’asset management.
Dopo la recente acquisizione di Axa Investment Managers per 5,1 miliardi di euro da parte di BNP Paribas, si prepara dunque un nuovo mega-accordo nel mondo dell’asset management europeo, ma le sfide di questo deal appaiono ancora oggi poderose.
Se giganti americani di settore come BlackRock o KKR spingono a una crescita dimensionale l’industria con l’obiettivo di catturare sinergie di scala e allargare l’offerta di prodotti finanziari, i malumori dell’azionariato di Generali, da Caltagirone a Delfin, non sono da sottovalutare e anzi preludono a mesi caldi di confronto e scontro con l’attuale linea manageriale.
Nelle prossime settimane si registreranno l’Investor Day di Generali il 30 gennaio, poi la pubblicazione dei risultati del 2024 il 13 marzo 2025 e infine la data calda dell’8 maggio, quando l’assemblea degli azionisti sarà chiamata all’approvazione del bilancio e soprattutto alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Proprio l’appuntamento dell’8 maggio è il più atteso per Generali dopo gli attriti sulla governance degli ultimi anni.
In queste ore il mercato è freddo sul nuovo progetto e nel primo pomeriggio punisce con un -1,63% il titolo Generali che torna a 28,95 euro.
Equita SIM ha confermato una raccomandazione hold con prezzo obiettivo a 26,5 euro.
Banca Akros ha invece alzato il prezzo obiettivo da 26,2 a 29 euro (accumulate).
Il titolo Generali tratta a circa 13,13 volte gli utili ordinari degli ultimi 12 mesi (P/E extra items TTM) e a circa 11,94 gli utili previsti (P/E Forward), questo significa che il mercato si aspetta un miglioramento dei profitti.
L’azione è reduce da un balzo del 44% in Borsa nell’ultimo anno che ha riportato i corsi su livelli che non si vedevano dal 2008. Performance che renderanno più difficile contestare l’azione del management. Di certo però le pressioni nei prossimi mesi, in vista dell’assemblea di maggio, sono comunque destinate ad aumentare.