Go Internet, non è solo colpa del POC
pubblicato:L'opa è pronta ed è a sconto, ma servirà un raggruppamento 500 a 1 e poi la penny stock finirà nel portafoglio di Tessellis, il gruppo che unisce Tiscali e Linkem. Il business della piccola tlc però è in ripresa e forse ci guadagneranno sia Negma, che Tessellis. Di sicuro i piccoli azionisti ci hanno perso
Dopo aver perso più del 99% in un anno la penny stock di Go Internet che si pone in queste ore a 0,0018 euro e conferma il trend degli ultimi mesi: volumi sempre più su e prezzi sempre più giù.
Go Internet è un internet service provider da quasi 10 anni quotato a Piazza Affari, ma precipitato con tenacia dagli oltre 4 euro dei momenti migliori del 2015 ai livelli attuali che impongono sostanzialmente le prossime mosse del gruppo: in pratica un rifinanziamento che si tradurrà in un'opa a sconto e in un delisting.
Go Internet, un’altra storia di POC, ma non è tutto
La società è di quelle da cui stare lontani per via della presenza dei famigerati POC di Negma, ossia le obbligazioni convertibili che penalizzano da tempo le quotazioni di diverse società quotate dell’Euronext Growth Milan e che forse meritavano una menzione nel recente Manifesto istituzionale per il rilancio dei mercati. Un fenomeno diffuso e legale che ha dato prova di sé anche nei casi di Daniela Santanché collegati a Ki Group, Bioera e Visibilia (ma si potrebbero citare anche Prismi, Energica, Askoll Eva, Eprice, Fidia, The Lifestyle Group. Ma anche Illa, Axelero e Caleido). Un esperto come Ambromobiliare ci ha fatto persino uno studio dal titolo “POC: attenzione a quelli che distruggono valore”.
Ma va anche detto che le speculazioni facili di Negma o di Atlas si inseriscono sempre in situazioni di crisi pregresse come il grafico di Go Internet ampiamente dimostra. Ognuna inserita nel caso specifico della società e nel suo business.
Go Internet, come va la società
Il primo semestre mostra una società viva, un business in crescita per certi aspetti, ma anche in forte perdita.
Pochi numeri lo spiegano bene. I ricavi crescono nel semestre del 5% a 5,1 milioni di euro e l’ebitda cresce del 259% addirittura a 0,6 milioni di euro. Più giù però le pesanti dolenti note: Ebit -1,6 milioni di euro (ma c’erano proventi straordinari un anno prima) e una perdita da 1,9 milioni di euro.
Nel mezzo l’importante e profittevole riposizionamento del business verso la clientela aziendale che, afferma il gruppo, è una manovra di successo che già si palesa nei ricavi e nei margini. C’è stata infatti una rivoluzione nella natura industriale del gruppo: a inizio 2020 i clienti erano quasi tutti residenziali, ossia famiglie e persone, alla fine del giugno 2023 il 73% della clientela è composto da aziende.
Più giù nel conto economico però, come detto le cose non vanno bene. Un anno fa c’erano stati proventi straordinari per circa 1,8 milioni di euro quando Linkem, allora socio al 21,22% di Go Internet si era comprata le frequenze di banda 3.400-3.600 Mhz. Oggi la stessa Linkem diventata OpNet è però scesa ad appena il 2,18% del capitale di Go Internet anche se avrà ancora molto da dire – come vedremo – sul futuro della società.
Ma la semestrale mostra chiaramente le fragilità di questa società dal giro d’affari comunque in crescita. Innanzitutto il debito finanziario: è leggermente sceso ma la PFN resta negativa per 7,56 milioni di euro a fronte di un patrimonio netto di appena 2,28 milioni di euro. Significa un debt/equity di 3,31x in un periodo di tassi elevati e se togliamo la cassa da 563 mila euro, il debito verso le banche è di oltre 8,1 milioni di euro.
La trasformazione di Go Internet è passata per il consolidamento integrale della controllata Xstream, che è specializzata nelle soluzioni complesse per le realtà più strutturate e prodotti whitelable rivolti a system integrator e rivenditori, attività che fanno parte a pieno titolo della nuova identità industriale del gruppo, ma che comportano anche un avviamento da 1,23 milioni di euro circa in bilancio. E sui conti pesano non poco ammortamenti in calo, ma ancora a 1,45 milioni di euro circa che superano di misura l’ebitda da 597 mila euro del 30 giugno scorso.
Il risultato, aggiunte le altre post, è appunto una perdita da 1,9 milioni di euro.
Una perdita che impone le manovre straordinarie che a breve i soci dovranno valutare e probabilmente approvare, ossia la riduzione del capitale per perdite normata dall’articolo 2.446 del codice civile; l’aumento di capitale da 3,35 milioni di euro riservato a Tessellis (la ex Tiscali fusasi appunto con Linkem), il raggruppamento delle azioni potente da 500 azioni esistenti a 1 nuova azione.
Sono questi in sintesi i tre punti della prossima assemblea straordinaria dei soci di Go Internet convocata per il prossimo 22 dicembre.
Go Internet, l’opa è un salvataggio a sconto
Le novità sono recenti. Appena lo scorso 30 novembre infatti Opnet, la controllante di Tessellis già azionista di Go Internet, ha infatti annunciato l’accordo per l’investimento nel gruppo che passerà dall’aumento di 3,35 milioni di euro a 0,00162 euro per ogni azione di Go Internet di nuova emissione. Da notare che il giorno prima il titolo Go Internet aveva aggiornato i minimi storici (a 0,0016 euro) e chiuso la seduta a 0,0018 euro, quindi comunque a un prezzo che era assai superiore agli 0,00162 euro messi sul piatto da Tessellis.
Di conseguenza Tessellis lancerà l’opa su Go Internet a questa cifra, o meglio, post-raggruppamento a 0,81 euro con uno sconto del 10% sul prezzo di chiusura del giorno prima poco superiore appunto al minimo storico. Oltretutto l’operazione di offerta tesa al prossimo probabile delisting di Go Internet veniva annunciata dopo alcuni mesi di volumi in crescita e titolo in calo.
A fine settembre con la pubblicazione della semestrale Go Internet l’aveva detto: i risultati industriali superano le attese, ma “è quanto mai fondamentale che la società riesca a raccogliere l’adeguato supporto finanziario per colmare il gap accumulato e sostenere le esigenze di medio periodo”.
“La mancanza di tale sostegno avrebbe impatti negativi sulla capacità di sviluppo industriale e sulla garanzia di operare come entità in funzionamento”.
Insomma, come dimostrava la perdita monstre del primo semestre, servivano subito delle risorse e il gruppo era già appeso ai “tiraggi delle tranche del POC Negma” (che ha permesso nuove risorse per 520 mila euro circa nel primo semestre); alle rinegoziazioni dei piani di ammortamento e agli esiti della gestione del credito dovuto a Opnet per l’acquisto di servizi wholesale.
Una soluzione alla fine è stata trovata e Opnet/Tessellis comprerà probabilmente il gruppo sul mercato a valori prossimi ai minimi storici. Un investimento che potrà probabilmente dare i suoi frutti alla società romana che controlla anche gli asset di Tiscali e Linkem.
Fra l’altro Go Internet ha annunciato una nuova sede operativa a Roma, aggiungendola a quelle di Gubbio, Reggio Emilia e Parma. Forse alla fine andrà bene e il nuovo perimetro di Tessellis la rafforzerà.
Ma non è certo una storia per piccoli azionisti.