Germania, economia in rallentamento e tensioni
pubblicato:Si apre un 2024 difficile e le tensioni sociali non mancano mentre l'economia tedesca resta in affanno

Ancora tensioni in Germania. La zoppicante locomotiva d’Europa è entrata nel 2024 con un pesante carico di problemi, a partire da una crisi economica che sa tanto di stagflazione, ossia di un mix di stagnazione e inflazione.
Berlino ha mostrato l’anno scorso la peggiore performance economica del G7 chiudendo il 2023 in recessione. Dopo gli ultimi dati sul Pil Siegfried Russwurm, il numero uno della BDI (la Confindustria tedesca) ha affermato che l’economia del Paese è ancora alla paralisi aggiungendo: “Non vediamo alcuna possibilità di rapido recupero nel 2024”.
L’anno si apre tra tensioni politiche e una situazione economica prostrata da un contesto sfavorevole. Il pilastro dell’energia a basso costo grazie alla Russia è stato spazzato via della guerra in Ucraina, dalle misteriose esplosioni del Nord Stream.
Il rincaro dei prezzi a tutti i livelli delle filiere, la debolezza della domanda interna e internazionale, le più rigide condizioni di finanziamento dovute ai tassi di interesse elevati hanno reso più buio anche l’orizzonte del 2024, fino al punto che qualcuno, come il Guardian, si chiede se anche quest’anno non chiuderà con una recessione economica, sarebbe la prima recessione biennale dall’inizio degli anni Duemila, ma è certamente ancora troppo presto per dirlo.
Germania tensioni politiche e sociali
Di certo la Germania è scossa in questa fase anche da tensioni sociali e politiche. Già da settimane si vedono proteste in vari settori, spesso contro i costi dell’energia, il peso della burocrazia, il ritorno dell’IVA dei ristoranti dal 7 al 19%.
C’è stata la protesta dei trattori, con circa 100 mila agricoltori in piazza e decine di migliaia di trattori schierati in tutta la Germania contro il taglio dei sussidi sul gasolio agricolo e il ripristino delle tasse sulle macchine agricole che non si vedevano da un secolo. Delle concessioni hanno chiuso il caso, ma l’agricoltura vale appena l’1% del Pil tedesco, e ci sono molti altri settori in fermento, come le ferrovie.
Anche la questione dei migranti è molto avvertita, lo spettro delle posizioni passa dall'impatto sullo stato sociale e sulle liste di attesa per i servizi alla carenza strutturale di manodopera in Germania. Il tema migranti è uno dei più caldi: negli ultimi giorni sono scese centinaia di migliaia di persone nelle piazze delle grandi città della Germania per protestare contro l’ascesa del partito AFD, oltre il 20% in alcuni sondaggi, che potrebbe portare Björn Höcke a essere il primo governatore di un land di estrema destra. Si tratterebbe della Turingia, che con la Sassonia e il Brandeburgo è il vero appuntamento politico caldo del prossimo settembre, mentre forse le elezioni europee avranno un peso più tattico.
Ma la situazione è già rovente e, dopo la rivelazione di contatti tra politici AFD e gruppi neonazisti e di una discussione sull’opportunità di deportare in Africa due milioni di persone non assimilate "a sufficienza", è partita una campagna di firme per dichiarare incostituzionale l’AFD: ha raccolto quasi un milione e mezzo di firme, non poco.
Intanto la questione economica della Germania occupa sempre più spesso le cronache internazionali.
Germania, la situazione economica
Diversi i segnali di debolezza all’inizio del 2024. I dati preliminari hanno indicato un calo del Pil tedesco dello 0,3% nel 2023. Una flessione in linea con le attese e che si riduce a un -0,1% al netto degli effetti di calendario, ma è anche la conferma dell’impatto di “molteplici crisi” sulla principale economia del Vecchio Continente.
Il peso della crisi è stato avvertito soprattutto dall’industria, con un valore aggiunto in calo del 2% al netto delle costruzioni. Soprattutto ha pesato la minore produzione del settore delle forniture energetiche, ma si sono visti segnali misti. Le auto e le attrezzature per i trasporti sono andate bene; la manifattura, che copre l’85% dell’industria, si è invece contratta dello 0,4% Da segnalare il calo di produzione e valore aggiunto in settori energy-intensive chiave come la chimica e la metallurgia.
Il settore delle costruzioni ha subito le dure condizioni di finanziamento specialmente sul ramo dello sviluppo immobiliare già appesantito da costi di costruzione e mancanza di manodopera specializzata. Sono migliorate invece le attività di ingegneria civile e di completamento delle opere. Al netto delle variazioni di prezzo, le costruzioni hanno registrato un modesto +0,2%
I servizi in Germania hanno tenuto: particolarmente positivo il settore informazione e comunicazione (+2,6%), ma sono andati bene anche i servizi pubblici, l’istruzione e la salute (+1,0%), oltre ai servizi alle imprese (+0,3%). Hanno invece subito un importante calo, con un -1%, i servizi per commercio, trasporto, ospitalità e ristorazione.
Le stime per il pil tedesco del 2024 sono in rapido calo tra i vari osservatori. A ottobre l’FMI stimava un Pil in crescita dello 0,9% quest’anno. A novembre l’Ocse prevedeva una crescita dello 0,6% quest’anno e la Commissione UE una dello 0,8%, ma a dicembre molti osservatori hanno limato ulteriormente le stime, complice il peggioramento del quadro geopolitico. La Bundesbank prevede una crescita dello 0,4% per l’economia tedesca quest’anno, ma ci sono già istituti che temono un protrarsi della recessione.
Germania, il fardello dell’inflazione
È stato un anno in cui la domanda delle famiglie tedesche ha segnato un calo, corretto per i prezzi, dello 0,8%, riallontanandosi dai livelli pre-pandemia del 2019 (-1,5%). Secondo Destatis, l’inflazione è il maggiore indiziato di questa crisi.
Appena il giorno prima dei dati del Pil sono stati in effetti pubblicati quelli dell’inflazione in Germania. Berlino ha chiuso il 2023 con un incremento medio dei prezzi al consumo del 5,9%, inferiore al 6,9% dell’anno precedente, ma ancora troppo elevato. Per fortuna a dicembre l’inflazione è scesa al 3,7%, su livelli comunque molto più elevati del 2,9% della media dell’Eurozona.
La normalizzazione dei prezzi tedeschi è un fenomeno molto complesso, anche per l’importanza del taglio di diversi incentivi messi in campo in fase di pandemia, né il confronto con i record di un anno fa, dà particolarmente sollievo alle famiglie.
Il prezzo dell’energia per le famiglie è cresciuto del 14% l’anno scorso, il gas naturale – per esempio – segna un +14,7% a/a, l’elettricità segna un +12,7%, mentre l’olio combustibile da riscaldamento è calato del 22,2%. Anche il carburante per le vetture ha mostrato un calo del 5,8%, ma con performance discordi tra i vari prodotti: diesel -11,3%, benzina -4%, GPL +3%
La Germania ha registrato l’anno scorso anche un rally dei prezzi alimentari del 12,4%, dopo che già nel 2022 c’era stata una crescita del 13,4% ben oltre l’inflazione. Gli alimenti essenziali sono molto aumentati tutti quanti, da pane e cereali (+16,4%) a latte e uova (+15,7%), al pesce (+14,7%) alle verdure (+13,3%). Anche le bevande hanno visto un forte rincaro e in generale i prezzi dei beni non durevoli sono aumentati dell’8,8%, mentre sono cresciuti (ma meno) i prezzi dei beni durevoli (+2,9% con l’abbigliamento +3,4%; i mobili sono cresciuti in prezzo del 3,0%).
Per la Germania è stato un 2023 molto caro che apre un 2024 carico di sfide.
Come per molti Paesi occidentali, l’inflazione è determinante nelle performance economiche e le prospettive di normalizzazione dei prezzi trovano - come in gran parte d'Europa - un tessuto di attività economiche già sfibrate dalle tensioni sul fronte della domanda, dai rincari, dall’inasprimento delle condizioni finanziarie.
La frenata/normalizzazione è confermata dall’ultimo dato sui prezzi alla produzione della Germania: a dicembre c’è un calo dell’1,2% sul mese precedente e dell’8,6% sul dato di un anno prima. In entrambi i casi è una normalizzazione più rapida delle attese (o se si preferisce una frenata maggiore).
Ma sicuramente anche a Berlino è molto difficile gioire in questa fase.