Gas sui massimi da quasi un anno, ecco i fattori di rischio per l'Europa
pubblicato:L'ambiguità del programma di Trump, l'intesa con Putin e l'incognita Norvegia
Nessuno più ne parla, come se fosse passato di moda. E in questo c'è una parte di verità. Dopo la fiammata del 2022, quando il prezzo del gas raggiunse il record storico di quasi 350 euro/MWh, le quotazioni si sono ridotte notevolmente, stabilizzandosi comunque su livelli ben superiori rispetto a quelli cui eravamo abituati fino all'invasione della Russia in Ucraina.
In realtà il prezzo del gas già da metà 2021 aveva evidenziato un chiaro trend rialzista, frutto delle conseguenze della pandemia dell'anno prima, ma il grosso del rialzo è arrivato con la chiusura dei rubinetti da parte di Mosca come rappresaglia alle sanzioni occidentali.
La rimonta del gas
Da fine febbraio il gas ha però avviato una rimonta: allora quotava poco più di 22 euro/MWh e stamattina ha toccato a 44,335 il massimo da quasi un anno, con lo sprint decisivo arrivato dopo la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali USA. La circostanza appare alquanto singolare dato che il presidente eletto ha sempre messo in cima alla lista delle sue proposte quella di potenziare la produzione di combustibili fossili.
Tenendo presente che gli Stati Uniti hanno venduto fin qui nel 2024 quasi il 50% delle esportazioni del loro gas liquido all'Europa (circa due terzi nel 2023), sarebbe lecito aspettarsi un calo del prezzo della materia prime. A maggior ragione se venerdì scorso la presidente della Commissione UE von der Leyen ha suggerito di rimpiazzare il gas liquido importato dalla Russia con quello americano, che costa meno.
Trump, i dazi, Putin, la Norvegia: rischi per l'Europa
Quindi come mai le quotazioni sono in ascesa? Uno dei motivi è che il programma elettorale di Trump prevede anche altri punti (di forza, evidentemente, dato che ha vinto nettamente il testa a testa con la Harris). Tra questi quello della difesa delle aziende USA con i dazi sulle importazioni. L'obiettivo principale, almeno nella propaganda trumpiana, è la Cina ma anche l'Europa non ne uscirà indenne.
Il rischio è che si inneschi una battaglia commerciale da cui rischiamo di uscire sconfitti dato che il gas o lo acquisti da Trump o da Putin, i quali sembrano essere in grande sintonia e potrebbero giocare di sponda tenendo il prezzo alto.
L'alternativa, forse non risolutiva, potrebbe essere il gas norvegese ma è di oggi la notizia che il governo ha acquistato per l'equivalente di 1,5 miliardi di euro gran parte della rete di gasdotti, compresi quelli sottomarini che consegnano gas in Germania, Francia, Regno Unito e Belgio. Che atteggiamento avrà Oslo? Conciliante o speculativo? Si tratta in ogni caso di un ulteriore elemento di incertezza e di sostegno alle quotazioni.