Allarme gas, i prezzi elevati hanno già avuto un impatto sui costi dell’energia

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Costo del metano già sul banco degli imputati per la crisi industriale europea, ma i rischi purtroppo sono ancora maggiori. Ecco i numeri

Allarme gas, i prezzi elevati hanno già avuto un impatto sui costi dell’energia

Nonostante recenti repricing i prezzi del gas europeo restano cari, l’elettricità europea costa di più anche per questo e i rischi a catena sono per l’inflazione e soprattutto per la competitività delle imprese.

Gas, prezzi troppo cari, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, un problema che l'Europa non ha ancora risolto

I prezzi del gas naturale sono da sempre uno di quei temi caldi della finanza e dell’economia globale, ma specialmente europea. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina per il Vecchio Continente l’impatto è stato devastante soprattutto per le vie del metano che sono state interrotte da decisioni politiche prese per punire la Russia e da strani attacchi che hanno spinto l’Europa a rifornirsi di gas liquefatto da mezzo mondo, a partire dagli Stati Uniti. È stato ed è questo il costo maggiore per l’Europa dell’"operazione speciale" di Putin.

Ma per l’Europa in realtà l’esplosione delle bollette energetiche era già cominciata prima del 24 febbraio 2022, perché con la pandemia di Covid 19 c’era stato lo shock delle catene di approvvigionamento e i prezzi erano saltati. Il TTF olandese che è (a torto o a ragione) il benchmark di riferimento dell’Europa e si misura in €/Mwh costava in media 22,4 euro nel 2014, 19 euro nel 2015, 14,18 euro nel 2016, 17,1 euro nel 2017 e 21,8 euro nel 2018. Nel 2019 ultimo anno del pre-pandemia il prezzo del gas in Europa era di 13,48 euro a megawattora, nel 2020 ancora prima della disruption delle supply chain, ossia della frattura delle catene di approvvigionamento globali, anche di gas, mentre i lockdown scandivano ancora il ritmo vitale mondiale, il prezzo è addirittura sceso a 9,33 euro.

Un paradiso perduto, del tempo in cui l’energia costava meno, soprattutto alla Germania e questa aveva quindi un maggiore competitività dell’industria manifatturiera che vendeva auto alla grande in Cina.  Da allora tutto è cambiato e l’Europa ci ha perso. Nel 2021 il prezzo medio del gas è già schizzato a una media di 47,46 euro, nel 2022 la media astronomica è stata di 133 euro e nel marzo 2022 si toccò un record storico a ben 345 euro, più di 7 volte i prezzi dell’anno prima, le bollette degli italiani volavano, nonostante il governo abbia poi messo un freno agli adattamenti insostenibili dei contratti.

Non si è più tornati indietro, non abbastanza almeno. Nel 2023 il prezzo medio del TTF è tornato a 40,21 euro, quest’anno siamo a 28,48 euro.

Gas, il 2024 si chiude male per i prezzi e ne risente la bolletta elettrica di famiglie e imprese

Negli ultimi mesi c’è stata anche una rimonta. Per tutta la metà del 2024 infatti i prezzi del metano olandese (che poi è appunto americano e internazionale) si sono tenuti sotto i 26 euro, ma poi negli ultimi due mesi, complici le tensioni internazionali, si è assistito a un pesante rincaro a 46 euro di media (quasi il doppio) a novembre e con prezzi ora attesi dal mercato tra i 42 e i 40 euro sostanzialmente per tutto il 2025. Nuvole nere all’orizzonte insomma.

Ember Energy, che monitora con frequenza i prezzi dell’energia elettrica in Europa, rileva che in Italia i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono passati dai 110 €/MWh di fine settembre a oltre 162,85 euro al 3 dicembre.
In Germania si è volati da circa 80 euro a fine settembre a quasi 140 euro all’inizio di dicembre.
Con le enormi differenze che in genere si registrano in Europa, si osserva che da una media fra prezzo minore e maggiore UE di 69 euro per MWh all’ingrosso di fine settembre, si è passati a 130 euro. Un rally dell’89% dei costi dell’elettricità insomma. Un allarme grave quanto la crisi dell’auto o quella geopolitica.

Gas, il prezzo elevato dell'energia è un problema strutturale (anche secondo il rapporto Draghi)

Non a caso il rapporto Draghi comincia da questo tema e sottolinea che questo allarme sui prezzi delle materie prime energetiche di importazione è più grave per l’Europa, che per le economie asiatiche perché per esempio la statale Kogas della Corea del Sud ha un monopolio di fatto e gestisce meglio la catena e la statale giapponese JOGMEC investe in tutto il mondo e riesce in pratica ad approvvigionarsi per prezzi del gas naturale liquefatto prossimi a quelli di produzione. Anche se il gas direttamente pesa solo sul 4% del Pil (questo il peso delle industrie energivore), il suo ruolo nella generazione di elettricità è appunto enorme. In ultima analisi il costo marginale dell’elettricità, che poi fa il prezzo di mercato, dipende dal costo di generazione delle centrali a gas che sono più care ormai delle rinnovabili.

In Italia il gas decide i prezzi dell’elettricità per circa il 90%, come in Spagna dove però sono su un peso del 30% circa sulla generazione contro il nostro oltre 40%

C’è un’intensità carbonica dell’energia europea che incorpora gli idrocarburi nei prezzi, sono i prezzi delle emissioni di CO2 (ETS) alti e volatili in Europa, a circa 20/25 €/MWh (per la generazione a gas), circa il 10% del prezzo delle bollette elettriche europee, contro i 10-15 della California e prezzi sotto i 10 €/MWh in Cina.

Se si aggiunge un mercato anche finanziario dell’energia poco trasparente e integrato, spesso inefficiente a livello europeo e nazionale si arriva alla debacle che rischiamo di pagare nei prossimi mesi, se non anni.

Abbiamo chiesto qualche tempo fa ai massimi produttori di impianti fotovoltaici d’Italia (utility scale), la Comal che rischia di lasciare Piazza Affari. Ci ha risposto che bisognerebbe aumentare enormemente lo storage, gli impianti di conservazione dell’energia elettrica, non solo le batterie, ma anche magari le dighe, che già oggi lo sono. Perché l’Europa che dipende dall’importazione di gas, carbone e altro avrebbe con il green deal l’occasione di ottenere sempre più energia dalle rinnovabili, che già oggi sono più convenienti delle centrali a gas, ma necessitano di più cure.

Strategie da affiancare a un sistema integrato di approvvigionamento del carbone, del gas, dell'uranio per abbattere, a tutti i costi, la bolletta energetica che tiene in scacco l'industria europea, non soltanto quella dell'auto. E che rischia di soffocare sul nascere quel bisogno imponente di energia che servirà per i data center dell'intelligenza artificiale e l'elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento e condizionamento in Europa.

Sarebbe bello che i policy maker europei e nazionali, fra crisi politiche, industriali e belliche, mettessero tra i buoni propositi per l’anno prossimo questo tema essenziale.