Banco BPM, la contromossa del Credit Agricole
pubblicato:La francese sale al 15,1% potenziale di Piazza Meda. E' la difesa delle partnership su credito al consumo (Agos) e sull'assicurazione. La Unicredit di Andrea Orcel dovrà negoziare anche con Parigi su posizioni nuove
Ammonta a quasi l’11% lo sconto dell’offerta di Unicredit sul Banco BPM in tarda mattinata, 0,175 azioni della banca di Piazza Gae Aulenti per ogni titolo di Piazza Meda, sembrano oggi ancora di meno.
Perché il Credit Agricole venerdì sera, a mercato chiuso, ha dichiarato di avere investito ancora nella banca milanese. Al 9,9% del capitale di Banco BPM già in mano alla “Banque Verte”, si è infatti aggiunta una posizione in derivati su un altro 5,2% che porta la partecipazione aggregata potenziale al 15,1%
Credit Agricole ha anzi fatto sapere che chiederà l’autorizzazione a salire fino al 19,99% di Banco BPM. In Europa infatti le acquisizioni di partecipazioni qualificate nelle banche vanno segnalate e autorizzate dal ramo banking supervision della BCE guidato dalla presidente tedesca Claudia Buch. Per ora però la banque verte non progetta un'opa sul Banco.
Banco BPM, Unicredit e Credit Agricole, da chiarire anche la linea temporale
Chiaramente la risposta del Credit Agricole alla recente offerta di scambio della Unicredit di Andrea Orcel ridisegna lo scenario e conferma la presa dalla banca francese sul Banco BPM dove le partnership nel credito al consumo di Agos e in campo assicurativo sono profonde e rilevanti.
C’è anche chi ipotizza che queste due mosse, l’offerta di Unicredit per il Banco e il rafforzamento del Credit Agricole in Piazza Meda, vadano capovolte in termini temporali.
Prima sarebbe arrivato il rastrellamento di titoli di Banco BPM riconducibile al Credit Agricole e dopo l’offerta di Unicredit in reazione.
Ma è un gioco di specchi che comunque approda al bivio presente di Piazza Meda, ancora una volta protagonista di questa fase accesa del credito italiano nella nuova epoca del taglio dei tassi della BCE.
E’ chiaro che l’opa su Anima da 6,20 euro resta in piedi, così come quel 5% in MPS raggiunto con la privatizzazione delle quote del Tesoro nella banca senese.
Ma se fosse vero che queste due operazioni rilevanti non erano state concordate con il socio francese di Piazza Meda, allora lo scenario di un Banco BPM stand alone che si rafforza in settori strategici collaterali al business bancario tradizionale acquisterebbe un altro sapore.
Quello di un management dalle idee chiare, forse troppo, in uno scenario in cui gli spazi di manovra si restringono per via di una crescente concentrazione che in ultima analisi minaccia proprio l’autonomia del Banco BPM e, a cascata, le ipotesi di creazione di un terzo polo con MPS già naufragate sulla barriera della passivity rule imposta dall’offerta di scambio di Unicredit.
Banco BPM e Unicredit, la questione dell'italianità relativa
L’italianità rimasta appesa in maniera un po’ pelosa ai piani di un terzo polo sponsorizzato apertamente dal governo (o almeno da una sua parte) rimarrebbe nel cesto dei desiderata sbiaditi da una logica di mercato che almeno in Italia sembra funzionare forse fin troppo bene.
Quanto poi sia italiana una Unicredit il cui unico socio rilevante sia BlackRock con il 7% circa e in cui il 42% degli azionisti è statunitense e il 22% del Regno Unito è forse materia per qualche dietrologia da operetta in un mercato che non parla da tempo in termini nazionalistici, almeno in Italia.
Sicuramente il ribaltone da Unicredit italiana offesa dai no tedeschi su Commerzbank, a Unicredit banca straniera che vuole comprare Banco BPM, indebolisce notevolmente ogni lettura impropria proposta avventatamente (o artatamente) dal governo.
C’è poi il Banco BPM, ormai al 15,1% potenziale del Credit Agricole. Dentro il capitale di Piazza Meda però c’è anche il primo socio di Unicredit BlackRock che ha un altro 5,04% del Banco BPM e il finanziare Davide Leone (4,97%). Per arrivare all’Italia nel Banco, bisogna conteggiare il patto parasociale da cui sono uscite la Fondazione CRT e la Fondazione Caritro e in cui sono rimaste Fondazione Carilucca, Fondazione CRA, Fondazione EMPAM, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Fondazione Pietro Manodori, Inarcassa e Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per ingegneri e architetti liberi professionisti. In totale hanno il 6,5% del capitale e contano senz’altro più dei dipendenti soci che nel 2023 portarono una lista con lo 0,14% del capitale e dei fondi che si aggiravano sull’1,53%
Banco BPM, le partnership nel credito al consumo e nell'assicurazione con il Credit Agricole
Dunque i legami tra Banco BPM e Credit Agricole sono soprattutto due, nel credito al consumo con Agos e nella bancassurance.
Agos è un gigante del credito al consumo italiano ed è al 61% del Credit Agricole e al 39% di Banco BPM, cessioni del quinto e prestiti personali sono affidati a un board il cui presidente è Stephane Priami e l'ad è Francois Edouard Drion. Nel board da "indipendente" anche Giampiero Maioli noto ad di Cariparma.
Più articolata la questione assicurativa, che poi in fase di Compromesso Danese acquista ogni giorno maggiore rilevanza in Italia dato che permette alle banche di ridurre l’immobilizzazione di capitale in caso di acquisizione di una compagnia assicurativa (non viceversa però). Lo snodo è stato il 15 dicembre 2023 quando si è assestato il business assicurativo con l’acquisizione da parte del Banco BPM Vita del 65% di Vera Vita e di Vera Assicurazioni dal gruppo Generali per 392,4 milioni di euro (più una componente differita di prezzo commisurata al 65% degli utili di quell’anno). Nella stessa partita si è inserito il Credit Agricole con l’acquisizione del 65% di Banco BPM Assicurazioni e Vera Assicurazioni per 243,6 milioni di euro (con un conguaglio previsto anche questo caso). Il compromesso danese ha regalato al Banco BPM un impatto positivo di circa 140 punti base, ma i comandi sono rimasti al Credit Agricole con il 65% di Vera Assicurazioni e il 65% di Banco BPM Assicurazioni.
Ne è nata una partnership strategica ventennale nel settore danni/protezione naturalmente rivolta anche alla partnership in essere su Agos.
Su questi snodi fondamentali si articolano i legami tra Credit Agricole e Banco BPM che la Banque Verte vuole probabilmente difendere con l’ultimo consolidamento della posizione nell’azionariato di Piazza Meda.
La banca francese ha dichiarato di non volere lanciare un’opa sul Banco BPM, ma di essere pronta a salire sostanzialmente fino a poco meno del 20% (chiedendo le relative autorizzazioni).
Su questo assetto diventerebbe quindi molto difficile per Unicredit, nel caso in cui l’offerta di scambio con il Banco BPM proseguisse, non tenere conto del peso francese nell’azionariato di Piazza Meda che puntella le partnership industriali.
Adesso toccherà ad Orcel sbrogliare la matassa, ma di certo da Parigi è arrivato un segnale chiaro.