Francia, Barnier cede sull'elettricità
pubblicato:Verso la composizione la crisi di governo dopo le concessioni del premier. Forse a Natale i francesi avranno ancora un premier
Nei film catastrofici la chiamano tempesta perfetta. Quando diversi elementi si compongono nella combinazione peggiore possibile originando l’evento singolare, il disastro. Lo scenario di oggi non è così cupo, ma le tinte fosche del panorama promettono maltempo. Solo nel pomeriggio qualche raggio di sole improvvisamente rischiara. Il premier francese Michel Barnie ha infatti dichiarato di aver lavorato a un compromesso con le opposizioni e le sue concessioni sembrano allontanare il pericolo di una imminente crisi di governo.
Francia, la crisi politica che montava nel momento peggiore
La nuova crisi di governo francese si aggiungeva all'esplosione della coalizione semaforo della Germania, dopo che la nuova commissione europea targata Von der Leyen si è insediata con 370 voti soltanto a favore, il dato più basso nella storia che promette fragilità nell’esecutivo comunitario che dovrà confrontarsi con la nuova Amministrazione Trump.
Il caso delle ultime ore è stato senz’altro, però, quello francese. Il governo di minoranza guidato da Michel Barnier, dallo scorso 5 settembre appena, rischiava infatti di inciampare a breve in una mozione di sfiducia.
Nodo del contendere la nuova legge di bilancio della Francia da circa 60 miliardi di euro tra aumenti delle tasse e tagli della spesa. Una dura medicina per una situazione delle finanze pubbliche da tempo in deterioramento con un deficit/Pil superiore al 6 per cento. La manovra ha incontrato fiere opposizioni e Barnier intendeva ricorrere agli strumenti costituzionali che gli avrebbero evitato un difficile passaggio parlamentare. Con lo scotto però di un voto di sfiducia preparato dai partiti di sinistra sul quale, a sorpresa, intendeva convergere anche il Rassemblement National di Marine Le Pen.
La mozione di sfiducia potrebbe portare a una caduta del governo già la prossima settimana, intorno al 4 dicembre. Sotto pressione soprattutto le date del 18 e del 21 dicembre. Quest’ultima ospita la scadenza per la presentazione della legge di bilancio e se il governo dovesse implodere la Francia potrebbe essere senza un premier a Natale.
Una probabile sconfitta per tutti, dal presidente Emmanuel Macron, grande sponsor di Barnier, all’Europa che registrerebbe un’accesa crisi politica nelle sue due prime economie.
Se il governo dovesse cadere con la censura, ha affermato Barnier su TF1, “Ci sarà una tempesta probabilmente assai grave e delle forti turbolenze sui mercati finanziari”. Un assaggio c’è già stato con uno scossone (sostanzialmente rientrato) sul Cac40 francese e soprattutto sullo spread sul Bund tedesco volato verso i 90 punti base sui massimi dal 2012.
Francia, perché il rigore della nuova finanziaria
Il quadro fiscale francese è in crisi da tempo. Le previsioni d’autunno della Commissione Europa prevedono per Parigi un deficit/Pil del 6,2% quest’anno e superiore al 5% sia per il 2025, che per il 2026.
Il rapporto debito/Pil è previsto alla fine di quest’anno al 112,7%, in crescita ulteriore fino al 117,1% tra due anni. Con una crescita del Pil prevista all’1,1% nel 2024 e allo 0,8% nel 2025, le tendenze sono per una crescita del debito pubblico molto più rapida del prodotto interno lordo e quindi il quadro è quello di un deterioramento delle finanze pubbliche. Non proprio un buon viatico per l’adozione dei vincoli del nuovo Patto di Stabilità.
Per questo la nuova legge finanziaria francese è così importante. Il primo ministro ha annunciato tagli da 4 miliardi di euro sui ministeri e per altri 4 miliardi sulle agenzie pubbliche, un contributo viene richiesto anche alle imprese con fatturato superiore al miliardo di euro.
Vero e proprio nodo del contendere, messo avanti anche dalla Le Pen, è l’innalzamento della tassa sull’elettricità.
Francia, i compromessi di Barnier
L'innalzamento della tassa sull'elettricità doveva rientrare nella legge di bilancio per il 2025, ma nelle ultime ore Barnier ha ceduto alla minaccia di una sfiducia e ha annunciato un passo indietro che temporaneamente alleggerisce la pressione.
“Ho deciso di non aumentare le tasse sull’elettricità nella manovra finanziaria per il 2025”, ha affermato infine Barnier. “Questo permetterà un calo dei prezzi dell’elettricità del 14%, che andrà ben al di là del 9% previsto inizialmente”, ha aggiunto.
Un cedimento alla necessità politica, dunque, che come visto in queste ore fa tirare un sospiro di sollievo ai mercati con acquisti sui titoli di debito francesi (e quindi calo dei loro rendimenti) e qualche recupero dell’azionario. Il Cac 40 guadagna in vista del termine delle negoziazioni lo 0,61% in linea con l’Euro Stoxx 50.
La rinuncia all’aumento delle tasse sull’elettricità sembra per ora scongiurare l’ipotesi peggiore di una caduta del governo prima di Natale, ma lascerà comunque un vuoto di circa 3 miliardi di euro nella manovra. Avrà delle conseguenze.
C'è poi anche la decisione di ridurre il taglio delle esenzioni sugli oneri sul lavoro di 1,6 miliardi di euro invece che di 4 miliardi come inizialmente previsto. Un'altra importante richiesta dei sindacati, ma anche dell'ex primo ministro Gabriel Attal.
Il quadro insomma sembra ricomporsi. Adesso i rendimenti si stanno normalizzando e quello sull’OAT decennale, il corrispondente del nostro BTP di riferimento, cede in queste ore 7 punti base per tornare a 2,96 punti base. Sono livelli elevati, inferiori al 3,35% dell’Italia dovuto al nostro enorme debito pubblico, ma in linea con il premio al rischio chiesto dai mercati alla Grecia, il 2,97% Il quadro però nel giro di poche ore sembra già cambiato.