Enav, i fondi aprono un caso
pubblicato:I soci di minoranza sbarrano la strada verso l'acquisto di quote dell'Aeroporto di Palermo, il loro no potrebbe costare almeno 700 milioni di euro e quindi bisognerà trovare un accordo o rinunciare. Una bella gatta da pelare per il CEO Monti, potrebbe essere un buon affare, ma cambierebbe anche un po' il business e il percorso verso il Piano Industriale del 20 marzo si fa accidentato
In rialzo il titolo di Enav durante i primi scambi. L’azione guadagna lo 0,85% e si riporta a 3,318 euro nel contesto di un Ftse Italia Mid Cap che segna un +0,57%. La società degli uomini radar dei cieli italiani sfiora quindi gli 1,8 miliardi di euro di capitalizzazione con un P/E normalizzato di 17x circa.
Enav, il caso delle quote dell'Aeroporto
Il titolo comunque non sembra troppo smosso dall’articolo oggi de la Repubblica che rende conto di alcuni presunti dissidi tra la proprietà e la gestione.
Lo sfondo è quello del percorso verso il prossimo Piano industriale in calendario per il 20 marzo.
Il tema è quello di un possibile investimento del gruppo Enav, attualmente semimonopolista delle torri di controllo, in uno scalo aeroportuale, segnatamente quello di Palermo.
Sarebbe un cambiamento importante, nonostante l’apparenza, un po’ come passare dal wholesale al retail. Infatti a quel punto la società non sarebbe più terza almeno in uno scalo e ancorerebbe il proprio business a un ramo dell’industria più volatile. Per un titolo da cassettista con un dividendo che rende circa il 6% è una scelta da ponderare.
Enav, politica, fondi e rischi
La scelta eventuale si tinge comunque facilmente di politica visto che il Ministero dell’economia controlla il 53,3%, ma il peso dei fondi è molto importante e raggiungerebbe il 39,2% delle azioni, secondo loro l’articolo 4 dello Statuto sbarra quella direzione, ma il management potrebbe decidere di andare avanti lo stesso e cambiare lo Statuto con la maggioranza del MEF.
Non sarebbe un percorso semplicissimo, servirebbe un’assemblea straordinaria con tre quarti degli associati (quindi verosimilmente una forte presenza dei fondi) e un voto di maggioranza (già più semplice), ma soprattutto se a quel punto si astenessero o votassero contro i fondi potrebbero esercitare un diritto di recesso che ai corsi di oggi varrebbe complessivamente almeno 700 milioni di euro.
Questioni legali, ma non solo. Perché l’amministratore delegato di Enav Pasqualino Monti in quota Fratelli d’Italia e in carica dal 28 aprile 2023 è anche presidente dell’Autorità Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale e potrebbe avere ambizioni importanti e trasversali forse agli interessi di Enav. Per completezza bisogna aggiungere anche che si tratta di un manager di grande esperienza con nel curriculum la presidenza di Assoporti e l’incarico sotto il governo Draghi (quindi un governo cui Fdi si opponeva) di commissario straordinario presso l’Autorità portuale di Civitavecchia.
Enav, numeri così così nei nove mesi, ma si mette fieno in cascina
Su come si sia chiuso il 2023 bisognerà aspettare proprio il prossimo 20 marzo, ma l’esercizio che ha visto Monti entrare alla guida operativa del gruppo per ora non sembra brillare troppo, complice anche la congiuntura del 2023 meno brillante di quella del 2022.
Nei primi nove mesi dello scorso anno Enav ha registrato ricavi da 740,1 milioni di euro in crescita del 3,6% e un ebitda da 219,9 milioni (+0,1%) con un margine in calo dal 30,8 al 29,7%
L’utile netto è diminuito del 5,9% a 86,81 milioni di euro, il patrimonio netto è calato dell’1,7% a 1,18 miliardi di euro, ma è diminuito in maniera molto importante anche l’indebitamento finanziario netto con un -19,1% a 329,89 milioni di euro che consolida ulteriormente un bilancio già solido.
A penalizzare i margini anche l’aumento dei costi operativi del 5,2% che è stato collegato al rinnovo del contratto collettivo per la capogruppo e la controllata Techno Sky. Pesa anche il balance negativo per ben 44,6 milioni di euro, una componente della regolamentazione di settore che in pratica bilancia appunto le differenze tra costi pianificati e traffico pianificato e dati reali registrati l’anno successivo.
Dati che forse potevano essere più brillanti, vista la crescita delle unità di servizio di rotta dell’11% oltre 8,19 milioni (è un dato che serve a determinare il servizio reso e combina il peso dell’aeromobile al decollo e la distanza di percorrenza, fornendo quindi indicazioni sul lavoro svolto dalla società).
Il consolidamento o forse a questo punto - si potrebbe dire - l’accumulo di risorse per eventuali operazioni straordinarie e investimenti potrebbe essere rintracciato anche nel balzo del free cash flow del 23,5% oltre i 96,6 milioni, con il taglio del debito visto.
Enav, le quote in vendita dell'Aeroporto di Palermo
L’Aeroporto di Palermo d’altronde potrebbe essere un investimento interessante. Ancora questo febbraio ha registrato un altro balzo del traffico passeggeri del 10,14% a oltre 435 mila persone.
Lo gestisce la GESAP, gestore con azionariato diviso tra Città metropolitana di Palermo (41,33%), Comune di Palermo (31,54%, sia provincia che comune fanno riferimento al sindaco Roberto Lagalla), Camera di commercio di Palermo ed Enna (22,87%) e poi piccole quote del Comune di Cinisi e di Sicindustria. Proprio la Camera di Commercio ha deciso di mettere in vendita tutto il pacchetto del 22,87% dell’Aeroporto lo scorso ottobre.
Nel 2022 la GESAP ha registrato un balzo del valore della produzione di 21 milioni di euro a oltre 84,57 milioni, con un ebitda in crescita di 800 mila euro a 20,9 milioni e un utile da 8,56 milioni.
Non mancano però le sfide gestionali, come il completamento entro il 2023 di lavori per circa 45 milioni di euro di cui 12 milioni riferibili al 2022. Il Comune di Palermo ha già annunciato investimenti da oltre 68 milioni di euro nei prossimi 4 anni e da 252 milioni nel periodo 2023-2033.
L’amministratore delegato Vito Riggio, per tanti anni presidente Enac, e il presidente Salvatore Burrafato hanno insomma in mente un piano di crescita niente male.
Ma a questo punto la Camera di Commercio si sfila e forse Enav ha un interesse, ma, come visto, i fondi investiti nella società delle torri di controllo potrebbero essere contrari e il rischio di un risarcimento da almeno 700 milioni di euro dovrà essere per forza di cose neutralizzato, anche a costo, di girarsi dall’altra parte.