Economia, l'Europa frena a sorpresa a giugno
pubblicato:Gli indici PMI di manifattura e servizi rallentano e deludono le attese a giugno nell'Eurozona. In Francia e in Germania segnali contrastanti, anche nell'ottica della lotta della Bce all'inflazione...
Su diversi fronti i PMI flash usciti stamane per l’Eurozona, la Germania e la Francia sono i peggiori degli ultimi mesi. Sicuramente sono inferiori alle attese, quindi indicano un andamento dell’economia peggiore del consensus degli analisti e potenzialmente inviano segnali (contrastanti) alla Bce.
I Purchasing Managers' Index – in sigla PMI – sono infatti degli indicatori leading, ossia capaci di prevedere in qualche maniera i dati economici che poi si concretizzeranno (vengono detti anche predittivi). Come fanno? Con delle interviste ai direttori degli acquisti delle imprese, i cosiddetti buyer o purchasing manager.
Dai loro ordini e dalle loro stime si coglie una media statistica con un buon valore di anticipazione sulle tendenze dell’economia. Questi PMI sono elaborati da Standard & Poor’s con diverse partnership nazionali.
Germania, la ripresa della manifattura è già finita?
In Germania l’alleanza di S&P's è con l’Hamburg Commercial Bank (HCB) che in pratica mette a disposizione un panel di circa 800 imprese tra manifattura e servizi, una piccolissima fetta dell’economia tedesca (e la stima flash nel elabora solo l’85%), ma comunque indicativa.
A Cyrus de la Rubia, capo economista della HCB, la stima flash in Germania non è piaciuta, ha rilevato un rapido affondo alla fine del secondo trimestre dopo alcuni segnali invece positivi giunti in precedenza.
“Il mercato aveva posto un stima per il PMI manifatturiero di 46,4 punti, ma invece è sceso a 43,3 punti”.
La lettura precedente era di 45,4 punti. Tutti e tre i dati sono sotto la soglia dei 50 punti che distingue l’espansione dalla contrazione economica, ma una cosa è rilevare che ci si riavvicina a quel livello, con la speranza di tornare alla crescita, una cosa opposta è rilevare che si è fatto un passo indietro.
E parliamo della manifattura della prima potenza manifatturiera d’Europa.
de la Rubia rileva che la produzione manifatturiera sta rallentando, ma ciò che lo preoccupa di più è il calo ancora più rapido dei nuovi ordini. Un quadro già bruttino a maggio peggiora a giugno.
“Tutti gli indicatori indicano che la domanda di beni industriali non sta decollando, nonostante un contesto globale più favorevole. Non è soltanto una significativa riduzione nei nuovi ordini sia domestici che esteri.
C’è anche una persistente contrazione delle scorte, un trend osservato fin dall’inizio del 2023, che continua imperterrito. Negli ultimi tre mesi le imprese hanno ripulito il magazzino di prodotti finiti a una velocità ancora maggiore. Questo sembra una chiara indicazione che la ripresa della domanda sta subendo un impatto”.
Per fortuna i servizi tedeschi raccontano un’altra storia, con un PMI servizi a 53,5 punti a giugno, ma in calo dai 54,2 punti di maggio e contro attese per un leggero miglioramento a 54,3 punti. C’è un rallentamento inatteso insomma anche se gli operatori dei servizi sembrano ancora fiduciosi a giudicare dagli aumenti dei prezzi effettuati anche a giugno. Il legame con la Bce viene subito spontaneo anche a de la Rubia.
L’inflazione dei servizi cresciuta al 4,1% a maggio nell’Eurozona è tra i maggiori ostacoli che la Banca centrale europea trova di fronte a un percorso lineare di riduzione dei tassi d’interesse. E’ troppo alta e distante dal 2%
“Il persistente mal di testa della BCE in questi giorni deriva dall’inflazione dei servizi. I dati PMI della Germania offrono pochi spunti per la riduzione di queste preoccupazioni - commenta amaro de la Rubia – I prezzi all’ingrosso dei servizi, in cui il costo del lavoro gioca un ruolo importante, sono cresciuti quasi quanto a maggio e i prezzi alla vendita stanno persino mostrando aumenti maggiori di quelli dello scorso mese.
Secondo le statistiche ufficiali i salari e gli stipendi sono cresciuti del 6,3% nel primo trimestre in Germania e noi continuiamo a vedere un impatto del costo del lavoro sulle spese operative nel secondo trimestre. Questo dovrebbe fornire un ulteriore motivo alla BCE per procedere con cautela nel taglio dei tassi”.
Francia, l'economia rallenta anche lì, ma si spera nelle Olimpiadi
La situazione è peggiorata anche in Francia dove il PMI servizi è ai minimi dei tre mesi con un calo dal 49,3 di maggio al 48,8 di giugno: le attese erano per un ritorno sulla soglia dei 50 punti. Flettono i nuovi ordini e la produzione di conseguenza ritorna in contrazione, un altro colpo per la seconda economica d’Europa che pure ad aprile aveva registrato un’espansione che lasciava sperare.
La contrazione di giugno si è fatta sentire in Francia sia nella manifattura, che nei servizi con un impatto maggiore sui produttori di beni.
Il PMI manifatturiero francese ha mostrato un affondo da 45,4 a 43,4 punti mentre gli analisti si aspettavano un miglioramento fino a 46,4 punti.
Difficile dire se sia pesata la variabile elettorale cui alcuni buyer delle 750 imprese che compongono il panel francese hanno fatto riferimento.
Norman Liebke, altro economista della Hamburg Commercial Bank che segue anche la Francia per S&P, si spinge ad ipotizzare però una crescita del Pil francese dello 0,1% nel secondo trimestre, con una spinta proprio dai servizi che però a giugno hanno mostrato un rallentamento inatteso nei nuovi ordini.
Nel terzo e quarto trimestre però secondo Liebke le Olimpiadi dovrebbero spingere il Pil. Sembra comunque che l’incertezza elettorale abbia colpito alcuni degli operatori, specialmente nei servizi.
Eppure i tassi leggermente più bassi (appena un quarto di punto e da poco, ndr) sembra che stiano già flitrando nell’economia francese, alcune società dei servizi hanno già abbassato i prezzi dell’output grazie ai minori costi di finanziamento.
Nondimeno l’inflazione all’ingrosso pesa ancora e agita la manifattura sul fronte dei costi delle materie prime e specialmente dei metalli. I salari continuano poi a minacciare l’inflazione in entrata dei servizi e questo potrebbe ancora tradursi in prezzi maggiori in uscita.
“La Francia non ha ancora beneficiato dal recupero del commercio globale – conclude Liebke – Questo è evidente dal PMI delle nuove attività in esportazione, che è rimasto sotto la soglia dei 50 punti per il 28-esimo mese consecutivo. Prevediamo che l’economia francese cominci a beneficiare della ripresa del commercio globale dal terzo trimestre”.
L'Eurozona conferma le indicazioni delle prime due economie: manifattura in panne e servizi che alimentano l'inflazione
Per tutta l’Eurozona insomma i dati di oggi non sono stati positivi, anzi.
Il PMI manifatturiero dell’area è sceso da 47,3 punti a 45,6 punti, il minimo di sei mesi molto al di sotto dei 48 punti che gli analisti speravano.
Il PMI servizi è diminuiti dai 53,2 punti di maggio a 52,6 punti, mentre le attese erano per una crescita a 53,5 punti. E’ ancora espansione nel terziario europeo, va precisato, ma è l’espansione più lenta da marzo a oggi.
Imputati numero uno sono proprio i nuovi ordini in contrazione per la prima volta in quattro mesi. Si è registrato in tutta l’Eurozona un calo delle commesse estere maggiore del calo generale di nuovi ordini. Ha così rallentato nell’Eurozona l’occupazione, organici in aumento ma al tasso di crescita più debole da marzo. Sono calati gli ordini di beni destinati alla produzione a seguito del rallentamento della manifattura e l’esaurimento delle scorte post-produzione è stato il più elevato degli ultimi tre anni.
Ha rallentato per il secondo mese di fila l’inflazione dei costi, ma i prezzi di acquisto sono leggermente saliti e hanno avuto per la prima volta in sedici mesi un impatto su terziario e manifatturiero, quest’ultimo ha riportato un nuovo rialzo, anche se marginale. Nei servizi dell’Eurozona invece i prezzi di acquisto hanno continuato a scendere fino ai minimi dei 38 mesi.
Sui prezzi alla vendita si sono avuti effetti con un calo a giugno, sui minimi degli 8 mesi, ma sono cresciute le tariffe per i clienti dei servizi, mentre la manifattura ha continuato leggermente a ridurre i prezzi.
La crescita complessiva dei prezzi di vendita è stata più lenta in Francia e nell’Eurozona e più rapida, invece, in Germania. Il livello di fiducia si è affievolito per il calo dei nuovi ordini, ottimismo è sui minimi dei quattro mesi.
Il capo economista della HCB Cyrus de la Rubia si chiede: “Ma la ripresa del settore manifatturiero è finita ancora prima di cominciare?”