Dazi Usa, Bessent invia segnali di distensione
pubblicato:Il segretario del Tesoro chiede una de-escalation anche con la Cina e annuncia prossimi accordi con alcuni grandi partner

A 98 giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, sui mercati prevale ancora l’incertezza per i futuri sviluppi della guerra commerciale varata da Washington. Ma qualche timido segnale positivo emerge.
Questa settimana sono attesi gli importanti dati del Pil statunitense del primo trimestre che potrebbe, secondo gli analisti, scivolare dal 2,4% allo 0,4% (mentre il dinamico GDPNow della Fed di Atlanta si aspetta un calo del 2,5%).
Saranno inoltre pubblicati importanti dati sul mondo del lavoro Usa (dalla variazione dell’occupazione non agricola agli JOLTS), il rapporto sulla fiducia dei consumatori e l’inflazione a stelle e strisce, sull’inflazione…
Usciranno in America anche i dati di big globali come Microsoft, Meta, Apple ed Amazon.
Dazi Usa, Bessent preme per una de-escalation con la Cina
Gli occhi del mercato restano però puntati sulla guerra dei dazi e sulla Fed, il cui presidente Jerome Powell ha subito duri attacchi da Trump, che però ha poi smentito l’intenzione di ‘licenziare’ il numero uno della banca centrale Usa.
Un segnale forte di fiducia arriva però oggi, ancora una volta, dal segretario del Tesoro Usa Scott Bessent, che aveva già definito insostenibile l’attuale conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina. Bessent ha dichiarato alla CNBC di aspettarsi che ci sarà una de-escalation.
“Credo che la Cina voglia una de-escalation, perché loro ci vendono cinque volte quello che noi gli vendiamo e quindi questi dazi al 120% e al 145 sono insostenibili”.
Attualmente l’escalation della guerra commerciale tra Washington e Beijing ha portato a dazi sui prodotti cinesi importati negli Stati Uniti al 145% e a dazi cinesi sui prodotti Usa d’importazione al 125%.
Bessent ha dichiarato che nei prossimi giorni gli States potrebbero annunciare degli accordi commerciali con 15 o 18 importanti partner commerciali e che l’India potrebbe essere uno dei primi firmatari.
Tutti segnali di distensione – la de-escalation dovrebbe essere la prima tappa di un percorso negoziale che potrebbe durare mesi secondo Bessent – che giungono dopo nuovi allarmanti segnali che indicano il pericolo di un aumento significativo dei prezzi delle merci negli Usa e dopo che Hapaq-Lloyd ha dichiarato che i suoi clienti hanno cancellato il 30% delle spedizioni dalla Cina agli Stati Uniti.
Dazi Usa, l'apprezzamento dell'euro potrebbe allarmare anche Francoforte
Ma la postura negoziale di Washington chiama direttamente in causa anche l’Europa, in questi novanta giorni che separano anche Bruxelles dalla potenziale attivazione dei dazi più duri degli Stati Uniti.
La deadline è il 9 luglio, ma il dollaro si è già deprezzato del 10% circa sull’euro rispetto ai cambi di inizio gennaio e questo potrebbe essere un problema anche per Bruxelles.
Diversi osservatori sottolineano da tempo la situazione critica della Fed Usa che registra le pressioni della Casa Bianca per un taglio del costo del denaro, ma deve anche affrontare i pericoli inflazionistici dei nuovi dazi (e difendere la propria credibilità).
Bessent, però, ribalta anche su Francoforte i pericoli della situazione attuale.
Secondo il segretario del Tesoro Usa, c’è persino un rischio di panico tra le nazioni europee per un euro troppo debole. “Gli europei – afferma - non vogliono un euro forte, noi abbiamo una policy di dollaro forte” e aggiunge che è prevedibile che la Bce taglierà i tassi d’interesse per ricomprimere le valutazioni dell’euro.
Di certo vanno quindi registrati oggi i segnali di apertura dell’amministrazione Trump a un approccio negoziale sul tema dei dazi, ma permangono sul mercato forti incertezze che chiederanno passi più concreti.