BTP contro conto deposito, qualche calcolo
pubblicato:Confronti e classifiche. Utile per il risparmiatore guardare in tutte le direzioni e comprendere le differenze. Nei conti deposito guardare sempre il documento informativo, nei BTP spesso è anche più difficile. Alla fine però tra le righe spesso si trovano rendimenti interessanti
Lo scenario è pesante: altissima probabilità di prossimi rialzi della Bce, gli analisti in gran parte stimano altri due aumenti dello 0,25% nei prossimi mesi. Intanto l'inflazione appesantisce il carrello, la benzina e il resto e le famiglie fanno i conti in tasca. Così si cerca rendimento anche nel conto corrente o nei titoli di Stato. Un conto deposito o un BTP sono due cose molto diverse, ma affiancarle con qualche considerazione può essere molto utile.
Intanto notiamo che ogni aumento dei tassi e quindi dei rendimenti comprime i prezzi dei titoli di Stato per cui più l’investimento in BTP è di lungo periodo, per esempio un decennale, più si incorpora il rischio che il prezzo dell’investimento sul mercato cali. Se si arriva a scadenza non c'è problema, se si vende sul mercato possono essere guai.
Scadenze e obiettivi sono fondamentali. Se per esempio si sottoscrive un conto deposito, si compra sì un rendimento, ma anche una serie di servizi, dai bonifici al bollo, dal trading all’informativa e così via.
Se si compra un BOT o un corporate bond si compra uno strumento finanziario con il relativo rendimento, ma questo accade probabilmente tramite un conto corrente che a sua volta ha costi accessori, senza considerare le commissioni di trading e così via. I confronti in questo campo non sono dunque mai simmetrici, obiettivi e costi vanno considerati.
Conti deposito e BTP: 10.000 euro vincolati a 2 anni: cosa conviene?
Supponiamo di avere 10 mila euro da volere investire per 2 anni, anche a costo di vincolare questo denaro, ossia di non toccarlo.
È una distinzione importante, intanto perché divide le due grandi categorie dei conti deposito vincolati e non vincolati.
Poi perché il vincolo rende meno improprio il confronto con un titolo di Stato, perché chiaramente si può comprare oggi un BTP a 10 anni in collocamento, ma se la certezza (o quasi) di avere un rimborso a 100 del nominale tra 10 anni è affidabile, se si programma di smobilizzare l’investimento tra due anni soltanto, si dovrà vendere al prezzo di allora, quindi non a 100 per titolo, ma al prezzo di mercato di quella data, difficile da prevedere (se non con ampi margini di discrezionalità) e quindi inadatto al calcolo del rendimento puntuale che ci serve per un confronto.
Proviamo a monitorare su Facile.it, Segugio.it e Confrontaconti.it quali conti deposito ci vengono suggeriti per il conto vincolato a 2 anni su 10 mila euro.
Su Facile.it troviamo le offerte di Deposito 102 (Guber Banca), il Conto Key non svincolabile di Banca Progetto e il ViviConto Extra di ViViBanca.
Su Segugio.it in ordine Deposito 102, Banca Sistema e Tinaba. Le classifiche sono redatte per guadagno netto e ordinano quindi su questo criterio che chiaramente è diverso dal rendimento lordo proposto sulle offerte civetta.
Per esempio Deposito 102 offre sulle somme vincolate un tasso del 4,30% per un vincolo di 24 mesi. E’ un interesse lordo, quindi senza quel 26% che bisogna pagare di tasse. Questo porta il rendimento netto dal 4,30% al 3,18%, su 10 mila euro in un anno da 430 euro a 318,2 euro. È però un netto ancora parziale, perché questo conto, nonostante abbia costi praticamente a zero per tutto, lascia a carico del cliente l’imposta di bollo.
Ora l’imposta di bollo su un conto deposito è pari in Italia allo 0,20% della giacenza, quindi per 10 mila euro. Questo significa che dai 318,20 euro dobbiamo sottrarre 20 euro (lo 0,2% di 10 mila euro). Si arriva così a 298,2 euro che è il guadagno netto annuale. In due anni fanno 596,4 euro di guadagno netto (un dato calcolato quindi dal foglio informativo e molto vicino ai 595,59 euro della classifica di Facile.it e ai 596,22 euro della classifica di Segugio.it).
Banca Progetto è il secondo classificato con il Conto Key non svincolabile. Il tasso lordo per 24 mesi è del 4%, quindi 2,96% netto. È prevista a carico del cliente l’imposta di bollo annuale, ossia 20 euro (0,2% di 10 mila). Si parte dunque da 296 euro l’anno di interessi, cui sottrarre 20 euro, quindi 276 euro l’anno. In due anni il guadagno al netto di tasse e oneri di bollo è quindi di 552 euro.
Uguali nei fondamentali le condizioni di ViviBanca e del suo conto ViviConto Extra (4% lordo, oneri di bollo annuali).
Su Segugio troviamo ancora il Deposito 102 già visto, ma al secondo posto si trova Banca Sistema con il Sì Conto! Deposito che prevede il bollo pagato sempre dalla banca e un tasso del 4% lordo per i 24 mesi. Fanno quindi 2,96% di interesse al netto delle tasse, quindi 296 euro l’anno, che moltiplicati per due (il bollo è appunto a carico della banca), fanno 592 euro in due anni.
Se si prende infine il conto deposito di Tinaba, nella versione premium, il tasso con vincolo di a 24 mesi è del 4%. Ma per ottenere questo tasso si deve attivare la membership Premium che nella versione più economica costa 29,99 euro (cioè 30 per semplificare, ma senza l’iscrizione con apposito codice su sito il costo è 50 euro).
Da questo passaggio si arriva (un po’ faticosamente) alle condizioni del conto corrente, che sono in un documento informativo separato da quello del conto deposito (che in pratica non parla di bollo) e indicano per i clienti consumer l’addebito a loro carico della spesa per l’imposta di bollo di 34,2 euro.
Non si tratta proprio di un importo dovuto perché le somme vincolate dell’esempio a 10 mila euro sono escluse dal calcolo e siccome l’imposta di bollo sul conto corrente (non quello deposito) è di 34,2 euro solo sopra i 5000 euro, basta tenere nel conto meno di questa somma per non pagare il bollo.
Quindi riassumendo: 4% su 10 mila euro fa 400 euro esatti l’anno, ma ci sono le tasse al 26%, quindi il tasso scende al 2,96% e l’importo a 296 euro. Bisogna poi sottrarre i 30 euro di membership premium, quindi si ottengono 266 euro. Per due anni fanno 532 euro.
Quindi riassumendo le condizioni trovate abbiamo un rendimento netto dei conti deposito che oscilla tra il 2,66% e il 2,982% nelle offerte analizzate, mettendo in considerazioni bolli e tassazione dei rendimenti oltreché spese fisse ineliminabili. Poi le condizioni accessorie dei conti, spesso importanti per i clienti, sono altro argomento da giudicare caso per caso, ma che potrebbe anche spostare le valutazioni di volta in volta.
Passiamo ai titoli di Stato a 2 anni
La curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani in queste ore segna il 3,508%, semplifichiamo al 3,5%
Supponendo di comprare oggi in collocamento (quindi senza spese) un titolo che scade esattamente tra due anni potremmo calcolare il rendimento nel 3,5% lordo. La tassazione dei titoli di Stato è del 12,5%, quindi il rendimento netto sarebbe del 3,06%, superiore a tutti quelli visti sopra.
Ma è davvero così? In realtà no, o meglio non solamente. In questo momento ci sono sul mercato diversi BTP con scadenze al gennaio 2025, al marzo 2025 e al maggio 2025 sul MOT. Il primo (IT0005386245) ha una cedola dello 0,35%, è stato emesso nell’ottobre 2019 e quota a 94,9 euro.
Tenendo disaggio e tasse in considerazione si può calcolare un rendimento netto del 3,11%. Bisogna tenere conto del rendimento netto di cui sopra, ma anche della plusvalenza tra 100 euro di nominale alla scadenza e 94,9 euro di prezzo pagato all’acquisto: la differenza viene tassata anch’essa al 12,5%.
Con gli stessi parametri il secondo titolo in scadenza al marzo 2023 (IT0004513641) rende il 3,07% netto (ma con un credito di imposta dello 0,30% che per converso si genera quando sui compra sopra il valore nominale). Parliamo però di un titolo con cedola del 5% emesso nel 2009 e che tratta a 102,466.
C’è poi la maturity al 38 marzo 2025 (IT0005534281): rendimento al 3,17%, cedole del 3,4% E’ uno dei titoli più recenti, è stato emesso lo scorso 24 febbraio 2023.
Infine la scadenza 15 maggio 2025 (IT0005327306): rendimento al 3,08%
A maggio ci sono altre due scadenze e altre maturity sono quelle del giugno (IT0005090318), luglio, agosto, novembre e dicembre del 2025. I rendimenti netti oscillano sempre tra il 3,08% già incontrato e il 3,17% del titolo di fine marzo.
Ma sono solo questi i costi? In realtà no, perché tranne che nel caso di alcuni collocamenti, l’acquisto dei titoli, come quelli citati, avviene sul mercato secondario e comporta delle spese di negoziazione sulla propria piattaforma.
Questa, sia che si tratti di una banca che di un broker, avrà poi probabilmente l’addebito di un dossier titoli o altri costi di gestione. Bisognerà quindi tenere d’occhio tutte queste possibili voci per un confronto più accurato.
Conti deposito e BTP: Ampia casistica
La casistica è ampia, ma le indicazioni fornite possono comunque aiutare a valutare con più accuratezza.
Di certo quando si sceglie un conto, deposito o normale, vincolato o non vincolato, oppure quando si acquista un titolo, le considerazioni da fare sono tante.
Per esempio basti ricordare che l’ultimo BTP Italia maggio 2025 indicizzato all’inflazione ha pagato oggi una cedola semestrale netta del 4,222%, in un anno fa un rendimento netto dell’8,444 per cento, più del doppio di quanto incontrato finora.
Si tratta però di un titolo indicizzato all’inflazione, oggi elevata, domani probabilmente no. C’è poi da considerare che quando con i BTP si interviene sul mercato prezzi di ingresso e di uscita possono modificare radicalmente il rendimento e la tassazione.
Insomma è complicato e molto spesso i rendimenti, sia dei depositi vincolati, che dei titoli di Stato, non raggiungono neanche lontanamente l’inflazione che è elevatissima (8,2% ad aprile).
Proprio l’inflazione però è anche il maggior motivo che spinge giustamente i risparmiatori a guardarsi attorno alla ricerca di rendimenti che frenino o almeno riducano l’impatto del caro vita.