BTP o non BTP, questo è il dilemma
pubblicato:I titoli di Stato e le obbligazioni possono essere un’opportunità in questa fase, ma ci sono molti fattori da considerare: inflazione, vincoli, rendimenti, tassi della Bce. Ecco cosa valutare
Grande successo in corso per il BTP Valore. Soltanto nella prima giornata di debutto al collocamento del nuovo titolo a 5 anni per i piccoli risparmiatori l’offerta ha raccolto 4,769 miliardi di euro su 162.579 contratti.
Dati da record degni della prima emissione di BTP Valore che aveva raccolto nel primo giorno circa 5,4 miliardi di euro. E’ la terza offerta per famiglie in otto mesi, quindi questa forza della domanda è ancora più notevole, ma proprio per questo è meglio fare qualche ragionamento e spiegare qualcosa ai curiosi.
Ieri abbiamo illustrato rendimenti e novità di questa nuova tranche di BTP Valore.
In sintesi i rendimenti minimi garantiti sono al 4,10% nei primi tre anni e poi il 4,50% negli altri due, con possibile extra premio finale di un altro 0,5% L’emissione è quindi appetibile e leggermente più vantaggiosa dei rendimenti che si vedono in questi giorni per gli altri titoli di Stato italiani a 5 anni di scadenza.
Con il vantaggio, non da poco, dell’opportunità di comprare il nuovo BTP Valore a 5 anni in fase di collocamento, senza commissioni dunque. Per acquistare gli altri titoli sul mercato, bisogna invece pagare una commissione, spesso percentuale, che andrà sottratta al rendimento previsto.
In tutti i casi il vantaggio della fiscalità al 12,5% sulle cedole resta in campo.
BTP Valore, due ragionamenti da fare sui bond
In questo momento il titolo di Stato italiano di riferimento per i 5 anni, il BTP al 1° agosto 2028 con cedola del 3,8% (IT0005548315) ha un rendimento del 4,24% sul mercato.
Il riferimento di mercato è preso da MTS, il maggior mercato di bond sovrani d’Europa che in tempo reale elenca rendimenti e spread dei titoli di Stato Europei nelle scadenze a 2, 5, 10 e 30 anni prendendo le migliori offerte di rendimento sui mercati MTS Cash. Insomma è un riferimento per chiunque voglia sapere se il bond che sta valutando è in linea o vantaggioso o svantaggioso rispetto al mercato.
Ieri abbiamo calcolato nel 4,36% il rendimento lordo con premio del nuovo BTP Valore a scadenza e quindi siamo in vantaggio sul rendimento di mercato (4,24% circa). Ma ci sono molte altre cose da considerare quando si ragiona sui titoli di Stato.
E i ragionamenti dipendono da scelte che bisogna fare o almeno valutare.
Per esempio: si intende parcheggiare il denaro ottenendo le cedole fino alla scadenza (e quindi al rimborso dell’investimento iniziale) o si valuta di vendere il BTP prima della scadenza?
Lo Stato Italiano è chiaramente interessato a ottenere un’ampia risposta delle famiglie italiane alla nuova offerta di BTP Valore: i vantaggi sono per chi sottoscrive al collocamento e tiene il titolo fino all’ottobre 2028. In questo caso si incassa infatti il premio dello 0,5% che non è poco. Oltretutto il rendimento, interessante da subito al 4,10% sale negli ultimi due anni al 4,5% spingendo dunque a mantenere in portafoglio il titolo.
È legittimo immaginare che la risposta (come si sta verificando) sia forte. Infatti rendimenti superiori al 4% sono storicamente interessanti dopo anni di rendimenti a zero e, anche quando i tassi della Bce torneranno a scendere, saranno garantiti per chi tiene il titolo nel tempo.
C'è però anche tutto un contesto da considerare.
BTP Valore, ma non solo
Negli Stati Uniti in questo momento il rendimento dei Bill a 6 mesi (una sorta di BOT USA) è del 5,58% addirittura. Ma si tratta chiaramente di una scelta di brevissimo periodo e probabilmente sottoposta a grosse commissioni che rischiano di comprimere i rendimenti reali. Senza considerare la difficoltà di gestire il cambio euro/dollaro.
Se si guarda ai BTP italiani a 10 anni il rendimento vola (purtroppo per lo Stato) al 4,87% addirittura e per i 30 anni siamo al 5,38% di rendimento annuo sul mercato. Ma, se si comprano questi titoli sul mercato, c’è la commissione da pagare (almeno che non si aspettino i prossimi collocamenti) e ci si vincola per un periodo più lungo dei 5 anni del BTP Valore.
La maggior parte degli analisti in questo periodo suggerisce duration brevi, ossia scadenze più ravvicinate. Quando si investe in bond, quindi anche in titoli di Stato, è infatti essenziale considerare che ci si espone al rischio tassi di interesse e maggiore è il tempo di esposizione, maggiore è il rischio.
Se i tassi salgono ancora o salgono in generale i rendimenti, magari perché si teme per la tenuta dei conti pubblici italiani o perché l’Italia litiga con l’Europa, i prezzi dei BTP in portafoglio scendono.
Con i bond è così, prezzo più alto rendimento minore, prezzo più basso rendimento maggiore.
Lo sanno bene tutti quelli che hanno comprato nei mesi scorsi BTP con rendimenti elevati che però in termini di prezzo sono sotto i valori di acquisto. Se li vendessero ora, registrerebbero delle perdite (delle minusvalenze), ma – e questo è un punto importante – se vogliono solo le cedole possono stare tranquilli: a meno di un fallimento dell’Italia a scadenza avranno il 100% del nominale.
BTP il nodo dell’inflazione e dei tassi
Nell’Eurozona a settembre l’inflazione dovrebbe essere scesa dal 5,2 al 4,3%. In Italia, sempre a settembre, l’inflazione dovrebbe essere scesa al 5,3% dal 5,4%, ma i prezzi degli alimentari sono ancora all’8,3% e i “prodotti ad alta frequenza d’acquisto” hanno prezzi in crescita del 6,6% rispetto a un anno fa.
Questo vuol dire che oggi questi rendimenti dei titoli di Stato non coprono ancora il caro-vita e che comunque il saldo dei risparmiatori, anche quello degli investitori in BTP, rimane negativo.
Certamente però, per chi può, un rendimento aggiuntivo è un aiuto. In prospettiva poi le cose cambiano. L’inflazione continuerà a scendere (si spera) e quindi a quel punto i rendimenti fissati oggi con le cedole elevate si trasformeranno anche in un profitto netto.
È quindi fondamentale la dinamica dei prezzi e dei tassi d’interesse della Bce. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde nell’ultima riunione di politica monetaria ha alzato i tassi UE al 4,5% ma ha lasciato intendere che nelle condizioni di settembre poteva essere un tasso adeguato a far raffreddare i prezzi.
Dipenderà dai dati, ma questi tassi europei storicamente elevati resteranno a lungo in campo per sradicare il carovita. Oggi Philip Lane ha ribadito il concetto. In prospettiva quindi (e incrociando le dita) dovremmo avere raggiunto il picco e non dovrebbero esserci nuovi rialzi, anche se questo livello elevato resterà per un periodo più lungo del previsto, rischiando di logorare l’economia.
In questo scenario comprare i titoli stato (ma anche le altre obbligazioni) che hanno raggiunto un rendimento storicamente elevato ha senso, per incamerare cedole generose che forse non torneranno per molto tempo.
Chiaramente l’obiettivo di chi vuole incassare cedole generose negli anni lasciando i titoli lì è diverso da quello di chi non esclude o punta al trading.
I rendimenti molto cresciuti nell’ultimo anno hanno compresso sotto la pari (sotto i 100 euro di nominale in soldoni) molti titoli di Stato e non solo: chi compra oggi a 80 o a 90 incamera automaticamente (al lordo di commissioni e tasse) un 20 o 10% di profitto che otterrà a scadenza con il risarcimento del 100% del nominale. Le cedole in questo caso sono inoltre ancora più generose in quanto calcolate sul nominale e non sul corso secco.
Se però la politica monetaria e i tassi d’interesse si stabilizzano, i prezzi dei bond li seguono. Quando in futuro i tassi riscenderanno i prezzi delle obbligazioni ricominceranno a salire e quindi si creeranno delle opportunità di uscita per chi vorrà liquidare delle posizioni.
Niente del genere è in vista a breve, come detto, ma senza dubbio se siamo al picco dei tassi o in prossimità, si creano delle opportunità che è il caso di valutare con cura.