Risparmio: BCE, Lagarde bacchetta industria e famiglie, urge un cambiamento per l'innovazione

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Un mercato dei capitali frammentato lascia alle corde l'innovazione tecnologica europea. Dalle commissioni sui fondi più care del 60% rispetto agli States al risparmio delle famiglie bloccato su depositi a bassa redditività, tutte le barriere che frenano la tecnologia UE

Risparmio: BCE, Lagarde bacchetta industria e famiglie, urge un cambiamento per l'innovazione

Immanuel Kant rivoluzionò la filosofia affermando che non è il mondo a creare la nostra percezione, ma è la nostra percezione, come prodotto del nostro pensiero, a creare il mondo. In molti parlano per questo di una rivoluzione copernicana del sapere. Per la presidente della BCE Christine Lagarde, serve una rivoluzione di questo tipo anche per l’Unione dei mercati di capitale in Europa.

A Francoforte oggi questo concetto che la stessa Lagarde aveva esposto un anno fa, assume però un’urgenza superiore di fronte alle formidabili sfide che il Continente sta affrontando a fatica.

Mentre la Germania pubblica un nuovo dato deludente sul Pil del terzo trimestre, in calo dello 0,3% sui tre mesi precedenti, la numero uno dell’Eurotower dipinge un quadro a tinte fosche del risparmio europeo, frammentato, fragile, inefficiente. Cita anche Martin Luther King: “Siamo adesso di fronte al fatto che il domani, è oggi”. La stessa urgenza sottolineata pochi giorni fa da Mario Draghi.

Il gap tecnologico tra Stati Uniti ed Europa è sempre più incontestabile, il contesto geopolitico è sempre più sfavorevole al Continente e la sua economia aperta subisce più di altri i macro-trend avversi. Il mercato dei capitali è al centro di queste sfide e mostra tutte le sue fragilità.

La cinghia di trasmissione tra finanza e innovazione non funziona su tutti e tre i livelli principali, quello dell’ingresso dei capitali nelle imprese innovative, quello dell’espansione industriale, quello dell’uscita.

Risparmio: BCE, i capitali che non trovano la strada dell'innovazione europea

Secondo la Lagarde le famiglie europee sostengono troppo poco l’economia, risparmiano il 13% dei redditi contro l’8% degli Stati Uniti, bloccano un terzo delle attività finanziarie in depositi a basso rendimento, contro il decimo riservato dalle famiglie USA. Significa 11,5 miliardi di trilioni di euro in depositi e cassa!

Al contempo la ricchezza delle famiglie europee è cresciuta dal 2009 per un terzo di quelle USA. Secondo uno studio della Bce se le famiglie europee allineassero il loro rapporto tra depositi e totale delle attività finanziarie ai livelli statunitensi, si registrerebbero afflussi in investimenti di lungo termine per 8 trilioni di euro, al ritmo di 350 miliardi di euro l’anno. Cifre astronomiche.

Ma i problemi non sono soltanto sul fronte delle famiglie, anzi. L’industria europea del risparmio è frammentata, opaca e costosa. In molti Paesi investire è complesso e intermediato da consulenti non sempre affidabili, il 45% dei consumatori dice di non credere che le proposte siano avanzate nel loro interesse.
Spesso le famiglie lamentano cattivi accordi: l’industria al dettaglio dei fondi in Europa chiede almeno il 60% di commissioni in più dei corrispettivi americani. E questo favorisce l’indirizzamento dei fondi su depositi sicuri. Laddove i mercati si fanno più competitivi le cose cambiano, in Olanda, Svezia e Danimarca, dove il risparmio è gestito in un modo più vicino a quello statunitense, le famiglie tengono soltanto il 10-20% dei risparmi in liquidità.

Il risparmio europeo, sottolinea ancora Lagarde, deve essere più accessibile, più trasparente, più sostenibile. Standardizzazione dei prodotti, visibilità e semplicità dei criteri tra le ricette irrinunciabili.

Risparmio: Bce i capitali per l’innovazione restano bloccati

Ma anche la seconda fase, quella dello sviluppo dimensionale delle imprese tecnologiche, che per sua natura richiederebbe grossi volumi di investimento, vede l’Europa paralizzata secondo la Bce.

Il capitale resta intrappolato nei confini nazionali o migra verso gli Stati Uniti. Il 60% del capitale delle famiglie rimane nel Paese d’origine e gli investitori istituzionali puntano più sugli States che sul mercato europeo. Anche su questo fronte insomma disintegrazione e frammentazione penalizzano lo sviluppo comunitario.

Nel 2023 in Europa si contavano 295 sedi di trading, 14 controparti centrali e 32 depositari centrali, una frammentazione che fa lievitare i costi di transazione e limita la liquidità, vero carburante del capitale di rischio.

Su questo fronte Lagarde chiede di nuovo una “SEC europea”, una sorta di Consob continentale con uffici specializzati, ma capaci di coordinare. Si potrebbe anche immaginare un approccio a due livelli, come per concorrenza e vigilanza bancaria, con l’automatico inserimento di entità che soddisfano determinati requisiti in un sistema europeo. In alternativa c’è il “Ventottesimo stato virtuale europeo” proposto da Enrico Letta: un ordinamento legale europeo ad hoc per le società con determinati requisiti che gli permetta di superare i vincoli di 27 regimi fiscali e commerciali diversi. Secondo Lagarde la soluzione più probabile è in un misto delle due ricette.

Risparmio: BCE, criticità anche sull’exit

Gli investimenti in capitale di rischio nell'UE sono solo un terzo di quelli degli Stati Uniti. Il tipico ecosistema di angel investor e venture capital essenziali per lo sviluppo delle imprese innovative fatica a crescere, soprattutto nella fase di scale-up, con una dipendenza significativa da investitori esteri. La mediana delle società europee supportate da venture capital ottiene la metà del funding delle colleghe statunitensi.

Gli stranieri sono essenziali per l’innovazione UE, più del 50% degli investimenti nel tech europeo di late-stage viene da Paesi non europei. Anche in questo caso gli ostacoli maggiori sono barriere e recinti burocratici che ingessano il mercato unico.

Tre le proposte. Urge un sostegno agli investimenti di lungo periodo, per esempio i fondi pensione investono soltanto lo 0,02% degli asset in venture capital, contro il quasi 2% degli States. E in questo caso la base di partenza è spropositata con asset USA pari al 140% del Pil contro il 30% dell’Europa.
Bisogna anche stimolare le banche di sviluppo pubblico come la BEI ad assumere rischio e agglomerare investimenti privati.
Bisogna inoltre supportare il tech europeo sia con equity che con debito, servono autostrade su questo fronte: attualmente le banche europee finanziano con oltre 600 miliardi di euro il settore immobiliare e con appena 100 miliardi il comparto tecnologico.

Risparmio: BCE, serve un cambio di paradigma

In definitiva Lagarde invoca un cambiamento di paradigma: urgono pochi passi significativi invece di molteplici azioni frammentate. La necessità di integrare i mercati dei capitali europei non è solo una questione economica, ma un imperativo strategico per garantire la competitività e la resilienza dell’Europa in un contesto globale sempre più sfidante.

La presidente della BCE infine cita Leonardo da Vinci: “Sapere non basta, dobbiamo agire. La buona volontà non è sufficiente, è necessaria l’azione”. Un imperativo per sbloccare il potenziale del risparmio europeo e costruire un futuro più innovativo e prospero.