Banche, tentativi di reazione a Piazza Affari

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Promozioni da HSBC incoraggiano un recupero, non mancano i dossier caldi, da MPS a Unicredit

Banche, tentativi di reazione a Piazza Affari

Provano a reagire alle recenti vendite le banche di Piazza Affari. Il Ftse Italia banche segna a metà seduta un rialzo dell’1,69%, più di tre volte le performance dell’Euro Stoxx Banks (+0,53%). Forse si tratta solo di una pausa, forse del prevalere della lucidità in una fase molto concitata, in cui a cavallo delle elezioni statunitensi l’indice delle banche italiane ha perso mille punti passando da circa 21.450 a meno di 20.420 in due sedute, mentre uscivano trimestrali molto positive.

Banche, da HSBC spunti positivi per molte italiane

Sicuramente stamane giungono sul settore spunti positivi da HSBC, che ha alzato il prezzo obiettivo del Banco BPM (+1,86% a € 6,9) da 7,5 a 7,9 euro.
Il colosso bancario londinese ha anche alzato il prezzo obiettivo di Mediobanca (inreazione con un +0,94% a € 14,44) portandolo da 14,3 a 14,6 euro.
Morgan Stanley ha rivisto invece al ribasso il target di Piazzetta Cuccia da 18,2 a 17 euro, ma entrambi gli obiettivi sono al di sopra dei corsi attuali che provano a consolidare le posizioni dopo le forti vendite di ieri seguite alla pubblicazione di una trimestrale per certi versi superiore alle attese.

Banche, il dossier MPS nel vivo

HSBC ha anche alzato il prezzo obiettivo di Bper (+3,27% a € 6,06) da 6,9 a 7,2 euro e soprattutto ha avviato la copertura di MPS (+3,69% a € 5,61) con rating buy e prezzo obiettivo a 7,2 euro.

La banca senese attira senza dubbio l’attenzione degli operatori in questi giorni perché, dopo aver licenziato degli eccellenti dati nei primi nove mesi del 2024 con un balzo dell’utile netto a ben 1,566 miliardi (+68%) oltre le attese, si è portata in Borsa su livelli che non vedeva dal 2022 lasciandosi alle spalle le importanti resistenze di area 5,4 euro. Nel 2024 potrebbe anche essere superato di qualche centinaio di milioni di euro l’obiettivo degli 1,3 miliardi di euro di utili.

Cresce così l’appetibilità di una nuova dismissione delle quote in mano al Tesoro.

Attualmente il Ministero dell’Economia ha in pancia il 26,7% circa di MPS, ma quest’ultimo miglio della privatizzazione si sta dimostrando molto più difficile delle attese, perché deve decidere il futuro industriale della banca, magari preservandone l’italianità. Il piano di creare un nocciolo duro di investitori guidato dall’imprenditore Enrico Marchi con almeno il 10% del capitale della banca sta incontrando resistenze importanti e Gianluigi Aponte (MSC) si sarebbe sfilato.

Una deadline per una cessione di una quota del 10% di MPS da parte del Tesoro sarebbe il prossimo 28 novembre, secondo indicazioni del Sole 24 Ore, ma tutto è ancora un po’ vago. L’idea di una partnership di MPS con Unipol per ora rimane solo ipotetica, l'alleanza assicurativa della banca senese con Axa in scadenza nel 2027, rimane un ostacolo.

Ma l’annuncio dell’Opa del Banco BPM su Anima ha scosso lo scenario. Non è sfuggito infatti che la forte partnership di Anima con MPS potrebbe avvicinare il gruppo guidato da Giuseppe Castagna al dossier senese dal quale, invero, ha sempre preso distanza.

MPS ha comunque scambiato da lunedì scorso a oggi, in meno di 8 sedute, più del 12% del capitale, quindi sembra più che verosimile che qualcosa si stia muovendo.

Banche, Commerzbank prova a smarcarsi ancora

Ma c’è poi anche il dossier di Unicredit

In queste ore anche Unicredit guadagna in Borsa l’1,78% e si riporta a 40,81 euro. Il già complicato dossier di Commerzbank (+0,1%) in questi giorni è reso ancora più spinoso dalla crisi di governo in Germania, dove si moltiplicano le posizioni contrarie alla conquista italiana.

Da ultimo sono arrivate le indiscrezioni di Reuters secondo le quali la banca tedesca guidata da Bettina Orlopp starebbe valutando l’acquisizione di una banca di medie dimensioni per scongiurare l’attacco di Unicredit, forse la Hamburg Commercial Bank (HCOB), forse la Oldenburgische Landesbank (OLB).

Sarebbe quella che in gergo chiamano una pillola avvelenata (poison pill) per l’eventuale acquirente Unicredit, in quanto renderebbe più difficili le manovre di M&A.

Il CEO Andrea Orcel si è preso un anno di tempo per provare a spiegare i vantaggi di una fusione, ma è chiaro che a Francoforte stanno studiando tutte le difese possibili. Se però a fine gennaio la BCE desse il via libera all’ascesa di Unicredit al 29,9% di Commerzbank, Piazza Gae Aulenti segnerebbe un punto importante. Con le imminenti elezioni tedesche il 23 febbraio, probabilmente servirà ancora del tempo.