Auto UE in ordine sparso in attesa di importanti trimestrali

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Attesi in calo i dati di domani di Volkswagen e Mercedes. Dalla Casa Bianca nuovi segnali di distensione, ma il mercato non si illude: un impatto ci sarà

Auto UE in ordine sparso in attesa di importanti trimestrali

Oggi le quattro ruote europee viaggiano un po’ in ordine sparso sul mercato, tra notizie specifiche e il tema caldo del settore che resta quello dei dazi Usa.

A Milano, un’assolata seduta primaverile, ancora in riassesto dall’ultimo scossone del risiko bancario, Stellantis guadagna lo 0,51% a fronte di un FTSE MIB in rialzo dello 0,8% mentre Pirelli si attacca al riferimento a 5,364% e mette a punto un altro tassello nel contrasto a divieti USA e minacce di dazi all’automotive che ancora una volta si scaricano nella governance di una società divisa tra un azionista forte cinese e un business che non vuole perdere il fatturato Usa e soprattutto le prospettive di un mercato che vale il 40% dell’high value globale per lo pneumatico.

Auto UE, in Germania in arrivo trimestrali di peso per le quattro ruote

A Francoforte il quadro è ancora più incerto: BMW guadagna un risicato 0,24%, ma Mercedes perde il 2,56% nonostante l’accordo con Lumina Technologies per l’integrazione delle sue tecnologie lidar (sensori laser di ultima generazione): domani la casa tedesca però pubblicherà i dati del primo trimestre e qualcuno forse si è accorto che gli analisti si aspettano ricavi in calo 34,49 miliardi di euro e un utile per azione di 2,17 euro in ulteriore flessione dai 2,86 euro di un anno fa.

Ma frena anche Volkswagen con un -0,85% Domattina anche la casa di Wolfsburg pubblicherà i risultati di questo primo difficilissimo trimestre di amministrazione Trump e concorrenza cinese. In questo caso le attese sono per ricavi in crescita a 78,14 miliardi di euro e un utile per azione di 3,04 euro (ma in quest’ultimo caso il panel di S&P Global Intelligence interpella un solo analista) contro i 6,49 euro del primo quarto del 2024.

Nel caso di Porsche, che perde il 2,46% a Francoforte, il rallentamento è una certezza: proprio oggi il gruppo ha dichiarato un calo dei ricavi da 9 a 8,85 miliardi di euro nel trimestre e un utile per azione quasi dimessato a 0,56 euro dagli 1,01 euro del primo quarto dello scorso esercizio. Ieri il board esecutivo della casa di Stoccarda aveva già in qualche modo preparato il mercato tagliando la guidance per il 2025 con ricavi delle vendite ora attese tra 37 e 38 miliardi di euro (un miliardo in meno della stima precedente) e con un margine ebitda dell’automotive limato nella forchetta tra il 16,5% e il 18% contro la stima precedente di un 19-21%.

Le sfide della politica internazionale parlano cinese per Porsche che denuncia nella Repubblica Popolare condizioni di mercato ancora sfidanti e una domanda in calo per tutte le elettriche del segmento luxury. Ma non mancano i guai americani con gli impatti dei dazi già programmati per i mesi di aprile e maggio nella nuova revisione della guidance.

Auto UE, la Francia fa meglio oggi

Fa bene invece Continental (+0,77%) e in Francia guadagnano terreno sia Renault (+1,68%), che ha registrato nel primo trimestre un calo del fatturato dell’automotive del 3% a 10,12 miliardi, ma ha confermato un margine operativo superiore o pari al 7% quest’anno con un free cash flow oltre i 2 miliardi, Michelin che difende un +0,16%

Auto UE, timide schiarite sui dazi Usa

Eppure la giornata prometteva schiarite. Il Wall Street Journal spiegava infatti che l’amministrazione Trump chiarirà alcuni impatti dei dazi imposti all’automotive globale d’importazione del 25% La componentistica non subirà, oltre ai dazi del 25% su alcune componenti automotive, altri dazi, come quelli di pari importo previsti per acciaio e alluminio.

Il chiarimento dovrebbe avere anche valore retroattivo e quindi garantire dei rimborsi fino al 3,75% del valore delle auto prodotte negli States (ma con componentistica appunto d’importazione) e dunque l’anno prossimo del 2,5%

La mossa è dunque rivolta soprattutto alle case USA come Ford e General Motors che rischiavano un impatto forte sui prezzi nonostante la buona volontà di produrre di più in terra statunitense.

Nel recente passato Morgan Stanley aveva stimato un impatto dei dazi del 25% di circa 6 mila dollari a vettura, ossia un rialzo dei prezzi delle quattro ruote a stelle e strisce di circa il 10-12% E non era neanche la stima peggiore.

Ma tant’è, fra le pressioni di Bessent e quelle di Wall Street, la Casa Bianca apre nuovi spiragli negoziali.

Nessuno però si illude che un danno nei numeri delle case automobilistiche, anche statunitensi, comunque emergerà nei prossimi mesi e in parte con la prima trimestrale.

Il buco insomma c’è comunque, ma si può lavorare sul suo perimetro.