Auto, non cessa la bufera, ma Tavares a sorpresa difende gli obiettivi UE

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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In Volkswagen a rischio fino a 15 mila posti potrebbero essere tre gli impianti tedeschi chiusi, Stellantis moltiplica le ambiguità, mentre BMW frena a causa dei freni (e della domanda) e le vendite sul settore continuano anche in America

Auto, non cessa la bufera, ma Tavares a sorpresa difende gli obiettivi UE

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A Francoforte con il suo -1,23% a 91,23 euro dopo un affondo a 90,74, resta all’attenzione il titolo di Volkswagen: la società tedesca secondo Jefferies starebbe valutando ben 15 mila lincenziamenti, il 2% della forza lavoro globale, e la chiusura non solo di due, ma forse anche di tre stabilimenti in Germania.

Il taglio forzoso dei costi della casa di Wolfsburg imporrebbe un taglio della produzione europea di 500-750 mila vetture, ma anche costi straordinari per 3-4 miliardi di euro per gestire le uscite.

Lo scenario è in evoluzione, ma non ci sarebbe un piano B alternativo ai tagli produttivi che potrebbero pesare anche sulla filiera della componentistica italiana.

Il governo tedesco potrebbe dire la propria con nuovi incentivi all’auto, ma il direttore finanziario di Volkswagen Arno Antlitz ha stimato in un anno, forse due, il tempo di cui la società ha necessità per riprendersi. C'è poi da considerare l'enorme impatto politico dei tagli cui la Germania non è più avvezza da tempo e che anzi secondo i sindacati sarebbero illegali a seguito di accordi aziendali di molti anni fa.

Auto, Tavares difende i target UE sulle emissioni (e mantiene una linea sempre più ambigua)

Le vendite colpiscono comunque tutto il settore con Renault che cede l’1,10% e Stellantis che segna un ribasso dello 0,18%

Nei giorni scorsi il numero uno di Acea (l’associazione europea dei costruttori di auto) e amministratore delegato di Renault Luca de Meo ha quantificato in 15 miliardi di euro il rischio sanzioni per l’auto europea con gli attuali obiettivi.

A sorpresa, l’ad di Stellantis, Carlos Tavares ha difeso nel week end gli obiettivi europei sulle emissioni delle auto che dovrebbero scattare l’anno prossimo. “Sarebbe surreale se le regole cambiassero ora - ha dichiarato il manager ad AFP-  Ognuno ha appreso delle regole da tanto tempo, ha avuto il tempo di prepararsi e ora è tempo di competere".

Il prossimo 25 settembre è previsto il voto in Europa sui dazi che possono raggiungere fino al 35,3% del valore delle auto elettriche cinesi e sono basati sull'accusa di illeciti aiuti di Stato.

Nei giorni scorsi però la stessa Stellantis ha annunciato un altro stop produttivo a Mirafiori attribuendolo proprio alla scarsa domanda di 500 elettriche e sulla gigafactory di Termoli sulla quale il governo ha garantito da tempo dei finanziamenti ingenti i sindacati hanno protestato per l’ennesima volta sulla mancanza di azioni concrete di lavori agli impianti.

Mentre gli attriti tra la casa franco-italiano e il governo e i sindacati di Roma si moltiplicavano per la carenza di produzione nel nostro mercato domestico, negli Stati Uniti Stellantis annunciava però investimenti per 406 milioni di dollari in tre stabilimenti destinati proprio all’elettrificazione di alcuni modelli di punta.

La concorrenza cinese nel frattempo si fa sempre più forte e il governo italiano ha deciso di appoggiare i nuovi dazi sull’auto elettrica cinese che rischia di spazzare via la già fragile produzione europea alle prese con una scarsa domanda dei modelli elettrificati (delle elettriche pure soprattutto) e con l’incapacità dei grandi produttori di auto di programmare in maniera efficace la transizione.

La posizione del governo italiano sui dazi, che è allineata all’orientamento della Commissione Europea, ma divide diversi Paesi, come la Germania, non è in contraddizione con il tentativo di Roma di portare nel Bel Paese un produttore almeno cinese.

Si tratterebbe infatti in questo caso di un rilancio della produzione automotive domestica, che, secondo il ministro delle Imprese Adolfo Urso, deve essere portata al livello di almeno un milione di auto l’anno per diventare sostenibile. Un livello ben lontano da quello attuale che è sui minimi storici nonostante gli incentivi governativi di giugno e che rischia di diventare un impotente auspicio nel panorama della desertificazione industriale della filiera italiana delle quattro ruote dovuta in gran parte proprio a Stellantis.

Nei giorni scorsi anche BMW (-1,01% in queste ore) ha inviato al mercato un profit warning attribuito a problemi con gli impianti frenanti che sarebbero covati in azienda per due anni prima della denuncia e dell’avvio di una revisione degli obiettivi finanziari. Non ci sarebbe stato nessun incidente, ma è stato un altro segnale di debolezza dell’industria europea delle quattro ruote.

Ma il cattivo sentiment dei mercati oggi è globale, o almeno Occidentale. Ford cede l'1,02% mentre si moltiplicano (come per Stellantis) le class action statunitensi contro il tradimento degli obiettivi finanziari e a causa dei ribassi dei titoli dell'auto.

Fra i pochi positivi, c'è invece General Motors, che oggi guadagna l'1,47% forse per il dinamismo di Uber che ha annunciato un rafforzamento venerdì della partnership con la Waymo Alphabet (Google) per servizi da portare in Texas e Georgia. Uber ha anche in essere una collaborazione proprio con la Cruise di General Motors che promette auto a guida autonoma entro il prossimo anno. Affonda invece negli States Tesla (-1,68%)