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Allarme aviaria, scatta l’allerta da parte dei virologi: trovate tracce nel latte pastorizzato

di Valentina Zappalà pubblicato:
3 min

Ultime notizie sull'influenza aviaria: segnalazioni nel latte pastorizzato e diffusione tra bovini. Ecco i pareri dei virologi.

Allarme aviaria, scatta l’allerta da parte dei virologi: trovate tracce nel latte pastorizzato

Dopo la pandemia di Covid-19, un nuovo virus minaccia la nostra salute: l’influenza aviaria potrebbe evolversi in nuovi ceppi. La mutazione preoccupa i virologi, soprattutto a seguito dei numerosi casi registrati tra il 2003 e l’inizio di aprile 2024.

Siamo dunque di fronte ad una potenziale nuova pandemia? Ecco cosa pensano gli esperti virologi.

Allarme aviaria, scatta l’allerta da parte dei virologi: trovate tracce nel latte pastorizzato

Al momento, la situazione legata al virus dell’aviaria appare sotto controllo, ma da diverso tempo il virus è passato dagli uccelli al bestiame. In America, da tempo è stato lanciato l’allarme di tale diffusione, in quanto il virus è ormai passato dai volatili ai bovini.

Siamo ormai di fronte ad una vera e propria epidemia, dato che il virus, in particolare il virus H5N1, ha raggiunto anche il latte. Sono infatti state trovate delle tracce di H5N1 nel latte pastorizzato rivenduto negli USA.

È stata però esclusa la presenza del virus nelle carni.

Al momento, non sono stati segnalati casi di contagio diretto tra uomini, ma non è escluso che, dato che il virus dell’aviaria ha subito mutazioni che ne hanno favorito la diffusione tra i bovini, possa anche avvenire una nuova mutazione che renda possibile il contagio da uomo a uomo.

Virus aviaria, è allarme: 900 casi accertati

Anche i dati dei contagi sono allarmanti: dal 2003 ad oggi, o meglio ad inizio aprile 2024, i casi accertati dall’OMS sono 889. Di questi quasi 900 casi in cui l’influenza aviaria ha colpito l’uomo, sono stati registrati un totale di 463 decessi totali.

Il che significa che, attualmente, il tasso di mortalità del virus dell’influenza aviaria è elevatissimo: parliamo del 52%.

E la preoccupazione cresce se analizziamo il caso del lavoratore per un’azienda di latticini americana, che ha riportato il virus. Non è stato possibile comprendere se l’uomo sia stato contagiato da un uccello o da un bovino infetto, e questo interrogativo permette di sollevare diversi dubbi sulla pericolosità di eventuali nuove mutazioni.

Influenza aviaria: le parole dei virologi

Recentemente, il virologo Massimo Clementi si è espresso in merito alla situazione tra le pagine di adnkronos.com.

Durante l’intervista, ha avuto modo di notare come “non c'è oggi niente di clamorosamente pericoloso”.

Tuttavia, è ovvio che la situazione potrebbe evolversi, dunque il virologo ha auspicato una “vigile attesa”. Anche se i contagi in allevamento, come quello riportato in America, destano preoccupazioni e sono sicuramente da attenzionare, la trasmissione da persona a persona sembra al momento scongiurata.

Clementi ha comunque ricordato che l'Istituto zooprofilattico delle Venezie sta anche svolgendo attività di monitoraggio nei confronti di animali selvatici in ingresso nel nostro Paese.

Questo virus potrebbe essere in grado di causare una nuova pandemia? A rispondere a questa domanda, anche in questo caso durante un’intervista per Adnkronos, ci ha pensato il Presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso, secondo cui, purtroppo, questa evenienza è “fortemente possibile".