Saipem7, nasce un colosso italo-norvegese dei servici all’industria energetica

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

Il merger tra Saipem e SubSea7 è tra pari, operazione da 4,6 miliardi di euro. Dovrebbe quindi raddoppiare la capitalizzazione di Saipem (ma non il giro d’affari, né gli ordini). Dividendi al 40% del free cash flow, per i norvegesi dividendi straordinari da 450 milioni prima della fusione. Poche sovrapposizioni e sinergie attese a 300 milioni. Ecco le cifre di questo nuovo consolidamento

Saipem7, nasce un colosso italo-norvegese dei servici all’industria energetica

Balzo e in avanti e ripiegamento rapido di Saipem all’annuncio della fusione con SubSea7. L’azione del gruppo guidato dal CEO Alessandro Puliti avvia in maniera effervescente l’ottava fra volumi impetuosi e superiori alla media verosimilmente diretti da algoritmi viste le caratteristiche del book.

Il titolo in avvio segna un massimo a 2,538 euro, ma poi ripiega fino all’attuale quota dei 2,317 euro (-0,09%). I 105 milioni di pezzi scambiati a metà seduta confermano che il merger di Saipem è una delle partite di giornata per Piazza Affari, visto che la media giornaliera dell’ultimo mese non raggiunge i 30 milioni di azioni scambiate a seduta.

Subsea 7 segna invece un rally del 5,36% a Oslo e passa di mano a 191,32 corone svedesi (dopo un allungo a 200 corone).

Saipem7, i numeri della combined entity

La “grande soddisfazione” dei soci Eni (+0,16%) e CDP conferma, come naturale, il pieno sostegno degli azionisti al merger. I termini dell’operazione, che punta alla creazione di un player mondiale del settore dei servizi all’industria energetica, indicano che la “combined company” che nascerebbe dalla fusione tra Saipem, la nuova Saipem7, avrà un portafoglio ordini aggregato di 43 miliardi di euro, ricavi per circa 20 miliardi di euro ed un EBITDA di oltre 2 miliardi di euro.

Si tratta dei dati aggregati delle due realtà nei 12 mesi precedenti il 30 settembre, visto che i dati annuali dei due gruppi non sono ancora stati diffusi, ma che danno già l’idea dei pesi specifici dei due business.

Al 30 settembre infatti Saipem aveva un portafoglio da 33,19 miliardi di euro.

Saipem7 impiegherà oltre 45 mila persone, tra cui oltre 9 mila ingegneri e project manager.

Ma il progetto di merger prevede una fusione paritetica con quote di proprietà 50%-50% dopo che Subsea7 avrà distribuito agli azionisti un dividendo straordinario per un ammontare complessivo di 450 milioni di euro.

Saipem ci guadagna la sede legale in Italia, ma i titoli saranno quotati sia a Milano che a Oslo.

In termini dimensionali i pro forma degli ultimi 12 mesi dei due gruppi al 30 settembre indicano appunto un portafoglio di Saipem di 33,2 miliardi contro i 10,1 miliardi di Subsea7.

I ricavi di Saipem sono di 13,6 miliardi contro i 6,1 miliardi di Subsea7, l’Ebitda di Saipem è di 1,2 miliardi contro i 900 milioni della norvegese, il debito netto di Saipem è di 100 milioni contro gli 800 di Subsea7, il rapporto debito netto/ebitda (leva finanziaria) è di 0,1x per Saipem e quello di Subsea7 è di 0,8x

In altre parole Saipem è più grande di Subsea7 ed è meno indebitata, ma in termini di capitalizzazione e di redditività il rapporto cambia perché la chiusura di venerdì la vedeva a circa 4,6 miliardi di euro contro i circa 5 miliardi di euro (traducendo le corone svedesi in euro) di Subsea7.

Subsea è quotata ad Oslo tramite azioni ordinarie e a New York tramite un programma di ADR.

Saipem7, 6,688 azioni dell'italiana per ogni titolo norvegese e sinergie da 300 milioni

Sul piatto per la fusione Saipem mette 6,688 azioni di Saipem per ogni azione di Subsea7, al netto del dividendo straordinario da 450 milioni di euro (più o meno la differenza di capitalizzazione tra le due società come visto) che la norvegese restituirà agli azionisti prima del merger.

Ai prezzi e ai cambi di venerdì significa una valutazione sostanzialmente di mercato (c’è uno sconto dello 0,31%), ma come detto i soci di Subsea7 riceveranno dividendi straordinari per 450 milioni di euro prima della fusione, quindi in realtà c’è un premio implicito sui corsi di venerdì nell’offerta di Saipem di circa il 10%.

La nuova entità sarà quindi più grande di un quarto in termini di giro d’affari di Saipem, mentre a valori di mercato dovrebbe raddoppiare.

Sono previste sinergie annuali di ben 300 milioni di euro dal terzo anno successivo alla fusione e sono previsti costi one-off per la fusione di circa 270 milioni di euro.

I soci di riferimento saranno Siem Industries, attuale socio di riferimento di Subsea7 con circa il 23,6% del capitale ordinario) e quindi CDP Equity ed Eni che attualmente controllano il 12,82% e il 21,19% rispettivamente di Saipem.
Gli attuali azionisti dovrebbe quindi difendere una posizione forte nel capitale: si prevede che Siem Industries sia all’11,9% del capitale di Saipem7, seguita da Eni al 10,6% e da CDP Equity al 6,4%.

I soci dovrebbero mantenere una stretta sulla governance che sarà integrata dall’introduzione di un voto maggiorato 2:1 che quindi sembra deciso per evitare la diluizione eventuali degli attuali azionisti di riferimento dei due gruppi. Al termine del merger Alessandro Puliti dovrebbe essere il CEO del nuovo gruppo e d John Evans dovrebbe diventare CEO della società che gestirà l'Offshore del nuovo gruppo che comprenderà anche Offshore Engineering % Construction di Saipem.

Il management dei due gruppi punta su una forte complementarietà geografica dei mercati di operatività, sul raggiungimento di una massa critica di ben 60 navi da costruzione (attualmente Saipem ne ha 21 cui aggiunge 9 impianti di perforazione di proprietà). L’efficientamento di procurement, commerciale e processi dovrebbe alimentare le sinergie target di 300 milioni, anche l’ottimizzazione della flotta potrebbe contribuire.

Saipem7, le sinergie a regime al 14% dell'ebitda combinato e politica dei dividendi generosa

In particolare il gruppo si attende sinergie in termini di Opex da 250 milioni l’anno, sui capex prevede sinergie a regime da 20 milioni e sulle efficienze di processo da 30 milioni. Significa il 14% circa dell’ebitda combinato delle due società e circa il 2% degli Opex combinati.

Il gruppo Saipem7 punta a guidare l’interesse degli investitori con un’attraente politica di remunerazione che prevederà dividendi pari al 40% almeno del free cash flow al netto del rimborso della passività per leasing.  Si prevede anche una struttura di capitale rafforzata e un rating investment grade per i due gruppi.

Gli analisti oggi durante la call hanno fatto diverse domande ai manager sulle potenziali tensioni antitrust, specialmente in Brasile. In Sudamerica l'offshore E&C è tra il 10 e il 20% per Saipem e tra il 20 e il 30% per Subsea7 ed è questa quindi l'area con le maggiori sovrapposizioni, anche perché per entrambe le realtà Petrobras è un cliente chiave (oltre a Shell e BP). Ma il management si è mostrato fiducioso di portare a termine un’operazione senza particolari sovrapposizioni, il portafoglio clienti è molto differenziato tra i due, Saipem lavora di più con Aramco ed ExxonMobil, Subsea7 con Equinor, Iberdrola e Orsted.

Il Memorandum of understanding firmato ieri adesso dovrebbe essere seguito da un accordo scritto sulla fusione  e un accordo tra gli azionisti (SHA) verso metà 2025. Previste assemblee delle due società nella seconda metà dell’anno.

Il closing dovrebbe arrivare nella seconda metà del 2026.

Prima di quella data i gruppi intendono appunto finalizzare i termini della transazione e condurre delle due diligence di conferma. Sarà necessario un via libera dell’autorità competenti a  partire soprattutto dalle antitrust dei vari mercati.

 

Argomenti

Saipem