Riforma pensioni 2023: tutte le ipotesi. Età, calcoli, vantaggi

di Miriam Ferrari pubblicato:
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Quali sono le finestre di uscita dal mondo del lavoro previste per il prossimo anno? Opzione Donna e Opzione Uomo, Quota 41 e Quota 103, Ape Sociale: ecco quali sono le opzioni del Governo Meloni per la riforma pensioni 2023. Età, calcoli, vantaggi e svantaggi: una guida completa.

Riforma pensioni 2023: tutte le ipotesi. Età, calcoli, vantaggi

In attesa di una riforma delle pensioni 2023, il nuovo Governo dovrà mettersi all’opera da subito per definire le prossime finestre di uscita dal mondo del lavoro, onde evitare il ritorno alla Legge Fornero. Infatti, al 31 dicembre sono in scadenza tre alternative per la pensione anticipata: Quota 102, Opzione Donna e Ape Sociale.

Nel frattempo sono spuntate moltissime nuove ipotesi per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro: da Quota 41 con soglia d’età a Quota 103 con bonus per i lavoratori.

Con i tempi piuttosto ristretti, comunque, la riforma delle pensioni del Governo Meloni potrebbe slittare a metà del 2023, ma già con la Legge di Bilancio saremo in grado di definire le prossime finestre di uscita.

Ecco le proposte e le ipotesi di pensionamento dal 1° gennaio 2023: età, calcoli, vantaggi. Cosa sapere.

Pensione anticipata e pensione di vecchiaia: età e novità 2023

Come spiegato dalla circolare INPS numero 28 del 18 febbraio 2022, a partire dal 1° gennaio 2023 è previsto l’**adeguamento dei requisiti di accesso **al pensionamento: cosa cambia?

Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, quindi, esistono due alternative:

Lavoratori

Età

Contributi

Settore pubblico e privato

62 anni

35 anni

Autonomi iscritti all'INPS

63 anni

35 anni

Per quanto riguarda, invece, la pensione anticipata, i requisiti di accesso vengono modificati in questo modo:

Contributi

Uomini

42 anni e 10 mesi

Donne

41 anni e 10 mesi

L’età minima per accedere alla pensione anticipata rimane fissa a 67 anni, ma i lavoratori che hanno versato i primi contributi dal 1° gennaio 1996 potranno accedere all’anticipo pensionistico a partire da 64 anni di età.

Quota 41 con soglia d’età: a chi spetta e quali sono i requisiti

Sempre nell’ambito della riforma delle pensioni, su proposta della Lega, potrebbe essere introdotta Quota 41 con l’applicazione di una soglia d’età per l’accesso al pensionamento anticipato.

In questo caso, il pensionamento sarebbe possibile con almeno 41 anni di contributi versati, ma solo per quei lavoratori che rientrano in una delle categorie di “lavori usuranti” che danno diritto all’Ape Sociale, l’anticipo pensionistico già attivo fino al 31 dicembre 2022.

Una tale ipotesi arriverebbe a costare 4 miliardi di euro per il primo anno, mentre dal 2024 ne occorrerebbero almeno 10 miliardi di euro.

La novità, però, riguarderebbe l’introduzione di un’età minima per accedere a questa opzione e renderla più fattibile anche per il bilancio statale: le ipotesi parlano di almeno 61 o 62 anni di età, ma tutto è ancora da decidere.

Età

Contributi

Quota 41

61-62 anni

41 anni

Opzione Donna e Opzione Uomo: come funzionano

Il Governo Meloni sembra direzionato verso la proroga di Opzione Donna anche per i prossimi anni, con la possibilità di rendere strutturale la finestra rosa di uscita dal mondo del lavoro.

Al tempo stesso, però, ci si interroga sull’introduzione di Opzione Uomo ma con una soglia di età più alta.

Grazie a Opzione Uomo anche i maschietti potrebbero lasciare il lavoro a 58-59 anni di età e con 35 anni di contributi; oppure – più realisticamente – a 61-62 anni di età.

Questa opzione, secondo gli esperti, comporterebbe una penalizzazione sull’assegno pensionistico nella misura del 20-25%.

Età

Contributi

Opzione Donna

58-59 anni

35 anni

Opzione Uomo

61-62 anni

35 anni

Flessibilità in uscita: 62 anni di età e 35 anni di contributi

Se per la Lega la priorità è Quota 41, Fratelli d’Italia vuole invece puntare sulla flessibilità in uscita rilanciando un’opzione di pensionamento a 62 anni di età e con 35 anni di contributi, ma con una penalizzazione sull’assegno nella misura dell’8%.

Il calcolo dell’assegno, quindi, si baserebbe solo sul sistema contributivo fino a 66 anni, mentre al di sopra di tale soglia si passerebbe al sistema retributivo con la possibilità di introdurre dei premi.

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