Il petrolio tenta una reazione all'effetto Trump

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Dazi al 25% sull'import da Canada e Messico dal 1° febbraio. Trump lo ha promesso, ma il mercato spera nei negoziati. Intanto la Libia torna alle perforazioni dopo 17 anni e le sanzioni alla Russia si sentono sul costo dei noli. Ecco il quadro

Il petrolio tenta una reazione all'effetto Trump

Petrolio, la Libia torna a perforare

NOC, la National Oil Corporation libica, ha comunicato che le operazioni sul petrolio greggio procedono senza interruzioni in tutti i giacimenti e nei porti dopo un dialogo tenuto con i protestanti che avevano avviato una dimostrazione ai porti di Sidra e Ras Lanuf.

“La NOC rassicura tutti i libici, così come i partner locali e internazionali, che la produzione e l’export procedono in linea con il piano strategico, senza alcuna eccezione in nessuno dei porti petroliferi”.

Le proteste avevano suscitato nei mercati il timore di un forte calo della produzione libica di petrolio con conseguenti segnali rialzisti per il petrolio greggio mondiale.

Alcuni giorni fa, il ministro del petrolio libico Khalifa Abdulsadek aveva dichiarato a Reuters che il Paese necessitava di risorse tra i 3 e i 4 miliardi di dollari per raggiungere un tasso di produzione di 1,6 milioni di barili al giorno e annunciato un nuovo round di aste per la concessione di licenze entro la fine di questo mese.

Sugli idrocarburi la Libia conta per circa il 95% del proprio Pil e la gestione degli idrocarburi è dunque per il Paese nordafricano politica, oltreché economica.

Khalifa Abdulsadek ha peraltro affermato che l’obiettivo degli 1,6 milioni di barili sarebbe solo una tappa in un ambizioso percorso di aumento dalla produzione fino a 2 milioni di barili al giorno.

La stessa Noc ha confermato di recente una produzione di 1,4 milioni di barili al giorno, ma l’obiettivo intermedio degli 1,6 milioni di barili ha un valore anche simbolico per il Paese in quanto il suo raggiungimento coinciderebbe con il recupero della produzione precedente alla caduta di Muammar Gheddafi nell’ormai lontano 2011.

Le nuove licenze dovrebbero situarsi nei tre bacini di Sirte, Murzuq e Ghadames e coinvolgere tra i 15 e i 21 blocchi. Sarebbe anche la prima asta di nuove licenze di esplorazione da 17 anni a questa parte.

Petrolio, Trump promette la benzina sotto i 2 dollari, ma i dazi su Canada e Messico potrebbero portare i prezzi altrove

Le quotazioni internazionali del petrolio greggio si mescolano - come sempre - con la politica internazionale e in questa fase sono profondamente influenzate da Donald Trump, che ha promesso un forte sostegno all’industria nazionale dell’idrocarburo all’insegna del motto “drill, baby, drill”, ma ha anche minacciato di dazi fino al 25% sulle importazioni da Messico e Canada a partire dal prossimo 1° febbraio.

Una recente ricerca del Congressional Research Service statunitense ha calcolato che nel 2023 più del 71% del petrolio greggio di importazione degli Stati Uniti è venuto proprio da Canada e Messico, con il Canada che copriva da solo il 60% dell’import di oil statunitense.

Oltretutto i legami dei tre Paesi su questo fronte sono profondi e si basano anche su un’ampia rete di infrastrutture ad hoc, come la fitta rete di condotte che dall’Alberta canadese portano il greggio in varie aree degli Stati Uniti, mentre il Messico consegna soprattutto tramite vascelli il petrolio destinato alle raffinerie Usa.

L’impatto economico sui prezzi dei prodotti raffinati come benzina e diesel negli Stati Uniti rimane difficile da calcolare in caso di implementazione dei dazi perché dipenderà dalla capacità delle raffinerie statunitensi di reperire gli idrocarburi da Paesi non sottoposti ai nuovi dazi, dalla capacità di reazione dei produttori canadesi e messicani.

Nelle sedute successive all’insediamento di Trump i mercati hanno però preferito credere alle sue promesse di un’azione forte per il taglio dei prezzi dei prodotti petroliferi negli Stati Uniti e hanno messo in secondo piano i possibili impatti dei dazi sui 6,5 milioni di barili al giorno che gli Stati Uniti importano da Canada e Messico.

L’obiettivo dichiarato di Trump è ridurre il prezzo della benzina sotto i 2 dollari al gallone (quindi ai prezzi di oggi sotto i 54,9 centesimi di euro circa a litro) e il mercato per ora ha deciso di crederci.

Diversi analisti, però, dubitano che i dazi minacciati saranno effettivamente attivati. Goldman Sachs, per esempio, ha dato al 20% la probabilità di una reale attuazione dei dazi minacciati contro Messico e Canada e ha ricordato che le tariffe del 25% minacciate sul Messico già durante il primo mandato del 2019 entro 10 giorni in pratica non si sono mai concretizzate.

Anche i dazi sul Messico e sul Canada potrebbero insomma essere la componente di un duro negoziato piuttosto che la prima mossa di una dura guerra commerciale.

Anche il Peterson Institute for International Economics ha calcolato che dazi del 25% sull’import da Canada e Messico si tradurrebbero, durante l’intero mandato di Trump, in un impatto da 200 miliardi di dollari di Pil statunitense.

WTI, scivolone dei prezzi, ma i supporti tengono

Il grafico del petrolio americano, il WTI, ha mostrato in concomitanza con l’insediamento di Trump l’avvio di un forte calo, dai massimi di 80,59 dollari al barile del 16 gennaio scorso ai 73 dollari circa di queste ore. L’affondo intraday dell’altro ieri a un minimo di 72,38 dollari ha inoltre sfiorato la media mobile esponenziale dei prezzi a 100 sedute e testato i supporti statici di quel livello.

Da allora le pressioni su questo sostegno a un tempo statico e dinamico si sono moltiplicate. Se dovesse cedere un primo supporto di peso si incontrerebbe sui 70,9-71,0 euro.

Queste aree sono state molto lavorate dai prezzi nei mesi scorsi e sembrano improbabili scossoni concreti sul trend rialzista in essere dai minimi del settembre 2024, anzi i massimi del giorno prima del giuramento di Trump hanno superato il 50% del ritracciamento di tutto il calo registrato dal WTI tra il settembre 2023 e il settembre 2024.

Il superamento di quell’ostacolo dinamico di lungo periodo che è la media mobile esponenziale a 100 sedute ha inviato anzi un altro segnale rialzista e, quando gli scossoni della politica hanno colpito le quotazioni del West Texas Intermediate, la ex resistenza si è dimostrata (e si dimostra ancora in queste ore) un supporto coriaceo.

Petrolio, la view di Goldman Sachs sui prezzi e sugli impatti delle nuove sanzioni alla Russia

Domanda e offerta mondiale resteranno comunque, come sempre accade per le commodity, dei driver fondamentali dei prezzi del petrolio. Una nota recente di Goldman Sachs sottolineava che il freddo della stagione (che si traduce in maggiori consumi di idrocarburi), uno spike nei costi di nolo dei tanker collegato alla stretta sull’import dalla Russia e i rischi dei citati dazi sul Canada avevano portato in alto i prezzi dei distillati.

Ma per la banca d’affari le stime sui margini di raffinazione della benzina confermavano una stima del costo della benzina negli Stati Uniti di 3,3 dollari al gallone in media nel 2025 e un calo a 3,1 dollari per gallone nel 2026. Contro appunto le promesse sotto i 2 dollari di Trump...

Il tasso globale di utilizzo delle raffinerie è visto ancora intorno all’80% contro una media storica più vicina al 50% Soltanto nei prossimi anni sono previsti ritorni dei margini di raffinazione ai livelli del pre-pandemia.

Lo stesso driver importante delle nuove sanzioni alla Russia è di difficile valutazione, perché alcuni contratti resteranno in piedi fino al 12 marzo. L’aumento dei costi di nolo comunque conferma che già le flotte si riorganizzano per fare spazio alle produzioni non sanzionate. Su questo fronte Goldman Sachs è ottimista e ritiene che da quest’anno in poi ci sarà un crollo dei volumi di petrolio trasportati da navi russe sottoposte a sanzioni.

Due anni di guerra in Ucraina hanno dimostrato la resilienza di questo mercato e bisognerà attendere alla prova dei fatti le evoluzioni della bilancia commerciale di Mosca.

Nel frattempo a brevissimo la scadenza del 1° febbraio sarà il primo banco di prova energetico concreto della nuova amministrazione Trump.

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