Lindbergh, dai servizi alla logistica al nuovo business della termoidraulica

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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L’ad Corradi racconta lo sviluppo originale della PMI quotata, dalla recente uscita dalla Francia al preliminare per l’acquisizione di una nuova società del settore HVAC a Parma, fino all’integrazione dei modelli dell’economia circolare

Lindbergh, dai servizi alla logistica al nuovo business della termoidraulica

Lindbergh è nata nel 2006 come società di consulenza per il settore della logistica. Io avevo lavorato nella macrologistica; il mio socio Marco Pomè aveva fatto esperienza con operatori del calibro di Hewlett-Packard e DHL. Ci siamo conosciuti all’Associazione italiana di logistica, così è maturata l’idea di avviare un percorso autonomo. Il nostro primo cliente fu Vodafone e per due anni sviluppammo da consulenti dei progetti volti ad ottimizzare la gestione delle parti di ricambio della rete sul territorio italiano, fino all’idea di un modello di business che non esisteva.
Grazie all’incontro con un grande cliente internazionale,  che erogava servizi di assistenza tecnica  attraverso una rete diretta di manutentori, siamo venuti a conoscenza di un grande problema fino a quel momento irrisolto:  i rifiuti derivanti dall’attività di manutenzione sulle attrezzature dei clienti dovevano essere gestiti dai tecnici stessi secondo le modalità previste dalla legge e non esistevano servizi dedicati e capillari per gestire in modo veloce queste piccole quantità di rifiuti. Poteva essere l’olio esausto o il pistone o la pompa di un carrello, c’era comunque l’esigenza di uno smaltimento e servivano tecnici, autorizzazioni e competenze. Noi potevamo farlo e così abbiamo cominciato a impiegare i primi mezzi e le prime squadre per questo nuovo business”.

Michele Corradi, co-fondatore e amministratore delegato di Lindbergh, racconta così la nascita della società dei servizi alla logistica che ha saputo creare una nicchia di mercato e la sta sviluppando con lungimiranza, diversificando il business.
Nel primo semestre del 2024 la società, quotata sull’EGM dopo l’IPO da 4,5 milioni di raccolta di fine 2021, ha raggiunto un giro d’affari da 16,62 milioni di euro circa, in aumento del 19% rispetto allo stesso periodo del 2023.

“Per le multinazionali, smaltire i rifiuti della manutenzione sui mezzi è complicato e costoso. La nostra organizzazione, dotata delle competenze e delle autorizzazioni necessarie, poteva aiutare molto e così il nostro business è cresciuto, si è sviluppato e si è articolato.  Dopo qualche anno, abbiamo integrato il servizio di micro-raccolta rifiuti con le consegne notturne di ricambi a bordo dei furgoni dei tecnici. L’abbinamento dei due servizi non solo ha rappresentato una svolta nel nostro business, ma ci ha reso unici. È stato il trampolino di lancio per costruire altri servizi per i tecnici insieme ai nostri clienti”.

La quotazione nel 2021

Poi cosa è successo?

“Il salto di qualità è arrivato con la quotazione nel 2021 con la quale abbiamo raccolto nuovo capitale per finanziare la nostra crescita. La quotazione è anche e soprattutto un processo di cambiamento strutturale dell’impresa e inevitabilmente ci ha portato ad avviare un dialogo con gli investitori, con la comunità finanziaria, a riportare informazioni al servizio di tutti gli stakeholder”.

Nel frattempo immagino che siano cambiate altre cose…

“Le nostre attività ci hanno spinto a scalare il business ampliando i servizi a valore aggiunto. Qualunque società che abbia una rete di tecnici itineranti sul territorio è un potenziale nostro cliente. Li ascoltiamo, studiamo le loro esigenze per coprire l’intera catena del valore: dalla consegna notturna di parti di ricambio per aziende che operano con tecnici manutentori, alla fornitura di attrezzi, alla gestione degli stock, fino ai servizi di lavanderia per le divise **dei tecnici. **In altre parole moltiplichiamo il ventaglio di servizi a valore aggiunto che offriamo alle reti dei tecnici. Poi facciamo un passo ulteriore”.

Quale?

“Proviamo ad avviare una nuova business unit attigua concettualmente, ma scollegata dal business dei nostri attuali clienti: entriamo così nel settore HVAC (Heating, Ventilation, Air Conditioning). In altre parole creiamo una rete di assistenza, montaggio e manutenzione di tutte le tecnologie del caldo e del freddo per le imprese e i privati. Significa impianti di condizionamento, di riscaldamento e raffreddamento, dai fan coil alle caldaie, alla termoidraulica che li accompagna. Scopriamo che in Italia questo mercato vale 12 miliardi di euro e conta circa 12 mila imprese, ma è molto frammentato. Si tratta per lo più di piccole e piccolissime imprese a conduzione familiare che soffrono nel momento del ricambio generazionale quando il fondatore lascia l’attività e nessun’altro in famiglia prende le redini. Abbiamo intravisto l’opportunità di sviluppare un polo di aggregazione acquisendo imprese ben radicate sul territorio per diventare la prima realtà industriale italiana in grado di erogare servizi di assistenza tecnica e installazione nel settore della termoidraulica su tutto il territorio nazionale.
Abbiamo già investito circa 4,5 milioni di euro in varie operazioni di M&A in diverse regioni italiane. Senza considerare l’ultima operazione annunciata: il preliminare per l’acquisizione del ramo d’azienda di Alfatermica S.r.l a Parma. Un’operazione da 280 mila euro che punta all’acquisizione di un business che ha fatturato oltre 676 mila euro nel 2023 con un EBITDA da 96.900 euro. Sarà integrato nel polo che stiamo creando con SMIT. Il prossimo obiettivo è lavorare sull’efficienza e sulla destagionalizzazione del business, abbiamo già individuato delle azioni concrete e rapide e puntiamo quindi a rafforzare l’ebitda margin delle nuove attività”.

Lindbergh, dai servizi alla logistica al nuovo business della termoidraulica

Lo sviluppo del business della termoidraulica

In questo contesto si inserisce anche l’ultima operazione che avete annunciato a fine anno, la cessione delle attività francesi al gruppo Sterne…

“Abbiamo deciso di cedere le attività di consegne notturne in Francia per concentrarci sui nuovi business della termoidraulica e dell’economia circolare. Si tratta di un percorso coerente con il nostro piano di sviluppo e anche di una conferma della nostra disciplina sulla redditività. In Francia operiamo da alcuni anni con ricavi tra i 10 e gli 11 milioni, ma l’EBITDA margin è prossimo allo zero, quindi è stato coerente liberare risorse per quelle attività che riteniamo più promettenti in questa fase”.

I modelli dell’economia circolare

Sicuramente l’economia circolare, in che modo i suoi modelli influenzano il vostro business?

“Abbiamo una divisione Circular Economy/Waste Management che ha come mission quella di "identificare processi innovativi e filiere virtuose per la valorizzazione dei rifiuti con la finalità di produrre materiali riciclati tracciati". I nostri servizi di economia circolare prevedono un supporto ai clienti per tutte le necessità e gli obblighi delle imprese che producono rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi.
I progetti di Circular Economy sono indirizzati a imprese a forte complessità territoriale e ai gruppi industriali molto strutturati. Coprono quindi non solo l’organizzazione della logistica, il trasporto e l’avvio a recupero di tutti i rifiuti prodotti, ma anche il disbrigo di tutti gli adempimenti amministrativi e burocratici, con la finalità di sollevare il cliente dal "problema rifiuti", argomento particolarmente sentito e complesso, anche a causa della continua evoluzione della normativa.
A maggio è partita la collaborazione con LVMH Italia per l’erogazione di servizi di economia circolare, tramite la creazione della piattaforma logistica “CircularITALIE”, volta al recupero e alla valorizzazione dei materiali non utilizzati dalle manifatture delle maison del gruppo in Italia e dai loro principali fornitori.
Lo scorso settembre abbiamo avviato anche un’iniziativa innovativa per la sostenibilità e la tracciabilità dei materiali riciclati nel settore del lusso. Contiamo di velocizzarne lo sviluppo già a partire dal 2025. Abbiamo quindi iniziato a studiare i materiali per dare una nuova vita ai rifiuti che normalmente gestiamo, per produrre materiali riciclati tracciati da re-immettere sul mercato, adottando un approccio volto a garantire il "riciclo a ciclo chiuso". L'obiettivo è ambizioso e proprio per questo siamo molto determinati e concentrati sullo studio delle filiere e sulla continua ricerca di partner strategici”.

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