La Lunga notte, chi era Dino Grandi artefice della destituzione di Mussolini: carriera politica, vita privata

di Chiara Turano pubblicato:
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Questa sera andrà in onda l'ultima puntata de La Lunga notte, la fiction Rai incentrata sulla caduta di Mussolini e del fascismo. Ma chi è Dino Grandi, interpretato nella mini serie da Alessio Boni, artefice della destituzione del Duce? Ecco cosa sappiamo sulla sua carriera politica e sulla sua vita privata: moglie, figli, morte.

La Lunga notte, chi era Dino Grandi artefice della destituzione di Mussolini: carriera politica, vita privata

Dino Grandi, all’anagrafe Dino Antonio Giuseppe Grandi, è passato alla storia come l’artefice della caduta di Benito Mussolini nella Lunga notte del 25 luglio 1943, giorno della riunione del Gran Consiglio del Fascismo.

Poche ore prima di dell'adunanza aveva rivelato a sua moglie l’intenzione di voler far fuori il Duce per promuovere la Costituzione. 

Detto fatto, Mussolini venne arrestato. Interpretato da Alessio Boni, nella mini fiction Rai “La lunga notte” in onda dal 29 al 31 gennaio 2024, il profilo storico e politico di Grandi è tornato di recente alla ribalta. 

Ma chi è e cosa sappiamo sulla carriera politica e la vita privata di Dino Grandi? Perché il gerarca fascista si fece promotore dell’ordine del giorno contro Mussolini?

La Lunga notte, chi era Dino Grandi artefice della destituzione di Mussolini: carriera politica

In occasione dell’ultima puntata de La Lunga notte trasmessa su Rai 1 questa sera andiamo a rispolverare i momenti più salienti della vita di Dino Grandi, interpretato nella mini serie tv da Alessio Boni.

La carriera politica dell’artefice della destituzione di Mussolini è stata tutta un crescendo.

Nel biennio 1924-1925 fu sottosegretario all’Interno e dal 1925 al 1929 sottosegretario agli Esteri. Sempre nel 1929 venne nominato Ministro degli Esteri, carica che occupò fino al 1932, quando decise di andare a Londra come ambasciatore d’Italia nel Regno Unito, dove mantenne la carica per ben nove anni, fino al 1939. 

Lo stesso anno fu nominato Ministro della Giustizia. A seguito della morte di Costanzo Ciano, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazione, avvenuta nel mese di giungo del 1939, la scelta sul successore ricadde proprio su Dino Grandi.

Il nuovo presidente rimase in carica per cinque anni, dal 1939 al 1943.

La Lunga notte, perché Dino Grandi fece cadere Mussolini e il fascismo il 25 luglio 1943

Ricordato nelle pagine di storia e nella fiction Rai “La lunga notte” come l’artefice della caduta di Mussolini e del fascismo, sono diverse le ragioni che spinsero Dino Grandi a presentare l’ordine del giorno, avente come oggetto la sfiducia di Mussolini, alla riunione del Gran Consiglio del Fascismo. 

Un piano articolato ad hoc insieme all’allora Re Vittorio Emanuele III. Secondo Dino Grandi l’operare di Mussolini stava mettendo in pericolo la vita stessa del fascismo e bisognava correggere il tiro per evitare il peggio. 

L’ordine del giorno fu presentato da Grandi nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943. La votazione portò alla sfiducia di Benito Mussolini con ben diciannove favorevoli, un solo astenuto e sette contrari.

La sua carriera politica terminò definitivamente quando il presidente Usa Franklin Delano Roosevelt proibì la sua candidatura ad altre posizioni governative.

Finita l’esperienza fascista, Dino Grandi vagò per il mondo (Spagna, Portogallo, America Latina, Brasile in particolare), per poi ritornare in Italia intorno agli anni 60’.

La Lunga notte, chi era Dino Grandi: vita privata, moglie e figli

Sulla vita privata di Dino Grandi sa sà poco o nulla.

L’autore della destituzione di Mussolini era sempre affiancato dalla moglie, la bolognese Antonietta Brizzi, compagna di avventura anche nelle vicende politica. Dalla loro unione vennero alla luce due figli, Simonetta Grandi e Franco, quest’ultimo scomparso nel 2004.

Tornato in Italia, si stabilì prima nelle campagne di Modena per poi comprare una casa nel centro di Bologna. Qui Grandi morì all’età di 92 anni.

Il suo corpo giace sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.

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