Iveco, la Defence potrebbe essere coinvolta nei piani di Leonardo con Rheinmetall
pubblicato:Mediobanca, l'utile d'esercizio cresce del 24,1%, quello del trimestre del 39%
Maire in calo a Piazza Affari, ma la semestrale è brillante
Iveco Defence potrebbe far parte dei piani di Cingolani dopo la prossima joint venture di Leonardo con Rheinmetall
Rialzo deciso per Iveco ieri. Il titolo ha guadagnato il 2,81% andando a terminare a 9,50 euro dopo avere oscillato tra 9,352 e 9,71 euro. Durante la conference call di Leonardo, il CEO Roberto Cingolani ha espresso chiaramente l'intenzione di considerare il coinvolgimento di Iveco Defence (IDV) nel progetto di joint venture con Rheinmetall per i sistemi di difesa terrestri. Questo scenario sarà valutato dopo la finalizzazione degli accordi con Rheinmetall, prevista per settembre.
Tra le opzioni menzionate, Cingolani ha parlato apertamente di una possibile fusione o acquisizione. Cingolani ha sottolineato la complementarità tra le due aziende, poiché Iveco produce veicoli a ruote che non sono inclusi nell'accordo con Rheinmetall.
Ha dichiarato: "Per il momento, ci concentriamo al 100% sulla creazione della 50/50 JV con Rheinmetall che speriamo venga definita a settembre". "Subito dopo analizzeremo ulteriori sinergie che potrebbero essere implementate con Iveco; è qualcosa che dobbiamo concordare con Rheinmetall, e molto probabilmente potrebbe esserci un interesse comune per fare una sorta di fusione, acquisizione, qualsiasi cosa". "Dobbiamo vedere se c'è una chiara sinergia tecnologica, una chiara strategia industriale, che deve essere economicamente vantaggiosa". "Per essere onesti, stiamo già discutendo, perché ci conosciamo e poi discutere fa ovviamente parte del nostro lavoro".
Le dichiarazioni di Cingolani rafforzano la credibilità delle indiscrezioni giornalistiche circolate nei mesi scorsi, che ipotizzavano l’acquisto di IDV da parte di Leonardo. La valutazione proposta era di circa 750 milioni di euro, mentre la stima interna di Leonardo è di circa 1 miliardo di euro.
Se l’acquisizione fosse effettuata dalla JV, l’esborso pro-quota di Leonardo si dimezzerebbe, rendendo l’operazione compatibile con gli obiettivi di M&A dichiarati dalla società.
Per Iveco, un accordo di M&A sarebbe molto positivo anche a valutazioni inferiori, poiché Iveco potrebbe valorizzare un asset che altrimenti risulterebbe trascurato all'interno del gruppo. La cassa netta di Iveco salirebbe a 2,7 miliardi di euro, permettendo di ridurre il factoring e i relativi oneri finanziari.
Si eliminerebbe il rischio legato all'esercizio del golden power da parte del Governo in caso di futuri M&A nel business militare. Cingolani ha aggiunto che per un'acquisizione significativa, di 0,5 miliardi di euro o più, non sarebbe possibile procedere in contanti, ma si farebbe ricorso a nuovo debito o alla vendita di altri asset, come DRS, che potrebbe fungere da ulteriore fonte di liquidità all'occorrenza.
Il titolo Iveco si è appoggiato con i minimi del 29 luglio a 9,06 euro sulla base del canale ribassista disegnato dal massimo di inizio aprile, un supporto rilevante che per adesso ha contenuto la veloce discesa precedente. La reazione delle ultime ore tuttavia non ha ancora negato i recenti segnali di debolezza, l'ultimo in ordine di tempo ma non di importanza, la violazione a 9,80 del massimo del 14 febbraio scorso.
Per ripristinare un'intonazione positiva, almeno di breve termine, i prezzi dovrebbero risalire al di sopra di area 10,15/20 euro. In quel caso diverrebbe possibile un tentativo di ricopertura del gap ribassista del 24 luglio con lato alto a 11,66 euro. Sarebbe il superamento anche dei 12 euro a fornire un segnale di forza valido anche per il medio periodo. Sotto area 9 euro il tentativo di rimbalzo potrebbe abortire, rischio in quel caso di test degli 8,50 euro, dove si colloca il 61,8% di ritracciamento del rialzo dal minimo di luglio 2022. Supporto successivo a 7,70 euro.
Mediobanca, dividendo oltre le attese e buyback da 385 milioni
Buon avvio di seduta per Mediobanca che sale fin sui 15,37 euro, livello più alto dal novembre 2007, per poi invertire la rotta. Il gruppo ha chiuso il quarto trimestre dell'esercizio 2023-2024 al 30 giugno scorso con ricavi a 980 milioni di euro (+11% a/a e +9% t/t), utile netto a 327 milioni (+39% a/a). L'utile netto dell'esercizio è salito del 24,1% a 1273,4 milioni con eps a 1,53 (consensus 1,50). Dividendo complessivo a 1,07 euro (di cui 0,51 pagato in acconto a maggio) contro gli 0,85 dell'anno scorso e gli 1,06 del consensus. Proposto un piano di riacquisto e cancellazione di azioni proprie (il secondo nell’arco del Piano 23/26), per un controvalore pari a circa 385 milioni che, alle quotazioni odierne, corrispondono a circa il 3,1% del capitale sociale: di predette azioni potrà essere cancellato fino a circa l’80%.
L'analisi del grafico di Mediobanca mette in evidenza l'attacco al massimo del 15 maggio a 15,2950: una chiusura di seduta superiore a detto riferimento determinerebbe la riattivazione della tendenza ascendente di fondo verso il record del 2006 a 17,51, con obiettivo successivo in area 20. In questi casi in cui il titolo testa una importante resistenza il rischio è quello di essere respinto dalla resistenza stessa: questa ipotesi acquisirebbe consistenza in caso di violazione 14,50-14,55 con la prospettiva di ritorno sul minimo di metà giugno a 13,38.
A quel punto si materializzerebbe la possibilità di doppio massimo, figura ribassista in formazione da maggio avente obiettivo ideale a 11,40-11,50 dove troviamo il minimo di metà febbraio.
Maire, il titolo cade ancora nonostante utili semestrali in crescita del 79,6%
Prosegue il momento negativo di Maire che ieri ha lasciato sul terreno oltre 4 punti percentuali, recuperando comunque nel finale rispetto ai minimi intraday toccati a 7,0650 euro. Nell'ultima settimana il titolo ha bruciato i guadagni messi a segno nelle due settimane precedenti, quando i prezzi erano saliti fino a quota 8,33, toccando nuovi massimi dal lontano 2011.
Il ribasso di ieri appare comunque anomalo alla luce dei risultati del primo semestre apparsi in netto miglioramento. Ricavi oltre 2,6 miliardi di euro (+33,5% a/a), EBITDA a 170,4 milioni (+40,9% a/a), con un margine in aumento dal 6,2% al 6,5%, utile netto a 97,0 milioni (+79,6% a/a), con un margine in aumento dal 2,7% al 3,7%. Acquisizioni di nuovi ordini pari a 3,4 miliardi (2,4 nel sem1 2023) con backlog a 16,3 miliardi, +1,3 miliardi rispetto al 31 dicembre 2023.
Il mercato è stato probabilmente deluso dalla conferma della guidance 2024, che di per se comunque non è una notizia negativa.
Il grafico del titolo evidenzia una prolungata fase laterale in atto da aprile, dopo la forte accelerazione dei mesi precedenti. La permanenza durante questa fase oltre 7,00 euro ha reso tale livello un riferimento strategico non solo nel breve periodo e dunque fin tanto che il titolo si manterrà al di sopra di area 7,00 lo scenario di fondo resterà favorevole ad una evoluzione verso l'alto.
Necessaria comunque una chiusura di ottava al di sopra di 8,00/8,10 euro per restituire vigore al rialzo e prospettare il raggiungimento di quota 9,00 e più in alto area 9,50. Sotto 7,00 euro invece probabile il ritorno inizialmente in area 6,00 e poi il test a 5,50 circa.