Generali, il piano alternativo di Caltagirone
pubblicato:Dopo la lista spunta il nuovo piano da affidare a Cirinà e Costamagna: taglio dei costi e utili da 4,2 miliardi di euro nel 2024 fra le indicazioni.
La settimana si apre molto bene per Generali in Borsa: il titolo ha allungato fino a 20,40 euro rivedendo livelli che non toccava dal 2008 e registrando pure una sospensione a metà seduta. Difficile dire se sia un anticipo del risveglio del Leone promesso da Caltagirone o lo scaldarsi delle posizioni in vista della prossima assemblea del 29 aprile, quando gli azionisti dovranno scegliere tra il piano dell’attuale CEO Philippe Donnet e quello dello sfidante Luciano Cirinà, proposto per la guida della compagnia dallo stesso Caltagirone.
Generali, gli schieramenti
Intanto le azioni corrono e la battaglia entra nel vivo. Venerdì scorso il finanziere e costruttore romano, da tempo manager e azionista importante del Leone di Trieste, ha presentato un piano alternativo per il futuro del gruppo, in aperta contestazione con le ultime gestioni e forte di una quota che ormai supererebbe il 9% del capitale della compagnia.
Oggi Generali ha esplicitato l’interruzione con effetto immediato del rapporto di lavoro con Luciano Cirinà, Austria & CEE Regional Officer già sospeso dallo scorso 23 marzo, quando si è appreso che si candidava come CEO alternativo a Philippe Donnet: “violazione degli obblighi di lealtà e dalla grave violazione di altri obblighi previsti dal contratto di lavoro” sono contestati al manager, ma il pensiero corre già al prossimo 29 aprile, quando si faranno i giochi.
Più a breve però l’attuale management dovrà passare dal Parlamento: martedì 15 aprile infatti Philippe Donnet, attuale amministratore delegato riproposto dalla lista del cda e sostenuto dal socio Mediobanca, sarà audito alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario e dovrà fornire un resoconto preciso dei risultati raggiunti e dei programmi per il futuro. Previste anche domande sulle dinamiche della governance e dell’azionariato che dunque proietteranno la Commissione sui contrasti di questi mesi alla luce delle possibili conseguenze per il tessuto socio-economico nazionale. Dato il ruolo strategico di Generali nell’economia italiana, appare d’altronde inevitabile che la politica guardi la partita da vicino. Lo scontro tra Caltagirone e Mediobanca (primo socio con il 13% di Generali, ma capace di raggiungere il 17,2% circa con un prestito titoli) per la terza compagnia assicurativa d’Europa è d’altronde, inevitabilmente, una questione di sistema.
Generali, i programmi in campo
Il nuovo piano alternativo per il Leone è per Cirinà “ambiziosa, ma assolutamente realizzabile”. Di certo non sarà semplice. L’obiettivo degli utili al 2024 sale a 4,2 miliardi di euro, con un EPS CAGR 2021-2024 oltre il 14%. Prevista una generazione di cassa cumulata da 9,5-10,5 miliardi di euro nel periodo. Avrà un forte peso la crescita organica che fa leva su una riduzione dei costi annui a regime fino a 0,6 miliardi di euro, con il target di un cost/income del 55% (dal 64% attuale), che già spaventa i sindacati.
L’obiettivo da affidare all’ad Luciano Cirinà e al presidente Claudio Costamagna (se saranno eletti all’assemblea) sarà anche quello di confermare la generosa politica dei dividendi annunciata, di razionalizzare la presenza geografica del gruppo, di ammodernarne la struttura con una crescita degli investimenti in digitale fino a 1,5-1,6 miliardi di euro. Per fare questo - sostiene ancora Caltagirone - si dovrà rivedere profondamente la governance per affrancare l’amministrazione dall’influenza ritenuta eccessiva del socio Mediobanca, saranno quindi riviste le procedure delle operazioni con parti correlate, sarà introdotta la figura del lead indipendent director, saranno ribilanciati i poteri dell’ad fra comitato esecutivo e direttore generale.
Sul fronte del business si ribilancerà il portafoglio oggi ritenuto troppo concentrato sul Vita, si darà un impulso importante all’asset management e si guarderanno anche operazioni di acquisizione importanti mettendo nuova energia in mercati come quello asiatico e statunitense.
Il piano di Donnet (Lifetime Partner 24: Driving Growth) prevede nel periodo al 2024 flussi di cassa netti superiori agli 8,5 miliardi e una crescita annua media dell’utile per azione del 6-8%, con un monte dividendi alzato a 5,2-5,6 miliardi di euro. Gli investimenti digitali cumulati in questo caso sono di 1,1 miliardi di euro (comunque in crescita del 60% sul 2021), il cost/income ratio prevede una riduzione 2,5-3,0 punti percentuali. Un piano di crescita, ma anche di continuità insomma.
La prima vera battaglia, già in corso, è però proxy advisor che potrebbero fornire agli investitori istituzionali (tra il 20 e il 30% del capitale) pareri importanti per una decisione in assemblea, tra i grandi azionisti stranieri (da BlackRock a Vanguard a Fidelity e Norges), sul mercato insomma. Il prossimo 29 aprile ogni voto potrebbe avere un peso. Intanto oggi il titolo sale.
(Giovanni Digiacomo)