Rating Italia: Fitch conferma BBB con outlook positivo, Moody's solleva preoccupazioni
pubblicato:Valutazioni divergenti sull'Italia: Fitch conferma rating BBB con outlook positivo, mentre Moody's solleva preoccupazioni sulla stabilità finanziaria.
Fitch ha confermato il rating dell'Italia
Fitch, l'agenzia di rating, ha confermato quello dell'Italia a 'BBB' con outlook positivo. Il rating è supportato da una economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall'appartenenza alla zona euro, da istituzioni solide e da un PIL pro capite che supera la media dei paesi simili all'Italia.
Tuttavia, queste caratteristiche positive sono bilanciate da fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare un debito pubblico molto elevato, una politica fiscale relativamente accomodante dopo la pandemia, un potenziale di crescita economica limitato e, più recentemente, un contesto di rendimenti più elevati.
Secondo Fitch il debito pubblico italiano dovrebbe diminuire
Secondo Fitch il debito pubblico italiano dovrebbe diminuire e attestarsi al 142,3% del PIL nel 2024, rispetto al 144,4% del 2022. Tuttavia, il debito rimane ancora sopra i livelli pre-pandemia del 2019, quando era al 134,1%.
La crescita italiana supera le aspettative
Fitch ha osservato che la crescita dell'economia italiana nel primo trimestre ha superato le aspettative, raggiungendo lo 0,5% rispetto alla precedente previsione di marzo di -0,2%.
Questo è stato attribuito al miglioramento significativo della crisi del gas naturale in Europa, a un forte rimbalzo nel settore turistico e al rafforzamento della domanda globale.
Alla luce di queste dinamiche, Fitch ha revisionato al rialzo le previsioni per il 2023 all'1,2% rispetto allo 0,5% precedente. Sul fronte del rating le agenzie hanno tuttavia posizioni diverse.
Moody's solleva preoccupazioni sulla stabilità finanziaria dell'Italia
Il 25 aprile 2023, l'agenzia di rating Moody's aveva pubblicato un rapporto che sollevava preoccupazioni sulla stabilità finanziaria dell'Italia.
Secondo il rapporto, l'Italia è l'unico paese tra quelli presi in considerazione che potrebbe scendere al di sotto del livello di investment-grade, rischiando di essere classificata come junk-bond, ovvero titoli ad alto rischio.
Attualmente, l'Italia ha un rating Baa-3 sul debito sovrano con outlook negativo, e Moody's sostiene che il rallentamento della crescita economica e l'aumento dei costi di finanziamento potrebbero ulteriormente indebolire la posizione fiscale del paese.
Per S&P il rating italiano è stabile
È interessante notare che le altre due principali agenzie di rating, S&P e Fitch, attribuiscono all'Italia un rating BBB con outlook stabile, che è un livello superiore rispetto al Baa-3 di Moody's. Questa differenza di valutazione potrebbe favorire speculazioni contro i titoli di Stato italiani e potrebbe avere implicazioni sull'intera zona euro.
Goldman Sachs vede un aumento dello spread con il Bund
È stata evidenziata una coincidenza di tempistiche tra l'intervento di Moody's e la raccomandazione di vendita dei titoli di debito italiano da parte di Goldman Sachs.
Goldman Sachs ha suggerito di acquistare invece i bond spagnoli, poiché prevede un aumento dello spread tra i rendimenti dei titoli italiani e quelli tedeschi entro la fine dell'anno.
Goldman Sachs ha previsto un aumento dello spread BTP-Bund a 10 anni, suggerendo di scommettere al ribasso sui titoli di Stato italiani. Secondo un report della banca datato 21 aprile, si prevede che lo spread possa raggiungere i 235 punti base entro la fine dell'anno, rispetto ai circa 188 punti base attuali.
Il report evidenzia che la politica della Banca Centrale Europea (BCE) si sta inasprendo con l'obiettivo di rallentare la domanda e che l'attenzione sull'attuazione del Recovery Fund da parte dell'Italia aumenterà. Questo potrebbe influenzare le aspettative di crescita a livello nazionale.
Gli analisti di Goldman Sachs consigliano di "andare corti", ovvero scommettere sulla diminuzione del valore, sui titoli di Stato italiani a 10 anni rispetto ai titoli spagnoli (Bonos). La banca ritiene che questa strategia possa beneficiare della migliore performance della Spagna, grazie a prospettive di crescita più solide e a progressi positivi nel raggiungimento degli obiettivi di finanziamento.
Questa previsione di Goldman Sachs indica un'aspettativa di maggiore incertezza e potenziali rischi per i titoli di Stato italiani, legati all'attuazione del Recovery Fund e all'andamento della politica monetaria della BCE.
Moody' potrebbe influenzare negativamente il debito italiano
L'azione di Moody's potrebbe influenzare negativamente la percezione del debito italiano e avere conseguenze sull'eurozona nel suo complesso.
Va notato che Moody's aveva già declassato il rating dell'Italia lo scorso agosto, quando il governo Draghi si era dimesso. In quell'occasione, l'agenzia di rating aveva sottolineato i rischi legati all'attuazione delle riforme concordate con l'Unione Europea per stimolare la crescita economica del paese.
L'outlook negativo di Moody's solitamente precede un downgrade del rating.
Cosa succederebbe in caso di declassamento?
Un eventuale declassamento dell'Italia a livello di junk-bond avrebbe conseguenze negative non solo per l'orgoglio nazionale, ma anche per i costi di finanziamento del debito pubblico.
Tuttavia, è importante notare che un tale declassamento non influirebbe sulla partecipazione dell'Italia ai programmi di acquisto di obbligazioni della Banca Centrale Europea (BCE), in quanto il debito di un paese è considerato idoneo fintanto che almeno una delle quattro principali agenzie di rating valuti l'Italia come "investment grade".
E per il momento l'agenzia di rating S&P ha espresso un giudizio positivo sull'Italia nel suo ultimo aggiornamento.
S&P ha assegnato un outlook stabile al paese, basato sull'aspettativa che il rapporto debito pubblico/PIL diminuirà nel periodo 2023-2026 grazie alla ripresa della crescita economica, agli investimenti dell'Unione Europea, alla domanda esterna e alla stabilizzazione delle condizioni di scambio.
Tuttavia, S&P ha sottolineato il rischio di un'inversione di tendenza nell'attuazione delle riforme critiche.