Cina, la domanda interna si conferma debole

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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I dati confermano il peggio, la forza delle esportazioni a basso prezzo e la debolezza persistente della domanda. Come confermano segnali negativi dall'automotive e dal lusso

Cina, la domanda interna si conferma debole

Secondo diversi economisti un Cina troppo dipendente dalla dinamica dell’export rischia molto in termini di stabilità finanziaria, ma di certo le ultime indicazioni confermano il quadro di una Repubblica Popolare con forti eccessi di produzione e sbilanciata sull’export ai danni spesso delle economie occidentali.

Cina, balzo oltre le attese dell'export ad agosto

Ad agosto però questa tendenza è stata confermata e rafforzata con un saldo della bilancia commerciale in dollari che ha fatto un ulteriore balzo dagli 84,6 miliardi di dollari del mese precedente a ben 91,02 miliardi di dollari di avanzo commerciale, ben più degli 81,4 miliardi attesi dagli analisti.

Sono però le componenti dell’interscambio a destare il maggiore interesse con l’export verso l’estero che balza dell’8,7% con l’accelerazione maggiore dal marzo 2023 e ben oltre il +6,5% del consensus raccolto da Reuters.

Al contempo le importazioni deludono e mostrano una crescita dello 0,5% appena, ben inferiore alle attese (2%) e al dato precedente.

Sicuramente pesano le strategie di molte produzioni tese a spedire tutto il possibile prima che la stretta sui dazi annunciata o avviata da molti Paesi giunga al dunque.
Sicuramente pesa, sui mercati di sbocco, il vantaggio competitivo sui prezzi che sembra sbaragliare la concorrenza su molti settori.
Lo conferma il record di volumi che ha accompagnato la più rapida crescita delle  esportazioni degli ultimi 17 mesi.

Crescono le esportazioni verso tutti i maggiori mercati, siano gli Stati Uniti, sia l’Europa, sia l’Asia Sudorientale.
La CNBC registra il balzo maggiore nell’export verso l’Europa con un +13%, mentre crescono del 12% le importazioni dagli Stati Uniti ad agosto.

L’avanzo commerciale verso gli Stati Uniti si allarga a 33,81 miliardi di dollari, ma cresce del 4,9% rispetto al +8,8% delle esportazioni verso il Sud Est asiatico su cui molti produttori cinesi si stanno concentrando.

Cina, le strette commerciali non frenano le esportazioni

Il quadro è complesso. Come noto diverse strette commerciali vincolano, o dovrebbero vincolare, i rapporti tra Beijing e Washington, dalle tecnologie strategiche alle auto elettriche.

Bruxelles ha inoltre annunciato dazi dal 17,4% che colpisce BYD al 37,6% che dovrebbe colpire SAIC, ma è noto che negoziati rilevanti sono in corso tra Europa e Cina sul tema dei dazi.

Fra le tante sfide scottanti emerse dal rapporto Draghi sulla competitività UE presentato ieri, emergeva quella sulle filiere delle materie prime critiche: la Cina ha il 68% dell’estrazione globale di terre rare, il 70% della produzione di grafite, il 74% della produzione di cobalto…

I dossier caldi sono tanti, ma in molti temono che comunque non saranno i dazi a fermare la potenza commerciale dei prodotti cinesi. Le triangolazioni con Paesi terzi si sono dimostrate formidabili in questo campo.

Cina, gli investitori temono la debolezza della domanda interna

Gli investitori internazionali sono però altrettanto spaventati dalla debolezza dell’economia domestica e della domanda interna, che appaiono ancora molto provate dalla lunga crisi del mercato immobiliare. I dati debolissimi di oggi sulle importazioni cinesi confermano i segnali di fragilità in questo senso.

Proprio oggi nel profit warning mandato ai mercati dalla tedesca BMW, una casa che una volta brillava per le vendite di auto in Cina, vengono aggiunte alle difficoltà con un fornitore, anche quelle derivanti da una “persistente debolezza della domanda cinese”.

Ieri Barclays, al termine di un viaggio dei suoi analisti nella Repubblica Popolare, ha ridotto fortemente le stime sui campioni del lusso globale e invitato gli investitori a una maggiore prudenza avvertendo: “La debolezza cinese non è ciclica, potrebbe essere strutturale”.
Il sentiment dei consumatori e degli operatori del lusso (dai negozianti alle catene di distribuzione, agli investitori) si sarebbe deteriorato ulteriormente in estate. Un altro segnale di conferma della debolezza e dei consumi interni.

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