Certificates: come funzionano le commissioni
pubblicato:Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione nella valutazione di un certificato è quello delle commissioni. Vediamo allora come funzionano.
A differenza di fondi ed ETF, i Certificates non prevedono commissioni di entrata e di uscita, ma in pratica spesso le commissioni per l’acquisto o la vendita di questi prodotti possono essere particolarmente elevate e sono comunque da tenere in considerazione.
Si tratta della tipica discriminante tra un broker e un altro, esistendo sul mercato diverse piattaforme che applicano commissioni diverse per natura e ammontare.
L’universale consiglio che la cronaca di settore offre ai lettori e rigiriamo è quello di procedere eventualmente all’acquisto di certificates quando sono già stati quotati e non in fase di emissione, perché in questa eventualità si rischiano commissioni che sembra giungano anche al 5% del nozionale.
A volte le commissioni su certificati sono una percentuale frazionale del contratto, magari con un tetto minimo e massimo di spesa e una richiesta che, entro questo range, diminuisce all’aumentare delle dimensioni del contratto. In altri termini più si investe, meno si paga in commissioni (in proporzione), ma entro certi limiti.
In altri casi è previsto un ammontare fisso per eseguito, quindi per l’acquisto o la vendita di un pacchetto di certificati.
Possono essere tariffe dinamiche che diminuiscono appunto in base all’ammontare dell’ordine, oppure proporzionali con cap, per esempio l’1,9 per mille fino a un massimo di 18 euro.
Possono esserci differenze di commissione in base all’ente depositario scelto (per esempio Monte Titoli o Clearstream).
Possono esserci anche piani commissionali differenziati in base al mercato in cui il certificato tratta, per esempio costi diversi tra il Sedex e il Cert-X.
Possono anche esserci, ed è frequente, piani o offerte a commissioni zero o molto basse proposte da singoli emittenti o intermediari su alcuni tipi specifici di certificati.
Va detto comunque che le piattaforme che consentono l’investimento in certificati sono solo una piccola fette dell’insieme dei broker più famosi, in quando sono un prodotto complesso non sempre diffuso tra il grande pubblico.
Tra l’altro, ovviamente, non tutti i certificati esistenti sono negoziabili su un’unica piattaforma di trading, anzi la scelta può essere molto limitata e per questo è spesso consigliabile fare la prova con un conto demo, se possibile, prima di investire.
In molti casi possono esserci piani tariffari, nel senso di livello e modalità delle commissioni, diversi in base al canale operativo: un’operazione può costare x via internet banking, y via phone banking e z via consulente finanziario.
Una panoramica complessiva non è possibile, anche per via della varietà delle combinazioni di tutti questi fattori. E’ però essenziale per il potenziale investitore in certificati sondare bene le varie offerte di intermediari e broker in termini di commissioni e platea di certificati offerti prima di procedere a ogni investimento.
Le differenze tra le commissioni e quindi il loro peso sul risultato complessivo dell’operazione possono essere molto importanti.