Caro benzina, il governo taglia il litro di 25 centesimi
pubblicato:Nuove misure per 4,4 miliardi di euro, le risorse in gran parte dagli extraprofitti del settore energetico, ma è una solidarietà che non piace a tutti. Interventi anche per famiglie fragili, imprese, autotrasporto, agricoltura e pesca.
Il caro energia suona ancora l’allarme e il governo è chiamato a una nuova misura da 4,4 miliardi di euro dopo i 16 miliardi già stanziati negli ultimi mesi. Il primo obiettivo è tagliare di 25 centesimi a litro il costo della benzina o del diesel. Non poco, se si considera che le prime bozze del Decreto Legge approvato il 18 marzo ipotizzavano un taglio di 10,3 centesimi a litro. D’altronde il rincaro dei carburanti alla pompa ha messo in crisi tutta l’economia, come dimostrano i 70 mila tir fermi nelle strade italiane qualche giorno fa. Oltre l’80% del trasporto di merci in Italia è su gomma. Un problema che si aggiunge a quello parallelo dell’energia, che contribuisce a un’inflazione generale dei costi che si proietta sullo scaffale per le famiglie e sulla produzione per le imprese.
Risorse dagli extraprofitti, si chiede solidarietà, ma non mancano le proteste
La sforbiciata al costo di benzina e diesel arriverà da una compressione delle accise, per un mese soltanto, da finanziare in massima parte con un contributo straordinario del 10% degli extraprofitti delle aziende energetiche. Fino a 4 miliardi di euro (circa 3,97 miliardi su un totale - come detto - di 4,4 miliardi) dovrebbero proprio venire da questo trasferimento dal sistema energetico al sistema Paese: il governo lo definisce un “prelievo solidaristico straordinario”, ma non mancano le contestazioni.
Confindustria, in particolare, afferma che il calcolo dei cosiddetti extraprofitti degli operatori del trading energetico sulla base di indici presuntivi sull'Iva “si espone nuovamente e oggettivamente al rischio di impugnative costituzionali”. Gli industriali lamentano la mancanza di misure strutturali in questo campo, come, ad esempio, “un tetto nazionale al prezzo del gas realizzato”.
La questione è complessa, ma il governo ha già annunciato un’operazione trasparenza incaricando l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e il Mite (Ministero transizione ecologica) di raccogliere i contratti, già sottoscritti o da sottoscrivere, dai titolari dei contratti di approvvigionamento di gas per il mercato italiano. Anche il fantomatico “Mister Prezzi” del Mise sarà coinvolto.
La questione del tetto al prezzo del gas è però europea – avvisa il governo – e sarà sicuramente trattata al meeting del Consiglio europeo del 24 marzo (a Roma), dove si confronteranno le posizioni dell’Europa Meridionale (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia…) con quelle dell’Europa Settentrionale (soprattutto Olanda, sede ad Amsterdam del mercato del gas TTF che fa da benchmark al metano europeo, e Germania). Assai più condivisa l’idea di accelerare sul gas naturale liquefatto e sulle importazioni dal Qatar e dagli Stati Uniti. I maggiori costi del GNL (anche un quinto in più) rischiano anch’essi di diventare un problema strutturale negli anni, ma l’emergenza richiede misure straordinarie.
Le misure per famiglie, imprese e interi settori
L’ultimo decreto cerca anche di mitigare gli impatti dei rincari energetici su famiglie, imprese e settori economici. L’allargamento del bonus sociale elettricità e gas fino alla quota ISEE di 12 mila euro permette di allargarne la platea da 4 a 5,1 milioni di famiglie in difficoltà.
Attira l’attenzione anche il bonus carburante: per tutto il 2022 i buoni benzina fino a 200 euro a lavoratore ceduti dalle aziende private ai dipendenti non concorreranno alla formazione del reddito.
Le imprese potranno rateizzare le bollette fino a 2 anni per i consumi di maggio e giugno 2022. SACE fornirà garanzie fino a 9 miliardi di euro in favore di banche e istituzioni finanziarie per i crediti vantati dai fornitori di elettricità e gas naturale. Un credito di imposta del 12% della spesa per l’energia effettivamente impiegata nel secondo trimestre 2022 è previsto per le imprese con potenza disponibile da 16,5 kW in su, purché abbiano subito un rincaro per kWh oltre il 30% nel primo trimestre del 2022 (sul primo trimestre del 2019).
Interventi più specifici cercano di limitare i danni per l’autotrasporto, l’agricoltura e la pesca.
Tra i settori più colpiti dall’aumento del costo del carburante vi è ovviamente quello dei trasporti. In questo ambito si è cercato di venire incontro agli autotrasportatori creando un fondo per la categoria da circa 500 milioni con agevolazioni per quanto riguarda i costi autostradali e la possibilità, nel caso in cui il gasolio dovesse aumentare di più del 2% sulle misurazioni del Mite, di poter aggiornare il contratto di trasporto in base all’aumento stesso. Le imprese contro terzi non dovranno inoltre versare il contributo ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti)
Per quanto riguarda poi i settori dell’agricoltura e della pesca, anch’essi in difficoltà per i rincari del carburante, vi sarà la possibilità di ottenere un credito d’imposta del 20% (cedibile) sul carburante utilizzato nel primo trimestre del 2022 e la possibilità di rinegoziare il debito nei confronti delle banche anche tramite garanzia ISMEA
Il settore dell’agricoltura e della pesca, tra i più colpiti dai rincari dei carburanti,ottieneun credito d’imposta del 20% della spesa sostenuta per l’acquisto di carburante effettivamente utilizzato nel primo trimestre del 2022. Per questo credito è attivata la cedibilità. Imprese agricole, della pesca e dell’acquicoltura avranno inoltre la possibilità di rinegoziare e ristrutturare, anche tramite la garanzia dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA)