Affitti brevi e codice CIN, come fare richiesta e possibili sanzioni
pubblicato:Come richiedere il codice CIN e quali sono i rischi per i proprietari che affittano senza esporlo? Ecco le ultime novità sugli affitti brevi.
Come già preannunciato, una piccola rivoluzione sta interessando gli affitti brevi. Siamo ormai entrati nel vivo della fase di sperimentazione, con l’introduzione del cosiddetto codice CIN (codice identificativo nazionale) e della Banca dati relativa a questo tipo di locazione.
Il codice identificativo è stato già attivato in diverse Regioni, per le quali è ora obbligatorio. Chi non lo possiede, potrebbe subire pesanti sanzioni. Scopriamo quindi a che punto siamo con la sperimentazione, come si richiede il CIN e cosa rischiano coloro che affittano senza utilizzarlo.
Nuova Banca dati nazionale: la fase sperimentale
La fase di sperimentazione del CIN è al suo apice: il Codice Nazionale Identificativo necessario per gli affitti brevi è attivo in diverse Regioni. La sperimentazione è partita in Veneto e Puglia, cui ha fatto seguito la Regione Abruzzo. A breve, anche in Lombardia entrerà in funzione il codice.
L’obiettivo di questa nuova Banca dati dove reperire l’elenco delle strutture che vengono affittate in locazione breve è quello di garantire un’adeguata lotta all’economia sommersa.
Poter disporre di una banca dati apposita permette infatti di rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale, che purtroppo ha da sempre interessato questo settore.
L’inizio della sperimentazione è stato inaugurato a giugno e, secondo le stime, entro il prossimo mese di settembre 2024 l’utilizzo del CIN verrà esteso in ogni Regione italiana.
Come richiedere il codice identificativo nazionale (CIN)
Nel momento in cui vennero annunciate le novità sugli affitti brevi, le procedure per richiedere il Codice Identificativo Nazionale non erano ancora chiare. Ad oggi, invece, disponiamo di tutte le informazioni necessarie per richiedere il CIN.
I proprietari delle strutture situate nelle quattro Regioni attualmente coinvolte nella sperimentazione possono già accedere alla piattaforma ufficiale bdsr.ministeroturismo.gov.it.
L’accesso presuppone il possesso di SPID o, in sua sostituzione, della Carta d’Identità Elettronica. In piattaforma, andranno inseriti i dati della struttura, ossia il CIR (codice identificativo regionale) o altro codice analogo, la categoria di appartenenza, la sottocategoria, le informazioni sul proprietario.
Il codice ottenuto al termine della procedura dovrà necessariamente inserito negli annunci per sponsorizzare la struttura, ma anche all’esterno della struttura stessa.
CIN e sanzioni: cosa rischia chi non utilizza il codice identificativo nazionale negli annunci?
Il Codice Identificativo Nazionale non è un optional: sarà obbligatorio esporlo e inserirlo negli annunci. Chi non si atterrà a questa regola rischia sanzioni davvero pensanti. La mancata esposizione del CIN comporta infatti delle salate multe, che vanno dagli 800 agli 8.000 euro in caso di affitto di struttura senza codice.
Nel caso in cui il CIN non venga inserito negli annunci, invece, la sanzione può andare da 500 a 5.000 euro.
I proprietari delle strutture hanno tempo fino al 1° settembre 2024 per adeguarsi. Dopo questa data, scatteranno controlli e sanzioni.