USA: bene l'inflazione ma l'effetto-dazi preoccupa

di Simone Ferradini pubblicato:
3 min

Borse in recupero, si spera nella tregua in Ucraina. Intanto gli USA rischiano recessione e boicottaggi

USA: bene l'inflazione ma l'effetto-dazi preoccupa

Borse in recupero ieri dopo le massicce flessioni accusate nei primi due giorni della settimana. L'elemento determinante per allontanare le tensioni - specialmente in Europa - è stata la decisione dell'Ucraina di accettare la proposta USA di cessate il fuoco per 30 giorni. Si attende ora la risposta della Russia che vuole prima discutere della proposta direttamente con i diplomatici americani prima di accettarla. Trump ha dichiarato che in caso di esito positivo l'80% del lavoro per arrivare alla fine della guerra sarebbe fatto. Il presidente degli Stati Uniti è quindi vicino a segnare un punto a suo favore dopo il passo falso dello scorso fine settimana quando non negò la possibilità di recessione negli USA, facendo scattare le vendite sui mercati.

Bene l'inflazione USA ma che succederà con i dazi?

Oltretutto l'inquilino repubblicano della Casa Bianca ieri ha incassato anche il buon dato sull'inflazione a febbraio, in calo dal 3% di gennaio al 2,8%, meglio del 2,9% atteso dagli economisti, con il dato core - esclude i volatili capitoli cibo ed energia - similmente in calo al 3,1% da 3,3% (consensus 3,2%). Si tratta di un'indicazione capace di scongiurare - almeno nell'immediato - rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, deleteri per l'economia a stelle e strisce.

Ma gli economisti hanno messo in evidenza il fatto che i dati di febbraio non catturano l'effetto dei dazi imposti da Trump. Le conseguenze delle tariffe per i prezzi dei beni importati potrebbero farsi sentire nei prossimi mesi con tutto ciò che ne consegue. A meno che quella dei dazi non sia altro che una strategia messa in atto dalla Casa Bianca per ottenere altro in cambio dell'annullamento dei dazi stessi.

JP Morgan vede crescere il rischio recessione

Intanto però il capo economista di JP Morgan, Bruce Kasman, ha dichiarato di aver incrementato dal 30 al 40 per cento il rischio di recessione USA nel suo scenario base. La percentuale salirebbe al 50% se Trump mettesse in atto tutti i dazi annunciati. Kasman per ora conferma la sua stima di crescita del PIL americano del 2% nel 2025, a differenza di quanto hanno fatto la scorsa settimana i suoi colleghi di Goldman Sachs and Morgan Stanley la scorsa settimana, abbassando le rispettive previsioni da +2,2% a +1,7% e da +1,9% a +1,5%.

I canadesi iniziano a boicottare gli USA

Intanto si registrano le prime conseguenze concrete della guerra commerciale avviata da Trump nei confronti degli Stati confinanti. Secondo Forward Keys, una società di vendita di biglietti aerei, da inizio febbraio gli acquisti di voli dal Canada agli USA sono calati del 20%, mentre l'a.d. di United Airlines, Scott Kirby, ha affermato che la compagnia aerea sta ristrutturando la propria operatività per tener conto di un forte calo del traffico dal Canada. Se queste dinamiche dovessero essere confermate sarebbe un problema non da poco per l'industria ricettiva USA: I canadesi sono infatti i principali turisti in arrivo negli States con 20,4 milioni di presenze registrate nel 2024.