TIM si prepara alla cedola per l’anno prossimo
pubblicato:Guidance 2024 superata in parte dai risultati, premia la forte generazione di cassa che dovrebbe crescere ancora nel futuro. Oltre ai dividendi nei prossimi anni sono previsti investimenti nei data center. Il Brasile resta una miniera d’oro
Telecom Italia va bene e non era scontato. Un altro caso di turnaround dopo una lunga crisi a Piazza Affari e non solo potrebbe essere davvero alla svolta. I dati odierni del gruppo sono in crescita e, dopo la vendita della rete fissa, la traiettoria di TIM potrebbe essere soltanto all’inizio. Lo confermano sia le reazioni di prima mano del mercato che i rumors delle ultime sedute su un possibile merger con Iliad. Sarebbe un’altra acquisizione francese, sebbene si dica che i rapporti tra Xavier Niel, patron di Iliad, e Vincent Bollorè, proprietario di Vivendi che è ancora il maggiore azionista, non siano idilliaci. Peraltro il consolidamento in corso (leggi Fastweb-Vodafone) è visto come un fattore positivo di crescita per tutto il mercato tlc italiano e il gruppo stima impatti positivi anche sull'ARPU, i ricavi per cliente, da sempre un voce critica per le basse tariffe e l'elevata competitività del mercato italiano.
Ma questa è già un'altra storia rispetto a quella di oggi, tutta concentrata sui dati forniti al mercato. Ma sui rumors di una fusione con Iliad o con Poste (questa l'altra indiscrezione di mercato), l'ad Pietro Labriola, è rimasto vago e possibilista: "L'importante è il consolidamento".
TIM, si pongono le basi per la cedola
Il piatto forte di oggi, è inutile girarci attorno, è il dividendo di TIM. Come per MPS, il ritorno alla cedola potrebbe essere considerato dal mercato il più chiaro segno dell’effettiva salute del gruppo dopo anni di crisi. Dal 2026 la cedola potrebbe quindi tornare per gli azionisti di TIM e il gruppo si è già munito di una politica di remunerazione che è un chiaro impegno a restituire valore ai soci.
La guidance della remunerazione viene posta al 70% dell’Equity Free Cash Flow AL generato nel 2026 e nel 2027, al netto dei dividendi delle minority di TIM Brasil.
Si prevedono quindi cash out di circa mezzo miliardo nel 2027 e di circa 600 milioni nel 2028.
Nel 2026 è prevista una distribuzione straordinaria da circa 350 milioni pari al 50% dei proventi della vendita di Sparkle appena approvata (per appunto 700 milioni di euro).
Fra le novità anche l'annuncio su TIM Brasil di dividendi per 3,9-4,1 miliardi di real nel 2025 e del lancio di un buyback da 1 miliardo di real tra questo febbraio e l'agosto 2026. Confermata quindi la prospettiva ricca della controllata carioca per la quale il gruppo si attende ricavi dei servizi in crescita del 5% l'anno in media fino al 2027 e fino a quella data una crescita dell'ebitda AL - Capex dell'11-14% l'anno in media, con una maggiore generazione di flussi di cassa quindi che finanzierà anche la remunerazione dei soci, nonostante la conservazione di capex da 4,4-4,6 miliardi di real l'anno.
TIM, nuovi massimi di periodo per il titolo, segnali forti da diverse sedute
Il titolo TIM oggi reagisce con una prima fiammata sui 31,73 centesimi, rapidamente ricoperta fino agli attuali 30,44 centesimi. I massimi intraday inviano un segnale di forza al mercato in quanto scavalcano gli ostacoli statici di quota 30,85 centesimi, una resistenza importante sotto la quale i prezzi in queste ore ritornano in attesa della call e in vista di eventuali ulteriori consolidamenti del segnale.
I top di oggi riportano quindi temporaneamente l’azione su livelli che non si vedevano dal settembre 2023 e pongono le basi per nuovi test dei successivi ostacoli di quota 32,71 centesimi.
Tutto da verificare, per carità, anche alla luce dell’ipercomprato degli oscillatori di breve come l’RSI a 14 sedute che viaggia a 79,33 (la soglia dell’ipercomprato è convenzionalmente a 70 punti).
Le prospettive sono molto positive perché il titolo ha superato di slancio lo scorso 7 ottobre gli ostacoli di quota 28,88 centesimi, con un gap up che rimane sul grafico (e rischia nel breve di riattrarre i prezzi), ma che ha comunque inviato un segnale rialzista forte anche grazie ai volumi da oltre 977 milioni di pezzi contro la media giornaliera mensile di circa 270 milioni.
Ma andiamo alle cifre in euro.
TIM, dati in crescita nel 2024, forte calo del debito
Tim ha chiuso il 2024 con ricavi in crescita del 3,1% a 14,493 miliardi di euro. La fondamentale divisione domestica ha registrato un incremento del giro d’affari dell’1,5% a 10,162 miliardi. L’ebitda after lease, la metrica reddituale preferita da TIM, cresce nel 2024 del 10,1%, a doppia cifra, a quota 3,672 miliardi. Al netto dei capex senza considerare le licenze (in un’ottica proiettata sui flussi di cassa) si registra un balzo dell’”ebitda AL -Cape netto” del 24,2%.
La cattiva abitudine di non indicare il resto del conto economico e non fornire quindi il risultato d’esercizio (che negli anni addietro è stato costantemente in perdita) rimane, bisognerà aspettare anche questa volta.
Anche nel 2024 comunque Tim ha probabilmente chiuso in rosso, visto che ancora alla fine del 2025 si aspetta un utile dalla SPA pari a zero, quindi il breakeven degli utili finalmente. Con la non trascurabile conseguenza che le risparmio, che hanno privilegi sulla distribuzione, dovranno probabilmente aspettare ancora oltre. Ma qualche calcolo si può già fare e comunque la novità di una politica di remunerazione, anche se a partire dal 2026, è un buon segnale.
L’ultimo trimestre del 2024 mostra peraltro anche dinamiche diverse dal resto dell’anno, più “lente”: la crescita dei ricavi annua del 3,1% si comprime al 2,1% (3,812 mld); quella dell’8,3% a/a dell’ebitda flette all’1,6% (3,472 mld), quella dell’ebitda AL del 10,1% si riduce al 7,3% (927 mln).
L’indebitamento finanziario netto contabile di TIM a fine 2024 è di 10,23 miliardi circa, con un taglio da 15,5 miliardi collegato alla nota operazione di cessione della rete a KKR e soci. Stornati 11 milioni di fair value derivati e 2,86 miliardi di leasing, si arriva a un indebitamento netto rettificato after lease di 7,26 miliardi in calo di ben 13 miliardi, grazie a 600 milioni di generazione di cassa organica e a 250 milioni di proventi dalla cessione delle quote residue di Inwit.
Questo significa che la leva finanziaria (PFN/EBITDA Al organico, tutto after lease) crolla da 6 a 1,98 circa, un risultato ottimo che il gruppo intende migliorare portandola sotto 1,9x nel 2025 e sotto l’1,7x a fine 2027, tra i migliori d’Europa nel settore.
Si possono già estrarre i flussi di cassa a questo punto e diventa importante visto che la remunerazione dei soci è legata a questa metrica. Quest’anno 2025 il gruppo si aspetta mezzo miliardo di euro di equity free cash flow AL, cifra che potrebbe volare a 1,5 miliardi in caso di rimborso del canone concessorio del 1998 (questione ancora soggetta alle negoziazioni con lo Stato, come noto).
Nel 2026 l’Eq. FCF AL dovrebbe salire a 900 milioni e l’anno dopo raggiungere i 2,5 miliardi.
In termini prospettici, in particolare, TIM si attende una crescita dei ricavi quest'anno del 2.3% e un CAGR del 3% fino al 2027. L'Ebitda quest'anno dovrebbe crescere del 7% circa (5-6% after lease) e il CAGR al 2027 si pone anch'esso nel range tra 6 e 7% (5-6% after lease).
TIM, gli investimenti fatti e previsti
Il gruppo ha investito in CAPEX (spese in conto capitale, ma al netto delle licenze tlc) 2,01 miliardi nel 2024 contro i 2,06 miliardi del 2023. C’è stata quindi una crescita dell’1,3% degli investimenti operativi nell’anno, ma nel quarto trimestre c’è un balzo del 18,1% a 757 milioni.
Nel periodo dal 2025 al 2027 TIM programma investimenti da circa 6 miliardi di euro per consolidare la leadership nel 5G, nel cloud e nell’IoT.
Il balzo del traffico 5G da 7 a 20 Petabyte l’anno scorso è stato ben gestito dalla società e TIM prevede ora una crescita dei dispositivi 5G da 5,4 milioni nel 2024 a oltre 9 milioni nel 2027, ampliando anche la copertura outdoor dal 77% all’89%
Questo flusso impetuoso, come visto, non ha impedito alla società di accrescere le performance della divisione TIM domestic, come visto prima in conto economico.
Fra gli investimenti si segnalano 200 milioni di euro di Capex entro il 2027 nella capacità installata dei data center: da 100 a oltre 125 MW secondo le attese. Peraltro il gruppo annuncia un nuovo data center a Roma e il potenziamento (refurbishing) dei due a Milano. I ricavi del cloud collegato via AI (ma non solo) ai data center sono già cresciuti del 27% l’anno dal 2021 al 2024 e costituiscono il 36% dei ricavi servizi di TIM Enterprise.
Il gruppo punta comunque anche sulla crescita dei ricavi per utente, il famoso ARPU che è un indicatore fondamentale per le società di telecomunicazioni e che dovrebbe crescere in termini di euro/mese dal 2024 al 2027.
Si segnala in ottica retroattiva che il gruppo ha ridotto le spese operative domestiche, i Domestic Opex, da 8,317 a 7,973 mld, lo 0,2% in meno nel 2024.
Due parole vanno infine dedicate all'oscuro Master Service Agreement (MSA), che regola i rapporti tra la Netco, la vecchia rete fissa ceduta a KKR & Co, e la nuova TIM. Scartabellando i numeri di oggi si apprende che l'ebitda di TIM è cresciuto del 3,9% da 4,64 a 4,82 miliardi di euro, l'ebitda organico (senza poste straordinarie) è invece calato del 4,2% da 5,14 a 4,92 miliardi (a causa del venir meno i proventi non ricorrenti del 2023), invece l'ebitda organico like for like è balzato dell'8,3% a 4,34 miliardi circa.
Proprio quest'ultimo scarto tra organico e organico like-for-like tiene conto del nuovo quadro e registra nel 2023 1,81 miliardi di oneri dal nuovo MSA e 699 milioni di proventi dallo storno precedente MSA tra Tim e Fibercop (la società della rete scorporata). Il 2024 mostra invece oneri da MSA di 902 milioni e storni per 341 mln.
Con un semplice calcolo algebrico l'impatto sull'ebitda organica passa da 1,1 miliardi a 561 milioni, quindi più o meno si dimezza e questo significa maggiore ebitda organico like-for-like e maggiori flussi di cassa.
Le prospettive di crescita di TIM sono insomma solide, anche se prima di una remunerazione in cedole gli azionisti dovranno appunto attendere ancora. Nel frattempo oggi il titolo, nonostante il ritracciamento dei guadagni inziali, invia un altro segnale di forza.
Come per gli altri numeri serviranno conferme.