Eni sotto pressione con i prezzi del petrolio in calo
pubblicato:ASML manda ko il settore del chip ed STM accusa il colpo, cattive nuove anche dagli Stati Uniti
Eni in calo con i prezzi del greggio
Eni debole ieri. Il titolo ha ceduto il 2,72% a 13,964 euro (oscillazione tra 13,88 e 14,102 euro). A pesare sull'andamento del titolo il forte ribasso del petrolio greggio collegato anche al fatto che Israele non dovrebbe colpire, nella reazione agli attacchi dell’Iran, obiettivi nucleari o petroliferi.
Sul greggio pesa anche il taglio delle stime sulla domanda globale da parte della IEA. La domanda globale di petrolio, da quanto si apprende dall'International Energy Agency (IEA) nel consueto Oil Market Report, è prevista in espansione di circa 900 mila barili al giorno (kb/d) nel 2024 e di quasi 1 milione di barili al giorno (mb/d) nel 2025, segnando un rallentamento significativo rispetto ai livelli di crescita post-pandemia del 2022-2023, quando si erano registrati aumenti di circa 2 mb/d.
La Cina, che ha rappresentato il 70% dell'incremento della domanda globale nel 2023, vedrà la sua quota ridursi al 20% per il 2024 e 2025, contribuendo in modo decisivo alla decelerazione. A settembre, l'offerta globale di petrolio è calata di 640 kb/d, attestandosi a 102,8 mb/d.
La produzione è stata influenzata dalle interruzioni in Libia, dovute alla situazione politica, e dai lavori di manutenzione dei giacimenti in Kazakistan e Norvegia. Tuttavia, la crescita dell'offerta non-OPEC+ è prevista intorno a 1,5 mb/d per il 2023 e il 2024, trainata principalmente dalle Americhe, che contribuiranno per l'80% all'aumento complessivo.
Negative anche le stime del rapporto mensile dell'OPEC: il mondo consumerà in media 104,1 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2024, rispetto a 102,2 mb/g nel 2023; per il 2025 prevede un consumo globale di 105,7 milioni di barili al giorno. Nelle previsioni precedenti, l'Opec indicava un consumo globale di petrolio di 104,2 mb/g al giorno nel 2024 e 105,9 mb/g nel 2025.
Ora stima che la domanda aumenterà di 1,9 milioni di barili al giorno nel 2024.
L'azione di Eni con i minimi di quota 13,88 euro il 61,8% di ritracciamento del rialzo dal minimo di fine settembre, un supporto allineato con la base del gap rialzista del 2 ottobre che ha contenuto la discesa.
Il livello di ritracciamento del 61,8% è uno dei più significativi nella teoria di Fibonacci ed è ampiamente utilizzato nell'analisi tecnica come supporto, o resistenza, chiave. In particolare, il 61,8% è visto come un punto di inversione potenziale, dove il prezzo, dopo una discesa, potrebbe rimbalzare e riprendere il trend precedente, in questo caso il rialzo dal minimo di fine settembre.
Sotto area 13,85 diverrebbe invece probabile il ritorno sul minimo di settembre, a 13,51 euro, supporto critico allineato con il minimo di giugno. Il cedimento al di sotto di quest'area potrebbe comportare un serio deterioramento del quadro grafico anche a medio termine. Oltre area 14,20 i prezzi potrebbero invece tentare il test di 14,55, ostacolo intermedio rispetto al ritorno sul massimo di fine luglio a 14,91 euro (livello testato senza successo anche il 30 agosto).
ASML affonda il chip ed STM accusa il colpo
Comparto dei semiconduttori in subbuglio nella giornata di ieri dopo la pubblicazione, per un errore tecnico, in anticipo dei dati del terzo trimestre di ASML, che hanno deluso le attese. Il colosso ha registrato ricavi trimestrali in crescita a circa 7,47 miliardi di euro contro i 6,67 mld di un anno prima e i 6,24 mld del trimestre precedente, ma ha deluso sul consensus LSEG posto a 7,82 mld. Anche l'utile per azione è cresciuto da 4,81 a 5,28 dollari ma si è posto sotto il consensus (€ 5,33).
Trapelata, anche sulle stime per i ricavi dei prossimi due anni, l'idea che la ripresa dei semiconduttori sarà in definitiva inferiore alle previsioni.
Cattivi segnali sui chip anche da Bloomberg che ha ipotizzato che l'amministrazione di Joe Biden starebbe valutando di imporre un tetto all'export di chip per l'intelligenza artificiale di Nvidia verso alcuni Paesi (in particolare del Golfo Persico) per questioni di sicurezza nazionale, circostanza che ha ulteriormente appesantito l'andamento dei titoli legati ai semiconduttori.
Asml ha chiuso in Olanda in calo del 15,6% mentre sul Nasdaq ha ceduto il 16,2%.
A Milano STM ha fatto segnare un ribasso del 3,17%, risultando il peggior titolo del FTSE Mib. Questa mattina poco dopo l'apertura STM arretra di 1,5 punti percentuali a 24,61 euro, avvicinandosi ulteriormente ai bottom di settembre toccati a quota 23,83. Il quadro grafico resta appesantito dal corposo ribasso degli ultimi mesi a cui il titolo non è per il momento riuscito ad opporsi.
Il recente tentativo di rimbalzo si è infranto sulla media esponenziale a 40 sedute (area 27,60) e se anche il prossimo supporto a 24,00 euro circa dovesse cedere il ribasso avrebbe spazio per procedere verso 23,00 euro in prima battuta e poi in direzione di 21,50 almeno.
Primi segnali di ripresa invece oltre 27,00 euro per 29,00/29,50, resistenza successiva in area 31,00, rilevante nello scenario di medio lungo periodo.