Stellantis ai minimi storici: tagli alla produzione e dubbi su dividendi e buyback per il 2025
pubblicato:Poste Italiane, si riparla della privatizzazione, ma anche di espansione all'estero
Stellantis ancora in rosso,
Non accenna ad arrestarsi il trend negativo di Stellantis che ieri ha spinto il titolo sui nuovi minimi da luglio 2022. Secondo la Fim Cisl quest'anno la produzione in Italia potrebbe scendere sotto le 500 mila vetture dalle 751 mila del 2023 e si segnala che le vendite del terzo trimestre negli USA hanno registrato un calo del 20% contro il -5% del mercato.
L'amministratore delegato Carlos Tavares ha affermato che un suo pensionamento nel 2026 a fine mandato "è un'opzione" e ha definito normale il processo di successione avviato dal gruppo.
Il manager ha confermato gli impegni sulla distribuzione ai soci per il 2024 ma ha dichiarato che è troppo presto per esprimersi su cedole e buyback nel 2025 lasciando quindi la porta aperta a eventuali tagli.
I problemi emersi negli Stati Uniti dovrebbero invece essere superati entro un anno.
Da segnalare inoltre che Barclays ha peggiorato la raccomandazione su Stellantis da overweight a equalweight e soprattutto ha quasi dimezzato il prezzo obiettivo portandolo da 23 a 12,50 euro, decisione che ha pesato di sicuro nel ribasso di ieri del titolo, pari a 4 punti percentuali.
Graficamente le azioni di Stellantis restano ora i supporti in area 11,00 i maggiori candidati a frenare la caduta di Stellantis, che dai massimi di marzo a 27,35 euro ha perso il 56%. Se anche tali riferimenti dovessero venire meno si farebbe probabile il ritorno sui bottom del 2020 in area 4,40, con obiettivo intermedio a 9,00 euro circa, area che in passato ha svolto con successo in più di una occasione sia il ruolo di supporto che quello di resistenza. Il crollo dell'ultima settimana ha inoltre allontanato le prime resistenze sensibili, che si trovano ora tra 13,50 e 14,00 euro. Solo una reazione oltre tali riferimenti permetterebbe di allentare le tensioni, prospettando un recupero più duraturo da parte del titolo e la possibile copertura dell'ampio gap down lasciato aperto a luglio a 18,09 euro.
Poste reduce da un altro calo, si riparla della privatizzazione, ma anche di espansione all'estero
Debole ieri Poste. Il titolo ha ceduto il 2,05% a 12,41 euro. I prezzi hanno oscillato tra 12,335 e 12,66 euro. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che il piano di privatizzazioni del governo italiano vedrà un periodo particolarmente intenso durante l'autunno e l'inverno, evidenziando la prossima cessione di una tranche di azioni di Poste Italiane.
Questa operazione fa parte di una strategia più ampia volta a ridurre la presenza dello Stato nell'economia e a raccogliere fondi da reinvestire in settori strategici o per la riduzione del debito pubblico.
La cessione di azioni di Poste Italiane è una mossa significativa, considerando il ruolo di questa azienda come uno degli attori principali nel settore dei servizi finanziari e postali in Italia. Negli ultimi anni, il governo ha già proceduto con diverse privatizzazioni, e questo passo rappresenta una continuazione di tali politiche. Resta da vedere quale sarà la reazione del mercato a questa nuova tranche di privatizzazione e come influenzerà il valore delle azioni di Poste Italiane.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) approvato a settembre 2024 stabilisce le linee guida per la privatizzazione di una quota di Poste Italiane attualmente detenuta dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF).
Tuttavia, il DPCM esclude, nel processo di privatizzazione che avverrà entro la fine del 2024, la possibilità che lo Stato possa scendere al di sotto del 50% di partecipazione nel capitale della società.
Questo indica che, almeno nel breve termine, lo Stato manterrà una posizione di controllo.
Nel medio-lungo termine, però, il decreto non esclude la possibilità che lo Stato possa ridurre ulteriormente la propria partecipazione.
Per quanto riguarda i piani futuri di Poste Italiane, il direttore generale ha recentemente sottolineato che uno dei principali driver di crescita potrebbe essere l'espansione internazionale, in particolare nel settore della logistica.
In quest'ottica, Poste Italiane potrebbe esplorare il mercato tedesco, un'area strategica grazie alla partnership già esistente con DHL, uno dei maggiori attori globali nella logistica. Sebbene al momento non ci siano acquisizioni allo studio, la crescita estera è considerata un'opportunità di lungo termine.
Inoltre, il CEO e il DG hanno ribadito l'impegno di Poste Italiane a mantenere il proprio ruolo nel Servizio Universale, smentendo le voci circolate nelle scorse settimane sulla possibile rinuncia a tale servizio. L'azienda continuerà a garantire questo servizio, ma le condizioni specifiche saranno stabilite nel rinnovo del contratto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, previsto per il 2026.
Questi sviluppi dimostrano che, nonostante le privatizzazioni, Poste Italiane continua a perseguire un piano di crescita ambizioso, bilanciando l'espansione internazionale e il consolidamento del ruolo domestico attraverso il Servizio Universale.
Il titolo ha disegnato un potenziale testa spalle ribassista a partire dal top del 30 agosto. La "neckline" del testa spalle passa a 12,30 euro, sotto quei livelli attesa la ricopertura del gap del 16 agosto con base a 12,06 euro. In caso di discese anche al di sotto di quei livelli rischio di ritorno sul minimo di inizio agosto a 11,30 euro. Per negare il testa spalle servirebbe la rottura del massimo della candela shooting star del 17 settembre a 12,765 euro. Resistenza successiva in area 13,10 euro.