Pensione di reversibilità, in quali casi è possibile avere gli arretrati
pubblicato:Un'altra novità per i titolari della pensione di reversibilità: ora si possono avere dall'INPS addirittura gli arretrati. Ecco in quali casi è possibile avere il rimborso, e cosa bisogna fare.
Nell'ultimo anno la pensione di reversibilità ha riservato non poche sorprese a diverse famiglie titolari di questo trattamento pensionistico.
E anche quest'ultima novità non è da meno: ora chi ha subìto dei tagli al proprio assegno potrà avere indietro tutti gli arretrati dall'INPS.
Vediamo però in quali casi è possibile avere questi arretrati, e cosa bisogna fare.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di TuttoPensioni.
Pensione di reversibilità: chi può avere gli arretrati
Da quest'anno è possibile avere gli arretrati della pensione di reversibilità grazie alla sentenza 162/2022 della Corte Costituzionale, che ha fissato dei limiti relativi all'incidenza dei redditi che possono ridurre l'importo stesso della pensione.
Ricordiamo che la pensione di reversibilità è dovuta per intero (ovvero al 100% della percentuale prevista per ogni tipologia di superstite beneficiario) soltanto se i redditi del superstite non sono superiori 4 volte il trattamento minimo annuo (per l'anno 2023, circa 21.985,86 euro annui).
Con questa sentenza, invece, la decurtazione del trattamento pensionistico applicata negli ultimi 5 anni (2019-2023) è stata giudicata incostituzionale.
Perché la riduzione della pensione di reversibilità, in base ai redditi dei superstiti, non può mai essere superiore agli stessi redditi di cui godono i superstiti.
Pertanto, tutti coloro che hanno subìto in questi 5 anni una decurtazione superiore a quella prevista possono avere dall'INPS gli arretrati.
Ma attenzione. Questo non vale per tutti i pensionati.
Come precisa Altroconsumo, non potranno ricevere gli arretrati i superstiti che avevano tra il 2019 e il 2023 un reddito personale inferiore a 3 volte il trattamento minimo.
A sua volta, non possono riceverli nemmeno i superstiti che fanno parte di un nucleo familiare in cui sono presenti figli minorenni, studenti o disabili di qualsiasi età.
Pensione di reversibilità: come avere gli arretrati
Come già anticipato, per avere gli arretrati il pensionante superstite deve aver subìto negli ultimi 5 anni un taglio del proprio assegno per i predetti motivi reddituali.
Se risulta infatti che la quota decurtata dell'assegno è eccessiva in rapporto ai redditi dichiarati, l'INPS provvederà d'ufficio a erogare gli arretrati dovuti, oltre ad adeguare la pensione per le mensilità successive.
Pertanto, non è necessario presentare una domanda specifica all’istituto.
Ma attenzione, l'Istituto Previdenziale potrà erogare gli arretrati soltanto se non è già scattata la prescrizione quinquennale.
La possibilità di richiedere gli arretrati è valida solo per le erogazioni del periodo 2019-2023. Pertanto, soltanto gli arretrati fino agli ultimi 5 anni possono essere richiesti ancora oggi.
Pensione di reversibilità: a quanto ammontano gli arretrati
Per capire meglio a quanto potrebbero ammontare gli arretrati della pensione di reversibilità, bisogna prendere come riferimento il calcolo dei redditi stabilito dalla Corte.
Il reddito del superstite è infatti calcolato non tenendo in considerazione né la pensione di reversibilità stessa, né la rendita catastale dell’abitazione principale, né il TFR o gli stipendi arretrati che sono tassati separatamente.
Facciamo un esempio semplice. Supponiamo di aver acquisito la pensione del nostro ex coniuge, pari a 150mila euro annui. In qualità di coniuge, abbiamo avuto solo il 60% di essa, ovvero 90mila euro.
Succede però che nel 2023 avevamo come reddito personale circa 22mila euro. Anche se di poco sopra il limite del 2023, la pensione ci viene comunque decurtata del 25%, essendo superiore 4 volte alla minima. Quindi da 90mila siamo passati a 60mila euro.
Come si può vedere dai nostri calcoli, la decurtazione supera l’importo dello stesso reddito, dato che il taglio è di 30mila euro, mentre il reddito è di 22mila euro.
Quindi si ha diritto al rimborso delle ritenute eccedenti e al ripristino della giusta prestazione spettante.