Mutui e tassi di interesse: meglio il fisso o il variabile?

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

La dinamica ascendente di tassi di mercati, negli ultimi dodici/quindici mesi, ha creato un certo panico sia tra gli investitori che tra i sottoscrittori di mutui e finanziamenti. Punti di vista differenti che, quasi necessariamente, impongono criteri di scelta diversi.

Mutui e tassi di interesse: meglio il fisso o il variabile?

Tassi di interesse: come funzionano 

Parlare di tassi di interesse, in questo periodo, significa affrontare un argomento piuttosto spinoso. In effetti, è da almeno un anno che la materia è diventata urticante. 

Tra Fed e Banca Centrale Europea, la politica restrittiva fatta di tassi in aumento per porre un freno ai consumi e tentare di ridurre il tasso di inflazione, sta creando diversi problemi a chi, a quei tassi, è ancorato per un finanziamento in corso. 

Già: una medaglia ha sempre due lati.  

Da una parte abbiamo coloro che sono non solo scontenti ma decisamente preoccupati, perché avevano scelto un mutuo a tasso variabile e si trovano attualmente in difficoltà.

La rinegoziazione è una possibilità da prendere in considerazione, ma non è scontata. 

Dall’altra, abbiamo invece coloro che sorridono in quanto ricevono flussi cedolari più consistenti dai loro investimenti obbligazionari. 

La domanda è: dovendo scegliere oggi, tra il tasso fisso e il variabile, quale potrebbe risultare la scelta vincente? 

Tassi di interesse: mutuo, quanto mi costi! 

Il mutuo rappresenta una operazione normalmente a lungo termine, perché impegna una parte considerevole della propria vita. 

Si tratta quindi di una scelta importante, da ponderare bene, anche se, rispetto al passato, con la possibilità di usufruire della “surroga”, si possono, eventualmente, modificare le proprie decisioni in corso d’opera. 

Ipotizzando però di dover accendere un mutuo oggi con un orizzonte temporale dai 20 ai 30 anni, abbiamo le classiche opzioni: fisso, variabile, misto. 

Il fisso equivale alla certezza di sapere che l’ammontare della rata sarà sempre uguale. Per chi è ansioso o poco avvezzo al rischio, questa può rappresentare l’opzione migliore

Chi invece ragiona in modo diverso, può pensare che, in una ottica di lungo periodo, i tassi potrebbero nuovamente scendere e quindi, nel corso degli anni, permettergli di risparmiare globalmente sugli interessi pagati alla banca.  

Nel caso del tasso variabile, è molto importante valutare l’impatto dello spread (ovvero quella percentuale che viene aggiunta al parametro di indicizzazione) sul tasso finale.  

Non scordiamoci poi che, nel caso in cui, nel corso del tempo, i tassi dovessero variare anche sensibilmente al ribasso e lo spread diventasse fuori mercato, si può sempre chiedere alla banca presso la quale si è stipulato il mutuo, la riduzione dello stesso. 

Se si è sempre stati in regola e si è buoni clienti, non dovrebbero esserci particolari difficoltà nel vedere accettate le proprie richieste. 

Tassi di interesse: investire nel fisso o variabile? 

Discorso diverso per gli investitori i quali invece cercano di trarre massimo profitto (ovvero interesse) dai propri risparmi. 

Un investitore che ha un orizzonte temporale di medio/lungo periodo, cosa potrebbe ragionevolmente fare? 

Andare sul tasso fisso, significa percepire cedole più corpose al momento ma rischiare una diminuzione anche significativa del valore del proprio capitale nel caso di una riduzione dei tassi di mercato.

Chiaro che, questo discorso riguarda una ipotetica vendita del titolo prima della sua naturale scadenza (e rimborso). 

Un tasso variabile, al contrario, essendo strettamente collegato alle dinamiche di mercato, non avrà grossa influenza sul prezzo del titolo ma, almeno inizialmente, garantirà flussi cedolari inferiori rispetto al tasso fisso. 

Come fare, quindi? 

Diversificare: per tasso, per emittente, per scadenza e magari anche per valuta. 

Così, ci si mette nella posizione di essere sufficientemente tranquilli in qualunque caso. 

 

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