Private credit e banche: una sfida tra partnership, AI e nuove regole
pubblicato:Uno studio di McKinsey delinea il nuovo ecosistema del credito privato che mette al tavolo gestori patrimoniali, banche e compagnie assicurative. Ecco cosa cambia per il settore bancario tra alleanze, norme più stringenti e innovazione tecnologica

La crescita del private credit è stata dirompente e vertiginosa a livello globale negli ultimi quindici anni. E si tratta di un balzo che interroga, interpella e apre spazi di riflessione sullo scenario presente e futuro del settore bancario in Italia, in Europa e nel mondo.
Ad accendere le luci su questa importante questione è lo studio “The next era of private credit” realizzato da McKinsey&Company. Indagando sul private credit, gli esperti della società di consulenza hanno quantificato che le asset class ammontavano a quasi 2 trilioni di dollari a fine 2023, un valore maggiore di circa dieci volte rispetto al 2009. Ma c’è di più: numerose analisi stimano una dimensione del mercato potenziale per il credito privato persino superiore ai 30 trilioni di dollari solo negli Stati Uniti.
Perché il private credit è cresciuto così rapidamente
Il private credit, questa forma di finanziamento offerta da enti o istituti diversi dalle banche tradizionali e su misura delle esigenze del richiedente, accresce la partecipazione diretta delle compagnie di assicurazione, dei gestori patrimoniali tradizionali e persino delle banche, proprio mentre le asset class entrano nella loro prossima fase di espansione.
Gli strateghi di McKinsey (Fuad Faridi, Henri Torbey Ju-Hon Kwek e Luca Bionducci sono gli autori dello studio) hanno osservato che, finora, la crescita del credito privato si è concentrata in gran parte sul direct lending, sui quei finanziamenti veloci ed efficienti pensati per ottenere liquidità in tempi molto più rapidi, con costi spesso inferiori e più trasparenti rispetto a quelli degli istituti bancari. Ciò è dovuto al ritiro delle banche dal leveraged lending e alla rapida espansione del private equity.
Il ruolo delle normative bancarie più stringenti di Basilea III
Molti analisti reputano che la crescita del private credit sia fortemente influenzata anche dall'introduzione delle normative di Basilea III. Queste regole, adottate in seguito alla crisi finanziaria del 2007-2008, hanno imposto agli istituti di credito requisiti patrimoniali più elevati e obblighi di rendicontazione più stringenti.
In questo contesto, il mercato del private credit ha saputo sfruttare il momento propizio per guadagnare terreno, dato che il modello di private credit funds consente un migliore allineamento tra la durata delle attività (prestiti) e la durata delle passività (capitale degli investitori), attenuando così i rischi di liquidità che avevano contribuito alla crisi finanziaria.
Stringendo il focus sulle numerose norme di Basilea III, c’è da notare che tante sono già in vigore, anche se l’attuazione delle regole finali, le cosiddette “Basilea III endgame”, è prevista per l’anno 2026.
In questo scenario complesso, anche l'impiego di strumenti software per il reporting bancario e finanziario si rivela particolarmente utile. Ad esempio, la suite TigreArm, sviluppata da Save Consulting Group, offre un supporto pratico per gestire e semplificare gli adempimenti normativi.
Di fatto queste regole finali imporranno alle banche di soddisfare requisiti di capitale e liquidità che saranno più severi, limitando ulteriormente la loro capacità di prestito e di assunzione del rischio. Motivo per cui gli operatori e gli investitori ipotizzano che queste novità normative spingeranno le banche a ridefinire le loro attività di prestito. Di conseguenza, non si esclude che, creando potenzialmente un ampio vuoto di credito, il private credit sia in prima fila per poterlo colmare.
Quel che appare chiaro è che, nel corso del prossimo decennio, i settori del prestito che, con maggiore probabilità si allontaneranno dalle banche, sono i finanziamenti garantiti da attività, le infrastrutture, gli immobili commerciali e i mutui residenziali jumbo.
Cambiare modello di business, monitorando i rischi
Secondo McKinsey, questa fase di transizione rappresenta un’opportunità non solo per i gestori patrimoniali e le compagnie assicurative in grado di stabilire una raccolta affidabile, ma anche per gli istituti di credito stessi, i quali devono affrontare, come detto, cambiamenti normativi e anche una maggiore concorrenza da parte di operatori non bancari.
Come possono le banche rispondere a queste nuove sfide? Possono farlo adattando modelli di business ad architettura aperta e siglare nuove partnership per competere con diverse grandi entità buy-side che dispongono di fonti di capitale a lungo termine. In sostanza, il settore bancario ha bisogno di cambiamenti significativi, tra cui separare la creazione di asset dai segmenti a valle della catena del valore.
Per rimanere competitivi nel nuovo panorama, McKinsey prevede che gli operatori del mercato del credito dovranno continuare a differenziarsi nel sourcing e nel fundraising.
Anche se si prevede che il credito privato continuerà a crescere, è necessario monitorare attentamente i rischi. Si ipotizza infatti che i principi fondamentali dell’investimento nel credito, ovvero una sottoscrizione prudente, una solida gestione del portafoglio e una comunicazione chiara agli investitori sui rischi che corrono, continueranno a essere più importanti che mai.
La prossima era del credito privato: le quattro tendenze
Con la continua crescita del private credit, sta emergendo un nuovo ecosistema finanziario con legami più stretti e solidi tra gestori patrimoniali, banche e compagnie assicurative. Gli strateghi di McKinsey delineano quattro tendenze per questo nuovo ecosistema:
• espansione del credito privato in una gamma più ampia di asset;
• crescita delle partnership di ecosistema e dei modelli di business ad architettura aperta;
• maggiori vantaggi di scala per la differenziazione competitiva;
• maggiore attenzione alla tecnologia per aumentare scala e prestazioni.
Puntare sulla tecnologia per aumentare scalabilità e prestazioni
Di questi quattro trend, merita una maggior attenzione l’innovazione e la capacità di modernizzare la tecnologia, la quale svolge e svolgerà un ruolo sempre più importante nella raccolta fondi, nella sottoscrizione e nelle operazioni degli investitori privati nel credito in questo ecosistema emergente.
È ormai risaputo che machine learning e intelligenza artificiale in ambito bancario, possono migliorare le decisioni di sottoscrizione e supportare un monitoraggio più efficace del portafoglio. Fonti di dati alternative possono integrare i dati tradizionali negli algoritmi di determinazione dei prezzi e dei rischi. L’automazione può standardizzare e semplificare i processi di credito, riducendo il tempo necessario per prendere decisioni in materia di prestiti.
Le funzionalità di progettazione e di esperienza utente possono rendere più semplice e intuitiva la richiesta di un prestito, il che è particolarmente importante nel caso di prestiti a consumatori e aziende, dove i clienti si aspettano sempre più percorsi fluidi e rapidi.
Davide Savelli